Sicurezza in agricoltura, la Triplice calabrese vuole un "tavolo" regionale

Sicurezza in agricoltura, la Triplice calabrese vuole un “tavolo” regionale

Mario Meliado

Sicurezza in agricoltura, la Triplice calabrese vuole un “tavolo” regionale

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venerdì 04 Marzo 2022 - 06:55

Calabria fra le regioni in cui gli infortuni sono aumentati di più. E la rete del lavoro agricolo di qualità? Nel Reggino, 9 aziende aderenti... su 10mila!

REGGIO CALABRIA – Appena insediato – sul fronte più squisitamente legato al Welfare – il “tavolo” sul caporalato, a Triplice sindacale vuole fortemente un nuovo “tavolo” regionale di confronto in materia agricola.

Il tema è quello annoso e delicatissimo della sicurezza e della salute dei lavoratori del comparto, per come evidenziato dai tre segretari regionali Michele Sapia (Flai-Cgil), Bruno Costa (Fai-Cisl) e Nino Merlino (Uila-Uil) in una missiva indirizzata mercoledì scorso all’assessore regionale all’Agricoltura Gianluca Gallo e ai dg dei dipartimenti Tutela della salute e servizi sociosanitari, Prevenzione e Sanità pubblica, Agricoltura e risorse agroalimentare.

«Alla Regione Calabria, chiedendo questo “tavolo”, chiediamo soprattutto – spiega Nino Merlino – un momento di concertazione vera. Invochiamo la possibilità di suggerire alcuni accorgimenti da adottare in tema di sicurezza; come da campagna nazionale della Uil Zero morti sul lavoro, del resto».

Infortuni in crescita. Specie a Cosenza e a Reggio

Nino Merlino, segretario regionale Uila-Uil

Le denunce per infortunio, rilevano i tre dirigenti sindacali, come da rapporto parziale Inail nel 2021 sono aumentate rispetto al 2020: «Tra edilizia e agricoltura, parliamo di 33 morti bianche nel 2021, con un incremento del 18% rispetto all’anno immediatamente precedente – evidenzia Merlino al cronista di Tempostretto –, con una più marcata incidenza sui territori provinciali di Cosenza e Reggio Calabria».

Un dato peraltro «in controtendenza rispetto al quadro generale», con una Calabria «tra le regioni che registra gli aumenti percentuali più consistenti». Fattore ancor più grave – si legge nel documento congiunto – se si considera che siamo davanti a «un asset strategico in termini occupazionali, economici e sociali per l’intera regione».

Il fondoscuro del lavoro irregolare

C’è comunque un’altra considerazione ineludibile: a dispetto di dati comparativamente già negativi rispetto a molte altre zone del Belpaese, i dati sulla sicurezza dei lavoratori agricoli in Calabria non esplodono in modo devastante soprattutto perché, in atto, è impossibile dimensionarli in maniera corretta. E questo a causa della triste, diffusissima piaga del lavoro nero.

Quando il lavoro è irregolare, infatti, chiariscono i sindacati di categoria della Triplice, quasi mai il prestatore d’opera trova la forza di denunciare gli eventuali infortuni subiti sul lavoro, «per timore di ritorsioni».

Rete di qualità? Nel Reggino, 9 imprese aderenti… su 10mila

E quella sorta di white list di settore che è la Rete del lavoro agricolo di qualità, che avrebbe dovuto contribuire a drenare precariato e infortuni evitabili? «Nel Reggino, solo nove aziende su 10mila (!) hanno aderito. Una percentuale infinitesimale – ammette Merlino, con un pizzico di sconforto –. E quest’adesione bassissima ci preoccupa molto, anche perché invece questo percorso produrrebbe sicurezza, contrattualizzazione dei rapporti e, in definitiva, una certa tranquillità per i lavoratori in agricoltura».

Prefabbricati, i braccianti restano in attesa

Ed è anche vero che negli ultimi tempi qualcosa s’è mosso sul versante squisitamente alloggiativo, che pure è uno dei fronti più critici quanto all’infortunistica in agricoltura.

Perché nel settore non si possono certo considerare i soli infortuni “sul” lavoro, nel senso dell’infortunio che accade “durante” la prestazione bracciantile. Bisogna includere anche e soprattutto i numerosi eventi – pure luttuosi – che spesso avvengono lungo il tragitto da e verso il luogo di lavoro e soprattutto nei troppi e improbabili alloggi di fortuna che accolgono i lavoratori “di giornata”.

La mente va sùbito ai tanti tragici eventi verificatisi alla Tendopoli e all’ex-Tendopoli di San Ferdinando. Ma, appunto, anche alla decisione del presidente della Regione Roberto Occhiuto di fare ricorso ai prefabbricati per smantellare in tutta tranquillità un sito del tutto inadeguato.

«I prefabbricati per i braccianti? Una rivoluzione. Forse…»

«Potrebbe essere l’inizio di una vera rivoluzione: solo se, però, verrà realmente portata a compimento… – è il monito del segretario calabrese della Uila-Uil –. Noi di “moduli abitativi” abbiamo parlato già negli anni scorsi: anche per questo abbiamo molto apprezzato la scelta annunciata dal presidente Occhiuto. Fin qui, i risultati di questo tipo di input non si vedono».

E aggiunge Nino Merlino: «Sarebbe fortemente auspicabile che questa soluzione abitativa fosse garantita non solo nella Piana di Gioia Tauro, ma anche nell’altro grande polo agricolo calabrese, la Piana di Sibari».

Da dove partire. Le criticità più aspre

Ma quali sono le criticità più aspre, quali i punti da cui si potrebbe partire nel confronto sul binomio salute&sicurezza in agricoltura se il “tavolo” auspicato verrà attivato dalla Regione?

«Sarebbe il caso di partire dall’idoneità al lavoro e le visite mediche ai lavoratori. E poi – prosegue il dirigente sindacale della Uil – occuparsi del trasporto, anche in itinere: se non c’è un mezzo di trasporto sicuro, spesso il migrante impiegato in agricoltura si reca sul luogo di lavoro a piedi, senza nessuna sicurezza. Tra l’altro, proprio sul versante dei trasporti gli Enti bilaterali agricoli potrebbero dare una grossa mano, così come sugli indumenti “di sicurezza” che molto spesso non vengono forniti ai lavoratori e per l’incrocio tra domanda e offerta di lavoro».

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