La verità di Di Maria. Il commissario risponde a tutte le obiezioni sollevate dall'amministrazione

La verità di Di Maria. Il commissario risponde a tutte le obiezioni sollevate dall’amministrazione

Danila La Torre-Francesca Stornante

La verità di Di Maria. Il commissario risponde a tutte le obiezioni sollevate dall’amministrazione

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giovedì 13 Febbraio 2014 - 22:17

Un lunga memoria difensiva è stata consegnata dal commissario di Messinambiente al sindaco Accorinti. Armando Di Maria replica a tutti i rilievi contestati dopo la bocciatura del bilancio della società. C'è anche la nota del collegio sindacale che ha annunciato le dimissioni immediate.

Ormai da giorni si attendeva la replica del commissario liquidatore di Messinambiente Armando Di Maria alla bufera che si è scatenata la scorsa settimana dopo la dirompente conferenza stampa dell’amministrazione sul caso rifiuti. “Porteremo gli atti in Procura” aveva annunciato il sindaco Renato Accorinti e infatti l’attenzione della magistratura si è subito concentrata sulle denunce pesantissime fatte dagli amministratori di Palazzo Zanca e contestualmente dal consigliere comunale Daniele Zuccarello che in questi mesi ha portato avanti una dettagliata indagine sull’operato della società che si occupa della raccolta rifiuti in città. Da via Dogali era calato il silenzio in attesa della memoria difensiva che il commissario Di Maria aveva annunciato subito dopo essere finito nell’occhio del ciclone. E finalmente il documento è arrivato, il numero uno di Messinambiente ha consegnato al Sindaco un dettagliato report in cui risponde punto per punto a tutte le contestazioni sollevate. Insieme alla relazione firmata da Armando Di Maria, anche una nota del Collegio sindacale della società che annuncia le immediate dimissioni dei tre componenti. Ma andiamo con ordine.

Il commissario Di Maria parte dalla mancata approvazione del bilancio della partecipata e si sorprende del fatto che il Comune, proprietario al 99% della società, abbia scelto, in antitesi con una prassi generale e statutariamente consolidata in ambito societario, una forma sensazionale di dissenso, piuttosto che manifestare tutte le perplessità sulla regolarità del bilancio nel corso dei numerosi incontri avuti prima dell’assemblea dello scorso 4 febbraio. Il commissario si domanda anche perché nessuno abbia denunziato le presunte irregolarità ai soggetti preposti istituzionalmente al controllo contabile e di legalità – Collegio Sindacale e Società di Revisione- che invece avevano espresso un primo parere favorevole all’approvazione dei bilanci e rilasciato la certificazione attestante la veridicità e la correttezza della situazioni patrimoniali e finanziarie e dei risultati economici della società.

Dunque tanti dubbi sulle mancate richieste di chiarimenti prima di esprimere quel no secco. Di Maria va poi ad analizzare le osservazioni che hanno spinto l’amministrazione a bocciare il bilancio e vuole sottolineare l’esigenza di distinguerle da quelle sulla gestione societaria. Durante la conferenza stampa della settimana scorsa, il sindaco, il vicesindaco Signorino, l’assessore all’ambiente Ialacqua e il consulente Termini avevano parlato di “numerosi elementi di criticità”, puntando i riflettori su disallineamento delle partite creditizie nei confronti dell'Ato 3, la mancanza di una perizia o di un piano industriale per la gestione dei rifiuti e smaltimento sino alla data della messa in liquidazione, un eccessivo costo del personale dipendente ed una gestione dello stesso che ha condotto alla soccombenza in diversi casi di contenzioso, un elevato contenzioso con fornitori e relative spese legali, una gestione degli acquisti non conforme alle procedure ad evidenza pubblica.

