Dopo i rinvii causa Covid, ieri l’attesissimo live reggino del cantautore cosentino coi fiati di Ottolini. A tener banco, le tracce dell’ultimo album Cip!
REGGIO CALABRIA – La Brunori Sas incendia il PalaCalafiore.
Dopo esiti clamorosi come il sold out a Milano, il cantautore cosentino Dario Brunori riprende su di sé la leggerezza e l’impegno di testi molto significativi e talora durissimi – si pensi soltanto a Colpo di pistola o Rosa o Kurt Cobain –, piano e chitarra che resero celebri gli arrangiamenti scarnificati dell’ormai epico Vol. 1 e la sezione fiati guidata da Mauro “Otto” Ottolini, trombonista e gloria jazzistica da export.
E riesce a calamitare l’attenzione di un numerosissimo pubblico affluito nella struttura sportiva alla periferia Nord di Reggio per un concerto attesissimo, benché ripetutamente rinviato a causa della pandemia.
Cip!, sopratutto
Chiaramente sono i brani del fortunatissimo, recente Cip! (che più di recente ancora ha avuto varie “gemmazioni” anche per via del passare dei mesi senza musica dal vivo causa Covid) a tenere banco. E poi c’è lui, Dario…
Salti e passetti di danza per divertirsi e divertire, scat brillanti – come in Il costume da torero –, ma anche ampi momenti in cui è proprio la platea a prendere le redini del live e a cantare praticamente da solo. Accadrà, ad esempio, verso la fine dello show con l’iconica Guardia 82 che rappresenta per molti versi il ‘manifesto’ della poetica di Dario Brunori: mix da brividi tra autobiografico e storielle sentimentali estive di chiunque per chiunque ovunque, tra local – il brano prende il titolo da Guardia Piemontese, dove da giovane l’artista di San Fili ha trascorso molte estati in spiaggia – e autentici nonluoghi musicali come gli ‘universali’ cori chitarra in spalla.
Musica & ironia
Anche se un po’ ci mancano i suoi live di una volta, in cui praticamente ogni canzone era introdotta e seguita da contestualizzazioni e minishow conditi a volte di sarcasmo feroce, i graffi brunoriani non mancano in ogni caso.
Ecco allora il saluto quasi stupito al calorosissimo pubblico del PalaCalafiore, con riferimenti alla «terra calabra… terra benedetta, terra amara… a cui non possiamo rinunciare, però!» che è pur sempre rimasta una terra «secolarmente di viaggiatori, di migranti… e oggi, di migranti low-cost», quelli che per andare a Milano prendono i voli no-frills da Lamezia Terme. E poi altre incursioni, con l’interprete che sfotticchia il pubblico all’insegna dell’autoironia: «Ma che concerto meraviglioso, con questo cantante bellissimo: vi invidio!, io vi invidio!, vorrei essere io al posto vostro… siete dei privilegiati!».
L’esordio “dal vivo” per la piccola Fiammetta
Ma c’è posto per molto altro. Per le hit più recenti – Al di là dell’amore che apre la ‘scaletta’ e Fuori dal mondo, la solo apparentemente scanzonata Càpita così o Anche senza di noi – e per i suoi ‘classicissimi’, talora eseguiti in modo musicalmente spartano, da Come stai a Kurt Cobain… «Vivere come volare / Ci si può riuscire soltanto poggiando su cose leggère» rimane un incipit memorabile della musica italiana, a scolpire la tragedia del leader dei Nirvana. E poi le ripetute dichiarazioni d’amore a un pubblico in visibilio…
Prima della carrellata finale di successi, da Lei, lui, Firenze a La verità fino ad Arrivederci Tristezza che chiude l’appuntamento musicale, anche un’emozione familiare inconsueta: quella di Dario Brunori per un concerto, quello reggino, che «è il primo dei miei concerti a cui è presente la mia piccola Fiammetta».