Oltre il pubblico e il privato. Ecco "la via messinese ai beni comuni"

Oltre il pubblico e il privato. Ecco “la via messinese ai beni comuni”

Eleonora Corace

Oltre il pubblico e il privato. Ecco “la via messinese ai beni comuni”

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martedì 01 Aprile 2014 - 14:07

Illustrata dalla Giunta Comunale, questa mattina, l'istituzione del "Laboratorio Messina per i beni comuni". Nel corso dell'incontro è stato presentato il programma della giornata, che si terrà venerdì 4 aprile nel salone delle Bandiere di palazzo Zanca, sul tema "Amministrare i beni comuni. Pratiche costituenti per un nuovo diritto", con la partecipazione del professore Ugo Mattei, giurista e teorico dei beni comuni

Si concretizza la “via messinese ai beni comuni”. Tutto è pronto per l’attivazione del Laboratorio apposito, che metterà in connessione cittadini e istituzioni, attraverso un forum aperto e la supervisione di “esperti”. Ad annunciare l’inizio dei lavori la giunta quasi al completo, stamattina in conferenza stampa. L’evento impegnerà tutta la giornata del 4 aprile, dalle 9,30 al Salone delle Bandiere di Palazzo Zanca – . “Questo per noi non è un argomento, ma il percorso della nostra vita – ha esordito il sindaco Renato Accorinti -. Democrazia è partecipazione. Bene comune è proprio questo: fare percorsi condivisi, per passare dall’abitare un condominio a vivere una comunità”. A questo proposito il sindaco ha ribadito l’impegno di partire dalle scuole per educare i cittadini del futuro. Domani, infatti, sarà consegnata in autogestione una piazzetta alla scuola La Farina, la prima di tanti altri istituti a cui verrà chiesto di partecipare a questo progetto.

Per quanto riguarda l’avvio dei lavori del Laboratorio – diviso tra un forum e una consulta – sono state già firmate le nomine dei primi due esperti: Paolo Maddalena, famoso giurista e vice presidente emerito della Corte Costituzionale, e Luciano Marabello, architetto da sempre in prima fila sul fronte dei beni comuni. Ricordando le polemiche sorte in consiglio comunale ai tempi della delibera che ha innescato il processo per la costituzione del Laboratorio, l’assessore con delega specifica ai beni comuni, Daniele Ialacqua, ha precisato che questo strumento “non è un doppione della decima commissione, ma serve per aiutare la Giunta, il consiglio comunale e la cittadinanza, a trovare vecchi e nuovi strumenti di partecipazione, che consentano al territorio di difendersi all’occorrenza sia dallo Stato che dal Privato”. Tutte le proposte formulate dal Forum ed elaborate dagli esperti verranno successivamente presentate al Consiglio Comunale. È pronta anche una convenzione con l’Ordine degli Architetti che si è messo a disposizione per aiutare i cittadini a inquadrare in dei progetti sostenibili le idee per la riqualificazione di edifici ed intere aree urbane.

“I beni comuni si rifanno a pratiche antiche come quelle degli usi civici – ha ricordato l’assessore alla cultura Tonino Perna – che abbiamo dimenticato in decenni di neo liberismo sfrenato. Ormai diamo per scontato che le cose appartengono allo Stato a al privato, ma queste sono categorie del ‘900 che vanno superate, il bene comune è qualcosa che supera questa dicotomia, ma funziona solo se è la comunità a prendersene carico, non basta l’istituzione”. L’assessore Perna ha spiegato anche come già nell’assessorato alla cultura si sia dato vita ad un processo partecipativo con la costituzione di una commissione di tutte le arti, volta ad analizzare tutte le proposte. Gli assessori Filippo Cucinotta e Guido Signorino, infine, hanno ricordato come quella dei beni comuni sia una strada sperimentale, ma necessaria.

Le adesioni al forum verranno raccolte nel corso della giornata dedicata ai Beni Comuni di giorno 4 aprile. Gli obiettivi del laboratorio sono: 1) Definizione di specifiche proposte rivolte alla Giunta e al Consiglio Comunale in materia di realizzazione e di riforma di istituzioni partecipative del Comune di Messina per la configurazione di un percorso di democrazia partecipativa e diretta relativo alla determinazione e all’attuazione delle politiche di indirizzo a livello locale; 2) mappatura e pubblicizzazione del patrimonio immobiliare, agricolo, etc. del comune di Messina, ivi compresi i diritti d’uso civico, etc., in accordo con gli indirizzi espressi dalla Commissione Consigliare competente sul patrimonio del Comune; 3) proposte per una ridefinizione della regolamentazione degli “usi civici” del Comune di Messina, con particolare riguardo all’implementazione di parti del patrimonio comunale in disuso, alfine di restituire alla città parti del proprio patrimonio abbandonate o attualmente in cattivo stato di conservazione; 4) definizione di una proposta di Giunta riguardante la progettualità del Comune di Messina relativa a parti del patrimonio immobiliare di enti privati, con la possibilità di sperimentazione d’uso attraverso progetti di riuso e riprogettazione a titolo non onerose e a tempo determinato“.

Un percorso che parte da lontano, quello dei beni comuni, vera e propria alternativa tra pubblico e privato, dalla Costituente capitanata da Stefano Rodotà, che ha avuto il suo battesimo ufficiale nei locali del Teatro Valle Occupato di Roma, ai passi compiuti dalla stessa giunta di Messina, riassunti in due delibere, quella per l’istituzione del Laboratorio per i beni comuni e le istituzioni partecipate n° 047 del 30 Gennaio 2014 e quella per l’approvazione di uno schema per un “Protocollo d’intesa per la regolamentazione partecipata dei beni comuni, la trasparenza istituzionale, la difesa ambientale e l’ampliamento delle forme di partecipazione dei cittadini alle scelte amministrative delle democrazie municipali”.

