Entro oggi l'Accusa formulerà le richieste di condanna e assoluzione al processo che vede alla sbarra quasi 100 persone di Tortorici e Nebrodi
MESSINA – E’ il giorno dell’Accusa al processo scaturito dall’operazione Nebrodi, la maxi operazione contro boss e fiancheggiatori dei clan di Tortorici impegnati nelle truffe all’Agea ma non solo. Nella caldissima aula bunker del carcere di Gazzi, davanti al Tribunale di Patti presieduto dal giudice Ugo Scavuzzo, i pubblici ministeri si stanno alternando per tirare le fila dell’indagine prima e del processo dopo. I PM Fabrizio Monaco, Vito Di Giorgio, Antonio Carchietti e Francesco Lo Gerfo hanno iniziato di buon mattino e probabilmente fino a pomeriggio inoltrato avranno ancora la parola, per spiegare le loro ragioni, che porteranno poi alle richieste nude o crude per i circa 100 imputati.
A riprendere l’udienza di oggi c’è anche la troupe di un programma di produzione statunitense. Al processo sono parti civili sia l’Agea che il comune di Tortorici.
E’ un processo importante non soltanto dal punto di vista della lotta alle gerarchie mafiose dei Nebrodi e al potere dei boss storici, ma soprattutto perché fotografa il nuovo volto di questa criminalità, e indaga sulla qualità dei rapporti con le istituzioni politiche ed il tessuto imprenditoriale. La retata con i 94 arresti risale al gennaio 2020 ed ha coinvolto anche l’allora sindaco Emanuele Galati Sardo. Alla fine dello stesso anno la Prefettura ha sospeso gli organi politici per il pericolo di infiltrazione mafiosa e affidato la gestione del Municipio alla commissione straordinaria che, a distanza di due anni e mezzo, è ancora in carica. Il verdetto è atteso, quindi, anche per valutare quando il grosso centro nebroideo potrà tornare alla vita politica attiva.
“Non stiamo parlando di una mafia rurale – ha detto in un passaggio della sua requisitoria il PM Fabrizio Monaco – ma una mafia imprenditoriale che agisce anche all’estero, ce lo raccontano i collaboratori di giustizia e i testimoni, che hanno ammesso di aver aperto conti all’estero gestiti da personaggi come Marino Agostino ad esempio, attraverso agenzie agricole. Marino Agostino, raccontano, esportava all’estero i capitali dei tortoriciani. E’ una mafia, ancora, capace di condizionare la vita politica di Tortorici”.