Legge anti-'ndrangheta e ludopatie, i vescovi calabresi "bacchettano". E Mancuso precisa...

Legge anti-‘ndrangheta e ludopatie, i vescovi calabresi “bacchettano”. E Mancuso precisa…

Mario Meliado

Legge anti-‘ndrangheta e ludopatie, i vescovi calabresi “bacchettano”. E Mancuso precisa…

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mercoledì 07 Dicembre 2022 - 19:17

Il presidente del Consiglio regionale: «Non c'è alcuna norma per favorire la dipendenza. Chi deciderà sugli orari d'apertura delle slot? Stiamo valutando»

REGGIO CALABRIA – Prima il centrosinistra, pronto a scagliare accuse durissime nei confronti del centrodestra e della sua intenzione di varare le modifiche alla legge anti-‘ndrangheta penalizzando, a suo dire, il contrasto alle ludopatie e l’interesse generale. Poi la Chiesa, che ha mosso addebiti ancor più duri, contestando alla maggioranza di centrodestra «il regalo di Natale che si vuol fare ai cittadini calabresi, alle loro famiglie, alle comunità di una regione che lotta ogni giorno per la legalità e contro l’oppressione della criminalità organizzata».

Monito dei vescovi: «La lotta alla ludopatia non è un azzardo»

Il punto, evidenzia la Conferenza episcopale calabra (presieduta dall’arcivescovo reggino, monsignor Fortunato Morrone), è che «la lotta al gioco d’azzardo e alla ludopatia non è un gioco e non può essere un azzardo». Stando all’assemblea dei vescovi calabresi nei fatti oggi questa lotta «rischia di subire una battuta d’arresto». E «lascia interdetti – così, letteralmente, il documento varato dalla Cec – l’eventualità da parte del Consiglio regionale della Calabria» d’intervenire sulla legge anti-‘ndrangheta con una modifica che «va di fatto a scaricare forti responsabilità generali sui sindaci e pesanti conseguenze sulla popolazione, vanificando ogni tentativo di prevenzione del fenomeno della ludopatia».

Cec durissima: sarebbe una «scelta sconsiderata»

Parole davvero pesantissime e “definitive” sulle modifiche normative in cantiere.
Soprattutto, nulla di ‘tecnico’ e molto di ‘etico’: perché un minor distanziamento fra le sale slot e i ‘luoghi sensibili’ e, a maggior ragione, l’affidamento al singolo primo cittadino rispetto agli orari d’apertura incarnano «una scelta sconsiderata, rispetto alla quale le motivazioni restano incomprensibili». Specie rammentando che i sindaci già risultano «oberati di tante responsabilità» e che in questo modo sarebbero «passibili d’ulteriori pressioni», mentre su un contesto divisivo il crimine organizzato punta molto, per «sfruttare la fragilità di chi vive una condizione di debolezza e dipendenza patologica».

Quella della maggioranza in Consiglio regionale risulta di fatto un’iniziativa legislativa «dannosa per il tessuto sociale calabrese» e la Chiesa calabrese intende «denunciare con forza la pericolosità di tali paventate scelte».

Mancuso: sugli orari d’apertura delle sale stiamo valutando

In una nota diramata alla stampa, è il presidente del Consiglio regionale Filippo Mancuso a esporsi, chiarendo innanzitutto che «l’entrata in vigore delle norme della legge del 2018 è stata finora rinviata, pertanto s’è deciso di dire ‘basta’ alle proroghe». Invece «stiamo valutando in queste ore se sia il caso o meno di lasciare ai sindaci l’individuazione degli orari d’apertura e chiusura delle sale», abbozza Mancuso.
Che dopo aver detto, sul consigliere supplente, di «non conoscere la posizione del capogruppo della Lega» – che però è anche il partito di Filippo Mancuso… -, stavolta si suppone sarà stato un po’ più attento alle parole della presidente del gruppo consiliare leghista a Palazzo Campanella e neodeputata Simona Loizzo, ferma nell’annunciare che non intende dare il proprio sostegno a questo tipo di modifica alla legge anti-‘ndrangheta.

Certo però, se si regolamenteranno gli orari demandando ai sindaci le relative decisioni, lo si farà «salvaguardando la salute dei cittadini rispetto a ogni dipendenza – puntualizza il presidente Mancuso – e introducendo i necessari limiti, in linea con la normativa delle altre Regioni».

«Non c’è una proposta normativa per favorire la dipendenza»

In altre e più ferme parole, in Consiglio regionale secondo il suo presidente Filippo Mancuso «non c’è una proposta per favorire la dipendenza. Né alcun interesse a eliminare i vincoli minimali al gioco d’azzardo». Soprattutto, sempre tenendo conto del «pluralismo delle opinioni» inclusa quella espressa dalla Cec, «non si vuol fare alcun regalo a chi specula sulla pelle di giovani e famiglie, tutt’altro. Il contrasto a scommesse e slot e alla ludopatia è una sfida per tutta la comunità».

Il centrodestra sarà consequenziale? Mistero…

Ma in concreto questo significa che le norme che, secondo i vescovi e il centrosinistra, modificano la legge anti-‘ndrangheta in peius rispetto alle vittime anche potenziali di ludopatie saranno cassate? Questo, in verità, Mancuso non l’ha detto…
Fino al 12 dicembre, giorno della seduta d’Assemblea in cui è previsto il varo dell’articolato dopo lo “stop” subìto precedentemente, ci sono ancora poco più di quattro giorni di tempo per decidere.

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