Ecco dunque la replica. La mancata definizione del contenzioso con l’ATO3, per Di Maria, appare ultronea rispetto alla mancata approvazione del bilancio. “Sul punto, va detto, che il predetto contenzioso era già esistente negli anni 2009 e 2010 e di esso vi era traccia nei bilanci già approvati dall’assemblea dei soci ed il Comune di Messina ne era a conoscenza. L’argomento, illustrato in tutte le relazioni che hanno accompagnato i bilanci, è stato inserito all’ordine del giorno di numerose assemblee dal 2011 al 2013. Peraltro, la volontà espressa dal Comune di definire in via transattiva la vicenda è stata fatta propria dalla società che, come risulta inequivocabilmente dalla documentazione esistente, ha sollecitato più volte, in tutte le forme possibili, la definizione del contenzioso con l’ATO 3ME”. In buona sostanza il commissario dice che tutt’oggi Messinambiente è creditrice di ATO per i servizi resi e la mancata definizione del contenzioso non può essere addebitato alla società che, del resto, non poteva percorrere altra strada che quella di indicare l’esistenza del credito vantato al 31.12.11 ed al 31.12.12, pur accantonando un relativo fondo svalutazione crediti.

Secondo rilievo: mancanza di una perizia o redazione di un piano industriale per la gestione dei rifiuti e smaltimento fino alla messa in liquidazione. Questo punto “appare incomprensibile, in quanto un’osservazione del genere, formulata in occasione dell’approvazione dei bilanci per gli esercizi 2011 e 2012 appare quanto meno anacronistica”.

Di Maria va avanti ed analizza le osservazioni formulate sulla gestione della società, con particolare riferimento al costo del personale, definito eccessivo. “Non se ne comprende il significato, se non nell’ottica di creare discredito, ignorando il sacrificio fatto quotidianamente da tutti. Infatti, il numero dei dipendenti ( 528 unità, compresi 30 invalidi e 50 non idonei a mansioni operative che sono gli stessi o quasi delle precedenti gestioni definiti anche sul piano sindacale per garantire i livelli occupazionali) è congruo rispetto ai servizi svolti in relazione alla modulazione attuale dei servizi e le retribuzioni sono determinate dal CCNL Fise Assoambiente” scrive il liquidatore che risponde anche alla contestazione sulle troppe ore di straordinario, quasi 7 mila quelle effettuate nel 2013. “Da settembre 2011 il servizio di raccolta e spazzamento viene effettuato esclusivamente negli ordinari orari di lavoro, senza far ausilio di ore di straordinario. Le eventuali ore in eccesso vengono considerate come compensative o banca ore. Le uniche ore di straordinario autorizzate dall’azienda riguardano i servizi di lavaggio automezzi e manutenzione specializzata per il ripristino delle attrezzature dei compattatori. Detti lavori rivestono carattere di urgenza per evitare blocchi ai vari servizi che potrebbero causare l’insorgere di emergenze igenico-sanitarie”.

Per quanto riguarda invece la soccombenza nei giudizi con i lavoratori, Di Maria “non comprende quali iniziative avrebbe dovuto assumere il liquidatore se non quella di riportare a bilancio maggior costi in relazione alle sentenze emesse dal Tribunale del lavoro per controversie sorte alcuni anni prima. Peraltro, dopo la soccombenza in alcuni giudizi intentati dai lavoratori, la società, dopo un’attenta e scrupolosa analisi con il legale che ha curato il contenzioso, al solo fine di evitare ulteriori costi ha ritenuto di transigere con i lavoratori attraverso riassunzioni e riduzione ovvero azzeramento delle mensilità arretrate e della relativa contribuzione”.

In relazione alla presunta esistenza di un elevato contenzioso con i fornitori e delle relative spese legali, Di Maria segnala che “lo stesso, peraltro obiettivamente modesto, è dovuto esclusivamente dall’omesso o ritardato pagamento da parte del Comune o dell’ATO 3 in relazione alle prestazioni eseguite dalla Società. Inoltre le spese legali sono derivanti dalla necessità di difendersi nei giudizi civili, penali e tributari avviati negli anni precedenti e che sono state concordate con i legali incaricati onorari al di sotto delle tariffe professionali”.

