Insieme al blitz è scattato il sequestro di un box al mercato Sant'Orsola. Il deposito di armi era all'Atm. Ecco come il secondino ha portato la cocaina in carcere.
Non c'erano soltanto "i 40 ladroni" intorno ad Alì Babà, al secolo Filippo Bonanno o "Il re delle casseforti", come lui stesso si è definito in un biglietto lasciato in una cassaforte svaligiata, quasi a sfidare gli investigatori. E gli agenti della Squadra Mobile di Messina hanno raccolto la sfida, arrestando lui e la banda, e ricostruendo il resto della "rete" di sostegno. Il gruppo, ad esempio, poteva contare sul sostegno femminile, come quello di Veronica Vinci, 28 anni, Mariangela Minutoli (30) e Santina Lanzafame (34). Mogli, fidanzate, donne perfettamente al correnti delle attività dei loro uomini e pronte a dare loro sostegno. Non un sostegno concreto alle loro attività criminali, peró, tanto che il Gip Maria Luisa Materia ha rigettato la richiedsa di arresto avanzata dalla Procura anche per loro, che risultano indagate.
Gli altri nomi coinvolti: Calogero Rolla (42), Giuseppe Allia (35) Mario (25) e Placido (35), Pietro Squadrito (41) e Alessandro Rizzari, 36 anni. Rizzari, in particolare, è secondo la Polizia l'intestatario soltanto formalmente di un box al mercato Sant'Orsola, in realtá di Bonanno e della moglie Santina Lanzafame. Il banco del pesce è stato sequestrato. Secondo gli investigatori il posto al mercato era stato acquisito coi proventi dei furti nei lussuosi appartamenti di centro città presi di mira nel 2010. D'altronde i bottino erano stati sempre di tutto rispetto. Nella cassaforte di una casa in via Canova erano stati portati via 1500 dollari americani in mezzo ad altri oggetti di valore. In un'altra occasione, insieme a gioielli, monete ed altro i ladri si erano impossessati di 12 orologi che da soli valevano 250 mila euro.
Il ricavato dei furti, secondo gli investigatori, é finito buona parte in armi, in qualche caso nascoste nel deposito dell'Atm, messo a disposizione da Candeloro Ficarra. Ma soprattutto in droga. Marijuana, ma anche tanta cocaina. E quando qualcuno finiva in carcere, si trovava il modo di far entrare la polvere. Attraverso l'agente penitenziario di Barcellona Salvatore Cutrupia, ad esempio, accusato di corruzione. Ad incastrarlo sono le intercettazioni telefoniche tra chi, fuori dal carcere di Gazzi, ha preparato la "commessa", e chi l'ha consegnata, lasciandola in terra, vicino la ruota di un'auto parcheggiata di fronte la casa circondariale. Schiaccianti poi le riprese della guardia che esce dal carcere, in borghese, si avvicina all'auto e recupera il pacco. Infine, a sostegno del gruppo anche un soggetto che ha acquistato e intestato schede sim per tutti, utilizzate per raccordarsi durante i furti senza essere intercettati. Un espediente che è servito ben poco, contro il fiuto degli investigatori della Questura di Messina, diretti da Giuseppe Anzalone.
Alessandra Serio