Gaetano Bellavia, 64 anni, dopo un primo infarto scampato, qualche giorno dopo accusa un nuovo malore. Ma il servizio di prima assistenza non è attrezzato
GALATI MAMERTINO – Malgrado gli appelli e le tragedie avvenute in questi mesi, rimane ancora “a metà” il servizio di emergenza sui Nebrodi.
E a Galati Mamertino si registra un’altra vittima. E’ Gaetano Bellavia, 64 anni, in vacanza nel centro montano insieme alla famiglia, che non è sopravvissuto ad un infarto.
A parlarne è la moglie: “Non voglio fare polemiche, forse mio marito non poteva essere comunque salvato, forse sarà da capire anche cosa è successo durante il ricovero. Ma spero soltanto che la storia di mio marito contribuisca ad evitare altri morti. Perché durante quei brutti momenti ho visto troppe cose che non vanno. E vorrei pensare che la vita dei miei familiari e affetti che vivono qui tutto l’anno sia al sicuro”. La donna è una infermiera in servizio a Busto Arsizio, e da operatrice del settore indica chiaramente tutte le “mancanze” del servizio di prima emergenza, che dovrebbe invece salvare le vite.
A suo marito è toccato infatti sperimentare la doppia problematica dell’ambulanza senza medico a bordo della carenza di materiale. Una doppia mancanza che gli è costata la vita.
La sanità negata sui Nebrodi
“Gaetano – racconta la donna ha avuto un infarto qualche giorno dopo Ferragosto ma è sopravvissuto”. Non grazie al servizio d’emergenza, però, secondo lei: perché a bordo dell’ambulanza c’erano soltanto i due autisti, nessun medico che ha potuto cominciare le manovre di assistenza al marito, trasportato all’ospedale di Sant’Agata. Due giorni dopo viene dimesso e torna a casa.
La tragedia e la richiesta di aiuto
Lo scorso 28 agosto, però, un nuovo malore, stavolta più grave, mentre si trova in casa: si accascia a terra e non riesce più a sollevarsi. La moglie chiede aiuto, tenta di avviare la manovra di rianimazione, arrivano un altro infermiere, un anestesista e un cardiologo che si trovavano nei paraggi anche loro. Poi un mezzo di soccorso. Ma, dice la signora, il mezzo non è attrezzato. Sono tre quarti d’ora da incubo per i familiari di Gaetano, che vedono i medici arrabattarsi, chiedendo inutilmente attrezzature e medicamenti, ma ci vuole troppo anche reperire anche la “semplice” adrenalina. Alla fine l’uomo muore e non bastano i due medici e i due infermieri già presenti per salvarlo.
“Nessuno mi riporterà Gaetano, ma spero che la mia denuncia non resti inascoltata. Mio marito non era di questo paese ma lo amava, ha fatto sacrifici per comprarsi una casetta dove trascorrevamo le vacanze, qui ci sono i nostri più stretti parenti. Io ci tornerò, malgrado i ricordi dolorosi, per continuare il suo desiderio di tenere vivo il legame con questo posto. Ma voglio essere tutelata”.
Le proteste per i 118 senza medico a bordo è quotidiana, lo stesso responsabile provinciale ha ammesso che servono interventi immediati e che serve, a monte, un intervento legislativo. ma in questi mesi malgrado gli appelli nulla si è mosso.