A margine della "bomba" giudiziaria, l'intervento del docente di lungo corso all'Ateneo reggino che fu anche ministro nel secondo governo Prodi
REGGIO CALABRIA – Fin dalle prime ore in cui l’operazione Magnifica ha travolto come un ciclone l’Università “Mediterranea” di Reggio Calabria, Tempostretto ha ricercato con ostinazione e chiesto una riflessione a margine della vicenda a quello che ravvisa come un “interlocutore necessario”, oltre che particolarmente qualificato: Alessandro Bianchi,
Bianchi dell’Ateneo reggino è stato per lunghi anni Rettore, oltre che docente di lungo corso.
E giusto a ridosso degli anni in cui ebbe la responsabilità della guida della “Mediterranea” divenne ministro ‘reggino’ del secondo governo Prodi – elemento non meno importante -, con la responsabilità d’Infrastrutture e Trasporti .
Questo che vi proponiamo è il contributo del professor Bianchi per le colonne digitali di Tempostretto.
Un rovescio della medaglia sgradevole e angoscioso…
«Ogni medaglia ha il suo rovescio che non è la parte migliore, perché questa viene riservata al dritto.
Quello che stiamo leggendo in questi giorni a proposito dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria è certamente il suo rovescio, un rovescio particolarmente brutto, sgradevole, angoscioso, pericoloso.
Ma di questo non voglio parlare, se non per esprimere una grande pena nel vedere emergere un’immagine dell’Università Mediterranea che è l’esatto opposto di quella che in molti hanno cercato di costruire nel corso di lunghi anni.
La gran parte di loro si sono formati al suo interno; alcuni hanno costruito i loro percorsi accademici nei suoi Istituti, nelle Facoltà, nei Dipartimenti, nei Centri di ricerca; altri ancora hanno fatto parte degli Organi Accademici e hanno assunto compiti di governo dell’Ateneo; tutti hanno cercato di crescere dentro la Mediterranea e, ogni volta che ne hanno avuto la possibilità, hanno contribuito a farla crescere».
…e un dritto prestigioso, per cui molti hanno lavorato tanto
«Per questo motivo voglio relegare in un angolo oscuro il rovescio che sta emergendo e provare a mettere in evidenza il dritto per il quale molto lavoro è stato fatto.
Nata nei primi anni ’70 come un piccolo Istituto di Architettura è stata guidata con mano sapiente fino a diventare negli anni ’80 un Ateneo con tre e poi quattro Facoltà; ospitata inizialmente in un convento dismesso, ha saputo costruire per se una vera cittadella universitaria; nelle sue aule, nei laboratori, nei centri di ricerca, sono passate figure che hanno dato lustro al mondo dell’architettura, dell’ingegneria, dell’agraria e della giurisprudenza; personalità del calibro di Alberto Asor Rosa, Umberto Eco, Jaime Gil Aluja, Federico Gorio, Predrag Matvejevic, Francesco Rosi, Mimmo Rotella, Bernardo Secchi, Gustavo Zagrebelski, l’hanno onorata con le loro lezioni magistrali; due Presidenti della Repubblica – Ciampi e Napolitano – hanno partecipato alle sue iniziative; considerata, al pari della sua città, l’estrema periferia dell’Italia e dell’Europa, ha saputo diventare come “Mediterranea” un punto di riferimento culturale e scientifico per il mondo accademico dell’intera area mediterranea».
«Chi non si riconosce in vicende simili alzi la propria voce»
«Tutto questo patrimonio può essere dimenticato a causa delle oscure vicende e del lento declino degli anni più recenti? E tutta l’attività che ogni giorno viene svolta dai docenti, dal personale tecnico-amministrativo e dagli studenti può essere oscurata dalle vicende giudiziarie che stanno emergendo? E la città – con le sue istituzioni politiche e sindacali, le associazioni culturali e scientifiche, il mondo professionale e imprenditoriale, quello della comunicazione, i suoi cittadini – è indifferente alle vicissitudini della sua Università? Tutto sopirà dietro un fragoroso silenzio?
Voglio sperare di no, anzi mi auguro che quanti non si riconoscono in quelle vicende facciano sentire la loro voce, esigano che venga riconosciuta la loro diversità e rispettato il loro lavoro e siano capaci con il loro agire di restituire dignità e ruolo alla Mediterranea. Altrimenti continueremo a vederne solo il rovescio».
Alessandro Bianchi
Vorrei,da reggino, ringraziare il Magnifico per il commento ,unico disperato ma dignitoso che ci ha proposto.
Auguriamoci di ritrovare tra le macerie , giovani che con ostinato amore per la nostra bellissima Città possano cancellare il ricordo di questi tristi avvenimenti .
Condivido il pensiero di Bianchi. Ho partecipato con tanti colleghi per 30 anni, dal 1975, arrivando con Ludovico Quaroni, sino al 2005, nelle diverse stagioni, con altri colleghi urbanisti venuti da Roma (tra cui Garano, Busca, De Martino, Sara Rossi, Karrer, Palermo, Costa, Jatta, Bellagamba, Vendittelli, Menichini, poi Amadio, Fadda, … ) ed i più giovani (Di Paola, De Leo, De Cola, Fallanca, Fera, … e tanti altri autorevoli…)
Per non parlare di altre discipline: Anselmi, Purini, Starita, Giovannini, Cervellini, Zagari, Donin, … soprattutto Dierna che ci spinse a scommettere su Reggio, e Quistelli preside e rettore. Cito disordinatamente, solo per dire che è una storia di 50 anni ha certamente avuto luci ed ombre, ma rappresenta un rilevante investimento per Reggio e il sud.