Il rimpasto della giunta Crocetta ha innescato un meccanismo di reazioni a catena con conseguenze che si protrarranno a lungo. Le prime si sono avute nell'approvazione della lista Pd per le Europee. fuori Cracolici e Lumia, dentro Chinnici, Scilabra e Raciti. Durissimo lo scontro tra governatore e neo segretario regionale. Messina intanto riflette sul caso Bartolotta. E nel dibattito del Pd locale si registra la nota di Fragale e di numerosi esponenti del centro-sinistra: Possiamo rinascere.
Ha cambiato solo mezza giunta, eppure Crocetta è riuscito ad innescare un ordigno nucleare a catena con effetti che continueranno fino alle Europee.
Il post Crocetta Bis, infatti continua ad essere fonte di polemiche e reazioni a catena, sia tra i partiti alleati che all’interno del Pd. Dal caso Bartolotta, che ci riguarda più da vicino, alla guerra intestina al Pd, ai malumori con gli alleati minori, il rimpasto si è trasformato in un campo di battaglia dove si contano più feriti che prigionieri.
Le prime conseguenze di un rimpasto avvenuto grazie ad un accordo a tavolino tra Crocetta-Faraone-Lupo “all’insaputa di Fausto Raciti” e dell’area Cuperlo, si sono viste nella Direzione nazionale di oggi, convocata per approvare le Liste europee.
Il caso Sicilia ha monopolizzato l’intera riunione, ma Raciti è riuscito a prendersi la rivincita 24 ore dopo lo strappo con Crocetta.
Nella lista per le Europee del collegio Sardegna-Sicilia infatti la capolista è Caterina Chinnici, mentre resta fuori così come deciso in sede regionale Beppe Lumia, fortemente voluto da Crocetta. Entrambi i casi sono due punti a favore di Raciti, che ha proposto la figlia del magistrato ucciso dalla mafia come capolista e che si è opposto sia a Palermo che a Roma all’inserimento in lista di Lumia, perché è già al terzo mandato. Il segretario regionale del Pd rende pan per focaccia al governatore e incassa le due vittorie. Sulla Chinnici lo scontro in Direzione è stato forte, perché Crocetta ha tuonato: “Non si può mettere in lista chi è stato assessore di Lombardo come la Chinnici”, dimenticando che nella sua nuova giunta ha Fiumefreddo (quota Drs) che è stato assessore di Scapagnini e tra gli uomini di Lombardo, mentre lo stesso Lumia è stato il papà putativo degli ultimi due governi Lombardo. Secca la replica di Raciti: “Il governatore verifichi se nella sua giunta non ci sono casi ancor più gravi di questo…”. Ma se Raciti incassa il via libera sulla Chinnici capolista, vede però lo stop a Cracolici, richiesto dai crocettiani, in virtù dello stesso principio del limite ai mandati (Cracolici è a quota 4). Al posto di Cracolici quindi il candidato è lo stesso Raciti, mentre al posto di Lumia entra in lista l’assessore regionale alla formazione Nelli Scilabra. Vedremo adesso cosa farà Crocetta, visto che due settimane fa aveva avvisato “gli assessori che si candidano alle europee dovranno dimettersi” mandando un messaggio agli Udc. In teoria dovrebbe valere lo stesso principio anche per la Scilabra e si potrebbe liberare un posto in giunta per far quadrare meglio i conti. Alla fine i candidati del Pd nel collegio Sardegna-Sicilia saranno: Caterina Chinnici, Renato Soru, Giusi Nicolini, Giovanni Barbagallo, Marco Zambuto, Tiziana Arena, Fausto Raciti, Nelli Scilabra.
A Messina intanto continuano le reazioni sul caso Bartolotta, l’ex assessore regionale ai Trasporti impallinato dal suo partito e dalla sua stessa corrente (Area Dem), che, ironia delle parole, ha portato l’ex segretario regionale Lupo a indicare Agnello in giunta al posto del messinese.
Oggi con una nota congiunta i Consiglieri comunali delle liste Pd, Felice per Messina e Progressisti Democratici hanno stigmatizzato il comportamento di Crocetta: “ che, dimenticando il ruolo politico svolto non solo dalla città di Messina, ma anche dei consiglieri comunali in occasione delle ultime elezioni regionali, priva la nostra provincia di una figura istituzionale sin qui ricoperta in maniera encomiabile dall'Assessore Bartolotta”.
