S. Agata Militello. Il valore ammonta a circa 10mila euro. Il provvedimento riguarda due donne ed il cosiddetto "palo"
S. AGATA MILITELLO – Sono state arrestate questa mattina dagli agenti dalla Polizia le tre persone (due donne ed un uomo) che il 28 aprile dello scorso anno avrebbero tentato di rapinare nel reparto di Ostetricia e ginecologia dell’Ospedale di S. Agata Militello ex voto e contanti per 10mila euro dalla Statua della Madonna. I tre, adesso ai domiciliari, sono tutti originari di Canicattì (in provincia di Agrigento).
Il provvedimento
Il provvedimento cautelare è stato emesso dal giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Patti, su richiesta della Procura di Patti. Le due donne avrebbero tentato di impossessarsi di numerosi monili in oro (collanine, bracciali, anelli) e di denaro contante, collocati per devozione all’interno di una teca di una statua della Madonna da degenti e loro familiari, a titolo di devozione religiosa. Le due donne, travisate con parrucche, copricapo e mascherine di protezione, avevano fatto ingresso nel reparto e, una volta individuata la teca, avevano puntato una pistola giocattolo modificata ad un’operatrice sanitaria, intimandole di aprire la teca. L’operatrice ha però reagito ed è stata strattonata violentemente una volta presa per i capelli. Soltanto la ferma reazione della sanitaria aveva fatto desistere dall’intento le due donne, che si davano rapidamente alla fuga, utilizzando un’autovettura in precedenza presa a noleggio. Le indagini, svolte minuziosamente dagli ufficiali e agenti di polizia giudiziaria del Commissariato di di Sant’Agata Militello, hanno dimostrato non solo come l’intera azione fosse stata ideata nei minimi particolari, ma anche come le due donne avessero beneficiato della complicità di un operatore sanitario in servizio presso lo stesso nosocomio, il quale aveva svolto il ruolo e di informatore e di “palo”.
L’indagine
L’indagine si è sviluppata per circa quattro mesi, concretizzandosi nell’ascolto di numerosi testimoni, nell’analisi di immagini di sistemi videosorveglianza, di tracciati satellitari Gps, di movimentazione bancaria su carte di credito e in ricognizioni fotografiche, permettendo infine di risalire ai presunti autori del grave atto sacrilego. Il procedimento è tuttora in fase di indagini preliminari.