Infine, da parte dell’Amministrazione comunale, era stata contestata la gestione degli acquisti non conforme alle procedure di evidenza pubblica. Il liquidatore chiarisce che la società ha agito sulla base di un parere legale assunto il 5 ottobre 2010, adottando comunque una procedura mirata alla costante verifica e controllo dei prezzi applicati. Del resto, a seguito di una richiesta da parte dell’AVCP la società, sempre sulla base del già citato parere legale, ha evidenziato la regolarità della procedura adottata senza ricevere alcuna contestazione ovvero osservazione.

Per tutti questi motivi Messinambiente ha scelto l’avvocato conferito incarico Carlo Autru Ryolo per tutelare l’immagine e le ragioni della società e del commissario che attraverso questa relazione spera di aver fornito i dovuti chiarimenti all’opinione pubblica e non esclude analoghe iniziative nelle sedi amministrative e giudiziarie. Di Maria chiede anzi di essere ascoltato dall’Autorità Giudiziaria che proprio in questi giorni ha iniziato a sentire il Sindaco Accorinti e il consigliere Daniele Zuccarello.

Insieme al report è arrivata anche la relazione del collegio sindacale composto da Carmelo Brigandì, Gaetana Patrizia De Luca e Agata Rinciari. Perentoria la decisione dell’organo che ha deciso di dimettersi. «Non condividendo i metodi adottati dall’amministrazione comunale e ritenendo che sono venuti meno i rapporti fiduciari che hanno determinato a suo tempo la nomina, questo collegio ritiene che non sussistono più i le condizioni per continuare ad espletare i propri compiti, neanche in regime di “prorogatio” ».

Nella relazione il collegio sottolinea che l’amministrazione conosceva da tempo i bilanci messi al vaglio dell’assemblea societaria e poi bocciati, soprattutto attraverso l’attività effettuata dal collegio che ha sempre inviato i verbali delle proprie riunioni. «Appare quindi del tutto singolare –scrivono nella nota- che l’amministrazione non abbia ritenuto di chiedere al collegio chiarimenti e notizie su fatti che l’hanno portata ad esprimere il proprio dissenso in forma così inusitata e palese».

Anche l’organo risponde poi alle osservazioni sulla gestione societaria di Messinambiente mosse dall’amministrazione. Secondo il collegio sindacale, infatti, «il mancato e/o ritardo pagamento dei corrispettivi relativi all’espletamento dei servizi ha determinato ingenti e maggiori costi per interessi e sanzioni nonché una difficile situazione gestionale soprattutto nei confronti del personale, dell’erario, degli enti previdenziali, dei fornitori e dei creditori in genere»..

Il Collegio sindacale punta il dito anche contro il Comune sottolineando che «il disavanzo patrimoniale non ha determinato alcuna iniziativa da parte di quest’ultimo che, in occasione delle varie assemblee convocate, ha ritenuto di non presentarsi e/o di rinviare l’argomento.

Il collegio evidenzia inoltre che al 31 dicembre 2012 la società aveva un deficit patrimoniale di poco più di 30milioni di euro, di cui oltre 25 milioni erano relativi «ad interessi e sanzioni conseguenti ai mancati e/o ritardati pagamenti dell’Ato, ad accantonamenti per rischi di insolvenza ed a sopravvenienze relative al credito nei confronti dell’Ato».

Dunque dove stanno le responsabilità? Di certo c’è che ancora sembra troppo presto per sapere qual è la verità.

Danila La Torre-Francesca Stornante

7 commenti

  1. Per il Commissario De Maria, come per tutti i manager pubblici di Messina e dintorni, si inizi immediatamente il processo di beatificazione.
    Qualcuno mi sa dire perchè si chiamano manager se si limitano a dire signorsì a chiunque puzzi di politica?

