Passerella sul torrente Pagliara, assolti i sindaci di Furci e Roccalumera "perché il fatto non sussiste"

Passerella sul torrente Pagliara, assolti i sindaci di Furci e Roccalumera “perché il fatto non sussiste”

Redazione

Passerella sul torrente Pagliara, assolti i sindaci di Furci e Roccalumera “perché il fatto non sussiste”

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martedì 22 Febbraio 2022 - 18:16

Francilia e Argiroffi, assieme all'ex sindaco di Furci, Foti, erano imputati per non aver eseguito l'ordine di rimozione della bretella

ROCCALUMERA – Assoluzione piena, “perché il fatto non sussiste”, nel processo penale a carico dell’attuale sindaco di Furci Siculo, Matteo Francilia, dell’ex sindaco di Furci Siculo, Sebastiano Foti, e dell’attuale sindaco di Roccalumera, Gaetano Argiroffi, tutti imputati dei reati di occupazione di demanio fluviale, di pericolo alla salute pubblica per eventi da inondazione e di rifiuto di atti di ufficio per non aver eseguito l’ordine di rimozione della passerella sul Torrente Pagliara. La contestazione dei reati risale a fatti occorsi dal 2007 al 2019, legati alla realizzazione della passerella sul Torrente Pagliara dall’Anas, quale tracciato viario alternativo al ponte posto più a monte sulla SS114, per consentire il lavori di ristrutturazione dello stesso. Il tracciato viario era nato per soddisfare una necessità transitoria ma poi si è rivelato un’arteria viaria indispensabile specie nel periodo estivo per decongestionare il traffico, a causa delle presenze elevate dei turisti in estate.

Dopo qualche tempo, il Genio Civile decise però che la passerella dovesse essere rimossa ed emanò un’ordinanza di demolizione mai eseguita. Provvedimento che avrebbe dovuto essere eseguito dall’Anas, ma della cui inottemperanza vennero incolpati i sindaci. Oggi dopo un percorso giudiziario travagliato, occorso prima innanzi al Gup e poi innanzi alla Prima Sezione del Tribunale Penale di Messina, collegio presieduto dalla dott.ssa Adriana Sciglio, è stata emessa la sentenza di assoluzione che scagiona da ogni colpa i sindaci imputati, perché il fatto non sussiste, venendo posta la parola fine ad una vicenda giudiziaria che ha fatto tribolare non poco gli interessati rei di fatti a loro non riconducibili, specie ove si consideri che gli stessi sono stati imputati ai sensi dell’art. 328 del codice penale, attinente al rifiuto di atti di ufficio, che ove sussistito avrebbe comportato la loro decadenza dalla carica ai sensi della legge Severino. Nell’occasione Matteo Francilia è stato difeso dagli avvocati Palumbo e Pennisi, Sebastiano Foti da Antonio Scarcella e Gaetano Argiroffi da Carmelo Saitta.

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