Nuova seduta della Giunta per le autorizzazioni a procedere sul caso Genovese. Il deputato Pd ha rinunciato all'audizione ed ha trasmesso una memoria con la quale ha ribadito la sussistenza di fumus persecutionis nei suoi confronti. La relatrice Schirò ha quindi chiesto tempo per presentare la sua proposta di voto sulla richiesta di autorizzazione a procedere per l'uso delle intercettazioni telefoniche. Dibattito e votazione sono state fissate per mercoledì 23 luglio.
Oltre due mesi dopo l’ultima seduta sulla vicenda, la Giunta per le autorizzazioni a procedere è tornata ad affrontare nel primo pomeriggio il caso Genovese.
Al’ordine del giorno la richiesta, avanzata dalla procura di Messina, di autorizzazione a procedere relativamente alle intercettazioni telefoniche del deputato, nell’ambito dei filoni dell’inchiesta Corsi d’oro.
Il nuovo capitolo inizia con un rinvio al 23 giugno, data della prossima seduta della Giunta. Ad apertura della riunione di oggi infatti il presidente Ignazio La Russa ha reso noto che Genovese, attualmente ai domiciliari dopo il sì della Camera all’arresto, ha trasmesso tramite il suo legale la comunicazione di “non voler svolgere la propria audizione e di affidare la propria difesa ad una memoria scritta, che è stata messa a disposizione dei colleghi già nella mattina di ieri”.
Nella memoria il deputato Pd ribadisce quanto già sottolineato nel corso delle precedenti audizioni e cioè che “la richiesta di utilizzare le conversazioni telefoniche acquisite "illegittimamente" e senza alcuna autorizzazione sono una ulteriore prova di "fumus persecutionis" attuato dalla magistratura messinese "nei miei confronti". Secondo Genovese le indagini che lo riguardano sono caratterizzate in ogni parte dal fumus persecutionis e soprattutto sono avvenute in piena violazione delle garanzie costituzionali previste per i parlamentari anche per le comunicazioni private. Come già chiarito nel corso delle precedenti memorie il deputato spiega: "e' pacifico che l’attività di intercettazione, a prescindere dal risultato probatorio conseguito, per le modalità della sua esecuzione, e' chiaramente rivelatrice di un uso distorto del potere giurisdizionale. E' infatti di palmare evidenza che l'obiettivo dell'attività di indagine sono sempre stato io quale asserito 'capo e promotore', di un'associazione a delinquere composta peraltro, da soggetti a me vicini per evidenti ed inequivocabili ragioni affettive e/o politiche, anzi espressamente a me legati da 'vincoli di appartenenza politica e familiare. Ed e' proprio attraverso la sistematica intercettazione delle utenze in uso ai miei familiari e collaboratori, gli inquirenti hanno di fatto, surrettiziamente captato le mie comunicazioni”.
La relatrice del caso Genovese, la deputata Gea Schirò dopo le premesse del presidente La Russa si è quindi riservata “di formulare una proposta di deliberazione sulla domanda in titolo dopo lo svolgimento del dibattito e, comunque, entro la prossima seduta”.
Il presidente ha richiesto che la conclusione dell’attività istruttoria avvenga in tempi brevi per consentire alla Camera di poter votare entro la chiusura dei lavori per la pausa estiva.
Dal momento che è saltata l’audizione prevista, ed è stata invece trasmessa la memoria i componenti della Giunta hanno rinviato i loro interventi alla seduta di mercoledì 23 luglio quando la relatrice formulerà la sua proposta di voto e quindi i vari deputati si esprimeranno.
Rosaria Brancato
Perchè martoriarlo ancora e costringerlo a vivere chiuso in una villa con piscina?
Suvvia lasciatelo in pace anche per quei tanti poverini che hanno potuto xxxxxxxxxxxxx.
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