I dettagli della vicenda del 2018. Scagionati i tre medici del Papardo che lo operarono
MESSINA – A quattro anni e mezzo dalla morte del paziente, si chiude la trafila giudiziaria di tre medici del Papardo, indagati per il decesso di un uomo di Lamezia Terme il giorno dopo un intervento di routine. Archiviata l’accusa.
L’udienza per omicidio colposo
Ilario Morelli è stato operato il 12 febbraio 2018 per un aneurisma all’aorta addominale. E’ morto il giorno dopo per gli esiti di una “rivascolarizzazione”. Ma secondo i periti la morte del cinquantottenne era inevitabile e i medici non hanno responsabilità. Il giudice per le indagini preliminari di Messina, quindi, la dottoressa Tiziana Leanza, ha accolto la richiesta degli avvocati difensori Ernesto Marcianò, Gianluca Gullotta e Alberto Gullino ed ha archiviato le ipotesi d’accusa nei confronti dell’anestesista, il chirurgo e il cardiologo che lo hanno operato. Erano sospettati di omicidio colposo.
L’incubo della moglie: “Prima l’operazione, poi tutto è precipitato”
A chiedere alla magistratura di fare luce sul caso era stata la famiglia. “Mio marito è entrato in sala operatoria alle 9 e mezza del mattino uscendone alle 13.30 per andare in Rianimazione – ha raccontato la moglie – Il giorno dopo un altro intervento d’urgenza per il sospetto di una tromboemolectomia, non sentiva più le gambe. Non l’ho più visto: è moto intorno alle 16.20 del pomeriggio malgrado, mi han detto i medici, i lunghi tentativi di rianimazione”.
Parola ai consulenti: sarebbe morto comunque
I primi consulenti della Procura esaminarono le cartelle cliniche stabilendo che un esame con mezzo di contrasto all’aorta avrebbe permesso ai medici di intervenire adeguatamente. Anche così, però, chiarirono, probabilmente il signor Ilario avrebbe avuto qualche speranza in più, ma probabilmente sarebbe comunque morto. La famiglia non ha accettato queste prime conclusioni e il giudice ha incaricato altri consulenti, arrivati alla stessa conclusione: anche un esame pre operatorio più approfondito non avrebbe probabilmente salvato il 58enne e comunque l’operato dei medici è stato corretto.
Fine dell’odissea giudiziaria, per loro. Rimane il dolore della famiglia del paziente lametino, arrivato dalla Calabria fino a Messina per essere curato, entrato in ospedale una mattina di febbraio per una operazione e mai più tornato a casa.