Sciopero generale dei sindacati di base in Italia. Alla passeggiata a mare di Messina, una manifestazione per "affrontare la durissima emergenza sociale"
MESSINA – Sotto un sole cocente, di fronte al mare dello Stretto, per rivendicare diritti e lavoro, tra bandiere e striscioni. Uno sciopero generale qui e in una ventina di piazze italiane per dire “sì” alle spese sociali e non a quelle militari. Una manifestazione dei sindacati di base, stamattina alla passeggiata a mare di Messina, in una “città in piena emergenza sociale per lavoro, casa, precariato, disoccupazione, lavoro nero, sfruttamento di Stato degli Asu”, sottolinea Vincenzo Capomolla (nella foto in evidenza con Santino Bonfiglio), di Sgb Sindacato generale di base.
“Il messaggio è chiaro: no alle spese militari, si alle spese sociali e per lavoro”, aggiunge Enzo Bertuccelli, della Cub. Un pensiero condiviso da Santino Bonfiglio (candidato pure al Consiglio comunale per “Messina in Comune”), qui nelle vesti di segretario Cub per i pensionati: “Come dichiarava il migliore presidente della storia della Repubblica, il partigiano Sandro Pertini, svuotiamo gli arsenali e riempiamo i granai. Questo slogan ottocentesco è sempre attuale: i lavoratori sono contro la guerra e per salari, pace, giustizia sociale. Noi siamo in sintonia con il popolo italiano, come dicono i sondaggi. Gli italiani sono contrari a ogni guerra”.
Un appello a risolvere “la situazione precaria degli operatori sanitari” viene dalla responsabile dell’Usb, Rosa Lisitano. Alla manifestazione era presente pure il candidato a sindaco di “Messina in Comune”, Luigi Sturniolo, con i suoi assessori designati Gaetano Princiotta Cariddi e Antonio Currò.
“Messina è allo stremo tra tagli, disoccupazione, salari da fame e precariato”
Mette in risalto Capomolla (Sgb): “L’Italia e, in particolare, realtà come Messina sono allo stremo sul piano sociale. Serve un nuovo welfare a misura di tutti noi. La sanità oggi si paga, non è più gratuita, e chi non può sostenere le spese rinuncia. I diritti del lavoro sono inesistenti. Eppure chi governa sceglie di procedere a nuovi tagli. Di finanziare un riarmo e una guerra che ci stanno portando ormai sull’orlo del rischio nucleare e della terza guerra mondiale. Come risposta – spiega l’esponente di Sgb Messina – cominciamo a portare in piazza la voce e gli interessi dei lavoratori e dei cittadini, perché la guerra è contro di loro. Contro tutti”.
Aggiunge Capomolla: “Siamo in una città con stipendi da fame, contratti vergognosi, precariato spesso con soldi pubblici e trattamenti lavorativi che acuiscono il disagio. C’è bisogno di ridare dignità al lavoro. Le spese vanno fatte per il sociale e, con questa inflazione, perché il prezzo lo dobbiamo pagare sempre noi, senza meccanismi di tutela? La guerra la pagano i lavoratori e i cittadini”.
“I tre principali sindacati lontani da questa piazza”
Osserva ancora il sindacalista: “La politica ha un pensiero unico: quello della privatizzazione, dei tagli a livello regionale e nazionale. Cambiano i governi ma la politica non cambia. C’è lo dice l’Europa e per i lavoratori non c’è mai niente in termini di diritti e stipendi per i lavoratori. Per chi è disoccupato o lavora diciotto ore e viene pagato per cinque ore. Servono nuove politiche sociali che mettano al centro lavoratori, cittadini e la pace. Con il riarmo c’è solo lo sbocco della guerra. Questo è il primo sciopero generale di tutto il sindacalismo di base, a cui hanno aderito altre associazioni – ricorda Capomolla – e dopo tre mesi dall’inizio della guerra i tre sindacati principali, Cgil, Cisl e Uil, sono assenti, compromessi con la politica e con la controparte”.
“Chiediamo un incontro alla prefetta di Messina”
Il sindacalista chiede, a nome di tutti i sindacati di base, un incontro con la prefetta di Messina: “Vogliamo un confronto non formale con la responsabile della prefettura. A Messina ci vogliono assunzioni e occore creare lavoro dignitoso e non precario: di tutto questo deve farsi carico chi rappresenta le istituzioni. La prefetta Cosima Di Stani finora non ci ha incontrato. Io penso che chi rappresenta il governo debba occuparsi delle soluzioni sociali e auspichiamo l’incontro, più volte richiesto. Tra l’altro, non è stata autorizzata la manifestazione negli spazi antistanti la prefettura e noi dissentiamo su questa scelta”.
“Il disagio degli operatori sanitari e il contratto regionale in scadenza”
A sua volta, Rosa Lisitano, dell’Unione sindacale di base (Usb), si occupa della situazione degli operatori sanitari: “Siamo quelli più tartassati, noi del settore sanitario, in uno Stato che investe sulle armi e non sulla sanità. In due anni di pandemia, i sacrifici sono stati enormi per chi lavora in ambito sanitario. Continuano a non esserci assunzioni. Domina il precariato e stiamo lavorando facendo tantissimi sacrifici pur di non abbandonare i cittadini. Noi operatori – spiega la rappresente dell’Usb – cerchiamo di tutelare la salute delle persone pur operando in condizioni proibitive”.
Aggiunge Lisitano: “Si sono chiusi reparti importanti per aprire i reparti Covid ma con lo stesso personale. Un personale sacrificato, senza ferie e un’adeguata remunerazione. Con tagli enormi, non si riesce a gestire una situazione difficile negli ospedali, tra doppi turni e blocco ferie. La salute degli operatori sanitari è a rischio e la Regione Sicilia, invece di assumere tutti i precari nei vari ospedali, legati all’emergenza Covid, il 30 giugno li congederà: il contratto decade per gli operatori sanitari, medici e infermieri. In altri Comuni si stanno muovendo, ma a Messina, che io sappia, non ci sono iniziative per risolvere il problema”.
Sturniolo: “Abbiamo bisogno di welfare, non di armi”
Dichiara Luigi Sturniolo, candidato a sindaco di “Messina in Comune” e presente in piazza: “La manifestazione di oggi pone la questione dell’opposizione alla guerra come strumento per la ricostituzione dell’ordine politico. Allo stesso modo esprime una netta opposizione all’aumento delle spese militari. Io sono completamente d’accordo. I cittadini hanno bisogno di welfare, non di armi. I lavoratori hanno bisogno di salario e diritti, non di guerre”.
ma facitivi quattru passi i mazurlka riddiculiiiiii giusto manifestare per il sociale ….ma anche per le spese militari il paese deve essere DIFESO…certo non con i fucili ad…..acqua…..
E i lavoratori, se dovesse scoppiare una guerra, con che cosa combattono? con i forconi e tirando volantini con gli slogan dei sindacati?