Nella nota di presentazione del Laboratorio viene spiegato che: “La via messinese ai beni comuni è un metodo costituente attraverso il quale tutti gli abitanti della città potranno ripensare e riscrivere insieme alla Giunta l’ampliamento dei metodi e degli istituti con cui si esprime la partecipazione democratica dei cittadini alle scelte dell’amministrazione oltre che le forme attraverso cui la città potrà riappropriarsi del proprio patrimonio.Come dimostra anche la difficilissima situazione finanziaria di Messina, i nostri Enti Locali, e in modo particolare le istituzioni democratiche di prossimità quali Comuni e Circoscrizioni, costituiscono oggi la vera trincea nella quale si contrappongono le politiche di austerità sovranazionali, da un lato, e dall’altro i pressanti bisogni sociali che, soprattutto in un momento di grave crisi economica, proprio ai Comuni vengono rivolti. È dunque alle istituzioni comunali che i cittadini chiedono di farsi garanti della propria sovranità costituzionale e del proprio diritto ad un esistenza dignitosa: in questo senso, una più larga condivisione democratica delle scelte amministrative non è un’opzione tra le altre, ma un preciso mandato della costituzione italiana”.

(Eleonora Corace)

9 commenti

  1. Decenni di neoliberismo sfrenato? E allora come spiegate, che proprio negli ultimi decenni, si sia arrivati ad avere la tassazione più alta dell’universo e la spesa pubblica che supera la metà del PIL?

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  2. F I N A L M E N T E la Politica, P maiuscola, a M E S S I N A.

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  3. Carissimo ECLIPS3, la tua riflessione è statisticamente correttissima, ma politicamente NO, almeno a mio avviso. Sei veramente certo del liberalismo di chi ha governato l’Italia, mi riferisco a Silvio BERLUSCONI, ti ricordo dei tanti sinceri liberali che lo abbiano lasciato, quando hanno capito a quale elettorato puntava SILVIO, ai burocrati di Stato, Regioni, Comuni, ai burocrati di CONFCOMMERCIO, ai politici di mestiere, all’imprenditoria che si nutra voracemente di spesa pubblica, ecco spiegato l’aumento della stessa in valore assoluto oltre che percentuale, a tutte quelle piccole grandi caste, difensori dello status quo, esempio è la reazione all’elezione di RENATO sindaco e alla venuta di Antonio LE DONNE, sconosciuti a quel modo intorno alla spesa corrente gestita direttamente dai burocrati, nel 2011 fu oltre gli otto milioni di euro e nel 2012 oltre tre milioni, per non parlare di particolari bandi di gara. Mi viene da dirti CERCASI LIBERALI IN ECONOMIA.

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  4. I beni comuni sono la versione moderna del sostantivo “comunismo”.
    A Messina non c’è mai stato il neo liberismo per il semplice motivo che dal 1968 in avanti, i beni privati sono stati acquistati solo dalle famiglie ………….. Da noi c’è stato un regime feudale a cui si sta sostituendo un sistema di gestione comunista senza economia, senza lavoro e con la massima incapacità di individuare idee di sviluppo.

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  5. A quando il Premio Nobel per la socializzazione al sindaco Accorinti?
    Sarò il primo firmatario della sponsorizzazione a patto che al dott Ialacqua sia riservato quello per la monnezza.

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  6. Dividi et Impera 1 Aprile 2014 19:24

    In breve, onde evitare il tedio in chi legge, quanto lei sostiene è profondamente vero senza però entrare in contraddizione con quanto detto dal prof Perna. Una delle concezioni non dette ma praticate dalla Tatcher in poi, è la massimizzazione dei profitti e l’esternalizzazione dei costi. Pensi alla fiat come caso emblematico e insieme a tutte quelle industrie che dopo aver saccheggiato un territorio lo restituiscono inquinato elasciando alla collettivita i costi ambientali,sociali,sanitari e quindi culturali. L’idea della riduzione degli spazi di democrazia e della “governabilità” vengono da lontano (chicago) e non a caso vennero sperimentati proprio nel Cile golpista di Pinochet.

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  7. Bene comune in che senso?? Forse regalare beni pubblici ad amici vari per farne ulteriori realtà, in aggiunta a quelle esistenti, che sanno solo spendere danari pubblici per nulla??Non è chiaro, è chiaro solo che il comunismo dopo aver affamato mezzo mondo è fallito da decenni nel peggiore dei modi. Svegliati accorinti e ritieniti fortunato essendo nato ad ovest della cortina.Il neoliberismo che tanto critichi, nel bene e nel male ti ha fatto campare bene, non sputare nel piatto in cui mangi

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  8. Guardi, io rispetto l’idea di uscire dalla dicotomoia pubblico-privato: le premesse sono corrette (si è sempre fatto così, prima che lo Stato divorasse tutto), così come gli auspici (ma lo Stato dovrebbe uscire non solo dalla gestione).

    Per il resto, lasci stare: quando cita la Thatcher, non sa di cosa parla (se non per tirare fuori una marea di luoghi comuni[sti])… e glielo dice uno che non vede bene… Chicago.

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  9. Berlusconi è stato liberale a parole, nei fatti si è comportato come uno statalista qualsiasi.
    Le differenze operative con i governi a lui contrapposti sono state semplici: lui spendeva a deficit, gli altri tassavano “al tempo presente”. Pertanto, si trattava solo di posizionare temporalmente il momento dell’incasso: futuro per il deficit; presente per le tasse.

    Inoltre, ci sarà un motivo se Berlusconi ha messo al ministero dell’economia quel socialista dichiarato di Tremonti (che si è pure inventato Equitalia), anziché Martino, no?

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