L'arcivescovo di Messina è stato ricevuto dal Pontefice nello studio privato. Hanno parlato soprattutto della Comunione all'interno della Chiesa. Ma non solo...
di Carmelo Caspanello (montaggio video Matteo Arrigo)
MESSINA. Eccellenza, venerdì ha avuto un incontro in Vaticano con Papa Francesco. Un colloquio durato 15 minuti, nel suo studio privato. Cosa vi siete detti?
“Ci siamo detti parole che sono partite dagli occhi – ci risponde l’arcivescovo di Messina, mons. Giovanni Accolla – perché gli occhi del Papa parlano. Vedendo lui mi è tornato alla mente l’incontro che ho avuto con Madre Teresa di Calcutta. Ci sono delle cose che albergano nel cuore e al di là dell’aspetto verbale saltano fuori dallo sguardo. Ho visto un uomo che è carico dell’incontro con Dio ma che vive con i piedi per terra e non sa usare, a mio avviso, parole di compromesso ma è testimonianza di verità”.
Con Papa Francesco ha parlato soprattutto della Comunione all’interno della Chiesa.
“Si, uno dei temi più concreti di cui abbiamo parlato è stato semplicemente quello della comunione all’interno della vita della chiesa come segno del nostro rapporto di comunione con il Signore. Quindi del valore della preghiera, dell’attenzione nella formazione continua del clero; dell’attenta formazione discernimento dei seminari, perché i nostri ragazzi crescano e i nostri sacerdoti siano testimoni di libertà interiore senza nessun vincolo di rapporti o legami morbosi nella cultura della mondanità che poi è il discorso richiamato il Giovedì Santo per i sacerdoti”.
Lunedì di Pasqua 80mila ragazzi, in piazza San Pietro, hanno fatto festa con il Papa ed hanno dato una lezione straordinaria anche a noi adulti: un messaggio di speranza. Mantenete il fiuto per la verità, ha detto loro il Santo Padre. Vi erano anche giovani della Diocesi di Messina. Che sensazione ha avuto osservando quelle immagini?
“Meravigliose. Non le vedevamo da tempo. Ho capito che il Papa, con tanto di rispetto ai presentatori ed ai conduttori, sa parlare ai giovani meglio di qualsiasi altro opinion leader. Dico questo, sinceramente, perché ha usato un linguaggio concreto, molto vicino alla realtà degli adolescenti che spesso è caratterizzata come età dalla preoccupazione, dalla stravaganza per esorcizzare la stessa paura. Invece lui non fa discorsi alternativi, è un monoblocco di sincerità e autenticità. Bisogna guardare la paura nella sua realtà per esorcizzarla e solo così possiamo uscirne…”.
E’ concreto e diretto, il Santo Padre, anche sulla guerra in Ucraina. Il pontefice va al nocciolo della questione invocando la pace.
“Sembra che questo sia un argomento abbastanza spinoso perché penso, da una parte, che il diritto a difendersi delle popolazioni è necessario. Però alle armi non si risponde con le armi, giungiamo ad un livello esponenziale di violenza che mortifica la dignità dell’uomo. All’odio si risponde con l’amore, non con l’odio”.
Colgo l’occasione per farle gli auguri per i tuoi 45 anni di attività all’interno della Chiesa. Tante cose sono cambiate dal giorno della sua ordinazione sacerdotale. Qual è il messaggio che lei si sente di dare ai fedeli…
“Dico semplicemente, e ne sono convinto, che se non riusciamo a diventare offerta pura, santa, gradita a Dio, tutte le nostre offerte trovano soltanto uno spazio per commercializzare la vita. E noi non dobbiamo commercializzare la vita, dobbiamo essere testimoni di donazione di vita. E solo donando la vita agli altri fondiamo speranza e apriamo il cuore alla salvezza”.