Lo spettacolo Antropolaroid, prodotto da Proxima Res, di cui Tindaro Granata è attore e regista, è andato in scena nel teatro del Carcere di Gazzi. L'iniziativa rientra nel progetto teatrale "Mano con Mano - L'Artista e il suo pubblico", presentato dall'Associazione Culturale D'aRteventi e reso possibile grazie alla collaborazione dell'Istituto Minutoli, della prof.ssa Pina Lupo e del Preside La Tona.
“Non mi era mai capitato di recitare in una Casa Circondariale, è stata un’emozione fortissima. Semplicemente, sono felice”. Tindaro Granata ha appena portato in scena il suo spettacolo “Antropolaroid”, all’interno del Carcere di Gazzi di Messina.
“Mi sono sentito felice perché so che, anche se per poco tempo, ho dato loro l’opportunità di rompere con la quotidianità. Soltanto in un’altra occasione mi era capitato di trovarmi in uno spettacolo all’interno di un carcere, a San Vittore, ma quella volta non ero attore, ero semplice spettatore. Oggi è stato tutto diverso”.
La platea è entusiasta, alcuni ancora applaudono, altri si complimentano stringendo la mano all’attore e regista, tra un “mi facisti ridere ma anche riflettere” ed un “sei troppo bravo”.
Antropolaroid è uno spettacolo originale, interamente interpretato da Tindaro Granata, basato su diversi personaggi tipici della tradizione sicula. Potrebbe sembrare una biografia, eppure quel che viene portato sul palco è la biografia di una terra, la Sicilia appunto, che viene narrata nel suo dialetto più antico, talvolta talmente remoto da risultare quasi incomprensibile.
E’ una storia che attraversa un’intera generazione, quella della famiglia Granata, e che si apre con il suicidio del bisnonno per poi districarsi tra un retroscena realista, talvolta noir, ma che attraverso la tipicità dei personaggi strappa risate sonore e momenti di grande riflessione.
E’ soltanto Tindaro, unico attore, che di volta in volta si cala nei panni del bisnonno, della bisnonna, della nonna, del figlio di cinque anni, del figlio ormai cresciuto, della zia zitella e sciancata, dello zio rimasto leso da una meningite, del barone mafioso della cittadina.
Il suo, è un continuo entrare ed uscire dal corpo di diversi personaggi, con un’abilità tale da regalare al pubblico la sensazione di trovarsi dinnanzi ad attori ogni volta differenti.
Eppure è sempre lui che interpreta la storia di una famiglia “tipicamente siciliana” in cui ogni spettatore può riconoscervi uno zio, una figlia, o lui stesso.
“I personaggi che ho interpretato fanno parte della memoria storica di questa terra – spiega Granata – Come non riconoscere, in ognuno delle nostre famiglie, quella zia zitella, un po’ sciancata? O il barone di turno a cui sembra sempre difficile opporsi?”.
Anche il leitmotiv dello spettacolo riprende un detto tipicamente della nostra terra: “Chi nasce tunnu, un po moriri quadratu. Chi nasce pescatore, deve morire pescatore”. Ed è proprio scardinare questa credenza che diventa l’obiettivo dell’ultimo personaggio, Tindaro Granata appunto, che non vuole diventare ciò che fu suo nonno, o il suo bisnonno, ma semplicemente vuole andare a Roma e fare l’attore.
E la lezione che emerge è una lezione di vita forte: “Abbiate sempre coraggio, non abbiate paura, mai”.
Anche gli spettatori sembrano grati di questo messaggio. La prof.ssa Pina Lupo, coordinatrice della sezione circondariale dell’Istituto Minutoli, evidenzia come “il progetto nasce per sensibilizzare gli alunni del carcere verso temi quali cultura, teatro e vita”. Presente anche il preside Pietro La Tona che, insieme alla prof.ssa Lupo, ha permesso che l’intera iniziativa divenisse realtà.
Il direttore del Carcere di Gazzi, Calogero Tessitore, non può che sottolineare come questo spettacolo presenti “tantissimi spunti di riflessione, che servono a tutti, ad ognuno di noi”. Applausi anche per Daniela Ursino, organizzatrice del progetto “Mano con Mano – l’artista e il suo pubblico” e presidente dell’Associazione Culturale D’aRteventi che ricorda come “lo spirito dell’intera iniziativa sia quello di fare cultura”.
In prima fila anche il Sindaco Renato Accorinti batte le mani e porge i suoi complimenti ad un giovane attore messinese, vincitore del Premio Mariangela Melato come “Miglior Attore Emergente”, che per la prima volta si trova a recitare nella sua terra natia.
“Io sono nato a Tindari, Patti, e non avevo mai recitato a Messina – conclude Granata – e sono onorato di stare qui dinnanzi a voi. Sappiate che il teatro è civiltà, e il vostro esser qui, desiderosi di cultura e teatro, fa della vostra città una perla di civiltà”.
Veronica Crocitti