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  2. Comune di Messina,
    hai fatto la solita bella figura di m…!
    Sembra che tutto quello che accade a livello municipale sia responsabilità degli alieni, non di dirigenti che sono profumatamente pagati per GESTIRE, CONTROLLARE e DECIDERE.
    Adesso ve la prendete con Di Maria e fate finta di NULLA dopo che atti pubblici dimostrano il contrario?
    BUDDACIAZZI municipali, ecco quello che siete …

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  3. Intanto ricordo agli smemorati l’allarme lanciato da MARIEDIT nel 2012,attraverso le colonne di TempoStretto,in occasione del Piano Tariffario TARSU 2012,l’ultimo di Peppino il Buzzanca,quello per intenderci,lo dico ai politici di CENTRODESTRA e CENTROSINISTRA,in fila dal chirurgo per rifarsi una verginità,in cui fu approvato senza uno straccio di PERIZIA sull’analisi dei costi,ma solamente sulla base di un fogliettino,sconosciuto ai messinesi e da me pubblicato, dell’allora dirigente Antonino Cama,responsabile dei rapporti con le partecipate del Comune,contenente le cifre del Piano Finanziario 2011 sulla base di una nota della società d’ambito,si avete letto bene,UNA NOTA.Quindi le verginelle di cui sopra sapevono del costo totale dei servizi nel 2011 di € 40.753.757,di cui € 23.570.965 per il PERSONALE,il 57,8%,e € 10.288.113 per il trattamento e smaltimento in discarica, il 25,2%,casi unici in Italia,se non teniamo conto della capitale del Regno delle Due Sicilie,Napoli.Perchè il sindaco non più in pectore e le aspitanti vergenille non portarono le carte in Procura,l’hanno ritenuta una questione politica? Non si stracciarono le vesti nemmeno quando Peppino il Buzzanca propose un piano tariffario TARSU 2012 capestro per i messinesi leali e puntuali con i pagamenti,€ 38.312.677 il costo dei servizi,attenzione non era il costo totale,c’erano delle voci tenute fuori rispetto alla TARES,dei quali ben € 31.934.775 da coprire con il gettito TARSU 2012,e poichè Romolo Dell’Acqua fece una previsione di gettito di € 26.000.000 quantificato sulla base dell’ultimo ruolo (mi dovrebbe spiegare a quattrocchi come fa a prevedere cifre sempre intere),si previde un aumento tariffario del 22% pari a € 5.720.000 utile a coprire il 99,33% dei costi. ERA MAGGIO DEL 2012,ci sono i miei link nell’archivio di TempoStretto e di ImageShack a testimoniarlo. Sopporto tutto meno l’ipocrisia dei politici e l’atteggiamento di chi vuole restare ignorante.

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  4. Qualche giudice non soggetto a nessuna loggia può chiedere a di maria perché sono stati assunti tutti sempre senza concorso pubblico?

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  5. I REVISORI di MessinAmbiente avrebbero fatto meglio a tacere, ma poi revisori di quali conti, dove sono i bilanci di previsione, i consuntivi e le perizie degli esercizi finanziari precedenti, naturalmente la Procura della Repubblica chiederà anche a loro delle spiegazioni, le chiederà statene certi. NESSUNO pensi di passarla liscia questa volta.

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  6. Nicolò D'Agostino 14 Febbraio 2014 16:47

    E basta, e basta, e basta… ma perché non vi togliete di torno, Voi e tutti coloro che Vi hanno promesso il posto votandoli. Fuori, fuori, fuori… andate da Loro e fatevi pagare. Non posso pagare io da cittadino “una tangente” al malcostume politico. Io voglio pagare lo smaltimento dei miei rifiuti e la pulizia della città. Vediamo come sono stai assunti e chi li ha assunti. I 30 invalidi ed i 50 non idonei, su 528 dipendenti, devono andare fuori bilancio. Così ci sarà una prima riduzione della TARES. Vogliamo piani di lavoro trasparenti. Poi, se non Vi piace questo lavoro e Vi sembra mal pagato, andate a cercarvene un altro.

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  7. semplice: perché se sono manager lo devono al loro protettore politico e se il loro protettore cade in disgrazia devono le…eehhmm…legarsi ad un altro protettore..

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