La norma non è una riforma, ma uno stratagemma che mira a puntellare il centrodestra in vista del rimpasto. Facendo schizzare in alto i costi della politica
REGGIO CALABRIA – Potrebbe essere vagliata in Consiglio regionale già lunedì prossimo 21 novembre la normativa, incardinata dai capigruppo di maggioranza Gianni Arruzzolo (Forza Italia, di cui il rosarnese è anche deputato), Giacomo Crinò (Forza Azzurri), Francesco De Nisi (Coraggio Italia), Giuseppe Graziano (Udc) e Peppe Neri (Fratelli d’Italia) –tutti i capigruppo di centrodestra tranne la leghista Simona Loizzo, insomma – sulla reintroduzione del “consigliere supplente”.
Gli altri Enti? Differenze enormi
In teoria, nessuno scandalo: questa figura ha tenuto banco per anni in Consiglio regionale. E in molti organismi elettivi, come i Comuni sopra i 15mila abitanti, è già attiva. Ma c’è una bella differenza: in tali Enti, l’eletto che viene chiamato a un ruolo assessorile si dimette da consigliere. E viene dunque surrogato, più che supplito.
Con questa normativa, no…
Riforma? Putrescenti logiche cencelliane…
Evidentemente elaborato non per riformare in modo ragionato e con ‘visione’ pluridecennale – come per ogni riforma dovrebbe accadere – ma giusto sedare i malpancisti in vista del rimpasto post-Politiche del settembre scorso, il testo ‘corale’ sancisce solo l’incompatibilità degli assessori con la carica consiliare.
I consiglieri cooptati nell’Esecutivo vengono dunque sospesi da consiglieri… E se lasciano la Giunta – dunque, anche se ne vengono espulsi o in qualsiasi modo revocati -, tornano a Palazzo Campanella.
Fattore che, in pratica, piazza il consigliere supplente “nelle mani del Presidente”, cui basterà revocare le deleghe all’assessore supplito per rispedire a casa il consigliere sgradito…
Ma su altro versante “garantisce” fortemente i consiglieri vecchi (e nuovi, com’è probabile ce ne siano con l’imminente Occhiuto-bis) cooptati in Giunta. C’è un rimpasto? Il Governatore vuole avvicendarmi? …Ok, torno al mio banco – e alla mia lauta indennità – da consigliere regionale, non all’eventuale anonimato politico.
Un ragionamento e uno “scudo spaziale” per i protagonisti (…di maggioranza, s’intende) della politica, un lubrificante per la governabilità che evoca sepolcri imbiancati, putrescenti logiche cencelliane, quelle stesse pratiche correntizie che, negli ultimi anni soprattutto, hanno allontanato gli elettori di anni-luce dalla politica e dai seggi elettorali.
Feroci le contestazioni della minoranza
Inevitabilmente, feroci le contestazioni da parte della minoranza.
Amalia Bruni parla di una proposta di legge «vergognosa» perché coi mille problemi “veri” che ha la Calabria, se però «bisogna elargire fondi, reperire risorse per raddoppiare le poltrone e gli incarichi, ci si inventa le cose più assurde». L’ex candidata alla Presidenza per il centrosinistra ritiene che «la “trovata”» sia «indegna» moralmente e «incostituzionale». Peccato che stavolta il centrodestra non abbia “studiato”: la stessa ‘trovata’ la ebbe l’allora giunta Scopelliti, e fu puntualmente ‘stroncata’ dalla Corte costituzionale.
Antonio Lo Schiavo, a sua volta, tuona contro quello che definisce «una modifica normativa ‘emblematica’ del vecchio modo di fare della politica calabrese. Un vero e proprio blitz», che peraltro – incomprensibilmente: di sicuro manca l’indispensabile requisito dell’urgenza… – neppure passerà per le Commissioni consiliari competenti, come ad esempio la Quinta “Riforme”, presieduta dal forzista palmese Giuseppe Mattiani.
«La musica non è cambiata», rileva il notaio tropeano, rispetto alle precedenti legislature che hanno reso la Calabria ‘politica’ il paradigma di come si fa il male dei propri amministrati.
…Soprattutto, ennesimo prelievo di fondi pubblici…
Ma istituire il “consigliere supplente”, si diceva, farà schizzare in alto i costi della politica, in una fase e in una terra che certo non ne hanno bisogno…
Il neoComitato “No consiglieri supplenti alla Regione Calabria” traduce tutto in cifre.
Insediatosi giusto un anno fa, il Consiglio regionale lunedì prossimo sarà alla 14esima seduta d’Aula in 365 giorni. E le Commissioni? Sono riunite anche quelle una, massimo due volte al mese.
E questa legge “ad hoc” – riflettono Mario Imbrogno, Francesco De Giacomo e Pasquale Amodio – scardinerà ogni riferimento “economico” al premio di maggioranza, di fatto assegnando al centrodestra fino a 27 poltrone (…com’è facile intuire, il numero preciso dipenderà dal numero di assessori ‘interni’) da 250mila euro l’anno ciascuna; evidentemente con l’aggiunta di una struttura per consigliere supplente, per l’esborso di 200mila euro annui a struttura.
Forse era questa, mastica amaro il Comitato, “la Calabria che non ti aspetti” di cui parlava Occhiuto in campagna elettorale.