Sulla vicenda intervengono anche i deputati del Ncd Garofalo, Germanà e Mancuso: “ E’ inaccettabile che la terza città siciliana, che conta otto deputati di maggioranza, non abbia un rappresentante in Giunta. Il Governatore ha dimostrato di avere tenuto in considerazione la nostra città solo come bacino utile a raccogliere voti per essere eletto, salvo poi ignorarla. Crocetta dimostra di essere l’uomo del cambiamento, ma in peggio!”.
Rincara la dose Ferdinando Croce di Vento dello Stretto: “stiamo assistendo a un vero paradosso: Messina, che ha permesso, con la sua messe di voti (che, quando sono serviti, non puzzavano…), a Crocetta di vincere, si trova oggi emarginata, schiacciata tra la debolezza dei nostri rappresentanti e l’ingratitudine di un Presidente che, fintosi rivoluzionario, in realtà raffigura la copia perfetta di Lombardo. Né può essere da esimente la debolezza del PD locale, per via dello scandalo sulla formazione che ha travolto l’On. Genovese; né la miopia politica dell’On. D’Alia, che preferisce “accontentarsi” di due assessorati in giunta, piuttosto che lottare affinché il nostro territorio venga giustamente rappresentato”.
Ma proprio la debolezza attuale del Pd messinese, dilaniato da scontri e sotto i riflettori per l’inchiesta Corsi d’oro, ha contribuito alle ultime vicende, con Bartolotta “sacrificato” più dai suoi che dagli altri, che hanno preferito defilarsi e stare a guardare. Eppure negli ultimi giorni il dibattito, lentamente, sta ricominciando e si registra una nota, firmata da una trentina di esponenti del Pd, tra i quali Emilio Fragale, Francesco Barbalace, Luigi Beninati, Lillo Oceano, Franco Providenti, Gabriele Siracusano, con la quale le dimissioni di Basilio Ridolfo vengono considerate come un invito alla riflessione e soprattutto alla ricerca dell’unità.
“In un momento così delicato- si legge– il Pd messinese può esprimere una classe dirigente? Noi riteniamo di SI. Noi riteniamo che il Pd non possa restare ostaggio dello smarrimento conseguente al terremoto giudiziario, riteniamo di poter avviare una stagione di confronto e di elaborazione che parta dalla città e contamini l'intera provincia non restando appesi all'esito di ricorsi elettorali, la cui attesa è inopportuna, controproducente, imbarazzante. Come si pone il PD di Messina dinnanzi a – prospettiva della città e dell’Area metropolitana;- difesa della centralità strategica dello Stretto- genesi dei “liberi consorzi”; – bisogno di itinerari per assicurare solidarietà e benessere, welfare e crescita economica, occupazione e sviluppo; – pianificazione degli strumenti urbanistici, programmazione complessa, infrastrutturazione, logistica del territorio; rapporto con le altre “provincie” siciliane e con gli altri “distretti” del Mediterraneo; – ruolo che in nuovo Mezzogiorno d’Italia dovrà sapere recitare in seno al PSE e alle istituzioni comunitarie? Questi punti e altri interpellano tutte le componenti e tutte le competenze del PD anche quelle sinora non convocate e rimaste inascoltate perché soffocate o sottovalutate. Solo rivolgendosi a tutte la vivacità, a tutta la passione di centro sinistra presente in città e in provincia si potrà rigenerare dalle fondamenta a Messina un PD solido organizzativamente, radicato territorialmente, attrezzato elettoralmente, autorevole politicamente”.
Il dibattito continua.
Rosaria Brancato
I politici messinesi di qualsiasi schieramento, possono salvare Messina e provincia cercando, attraverso le procedure legali, l’autonomia, sull’esempio di Trento e Bolzano o meglio ancora realizzare la regione dello Stretto formata dalle due province e dalla grande area urbana dello Stretto di Messina che conta centinaia di migliaia di ab. nelle due sponde…non ci sono altre vie per porre fine al massacro dei nostri territori e della nostra gente….solo l’indipendenza ci salva…..dalla continuazione della macelleria subita dall’ area dello Stretto negli ultimi decenni.
I politici messinesi di qualsiasi schieramento, possono salvare Messina e provincia cercando, attraverso le procedure legali, l’autonomia, sull’esempio di Trento e Bolzano o meglio ancora realizzare la regione dello Stretto formata dalle due province e dalla grande area urbana dello Stretto di Messina che conta centinaia di migliaia di ab. nelle due sponde…non ci sono altre vie per porre fine al massacro dei nostri territori e della nostra gente….solo l’indipendenza ci salva…..dalla continuazione della macelleria subita dall’ area dello Stretto negli ultimi decenni.