Torna a parlare del possibile declassamento della struttura ospedaliera il deputato Laccoto, che non accetta la rimodulazione in ospedale di comunità e la relativa perdita di posti letto. Si attendono ora le determinazioni del governo.
Si torna a parlare dell’ospedale Cutroni-Zodda di Barcellona e del suo futuro: diventerà o no ospedale di comunità? Si perderanno posti letto?
Era stato il deputato Laccoto per primo a intervenire sul riordino della rete ospedaliera e sul futuro degli ospedali di Milazzo e Barcellona; era intervenuto poi anche il Patto dei Democratici per le riforme (PDR) col suo presidente, Giuseppe Picciolo, deciso a non far diventare la struttura ospedale di comunità.
Dopo l’intervento in Commissione sanità all’Ars, il deputato PD Laccoto torna a ribadire il suo no al declassamento, che diverrebbe una penalizzazione insostenibile per la città e il suo hinterland, che pretendono servizi sanitari adeguati.
“Il Governo- afferma Laccoto- rifletta sulle reali esigenze del territorio, così come rappresentato dai deputati. Una struttura come il Cutroni Zodda di Barcellona non può diventare ospedale di comunità disperdendo un patrimonio strutturale e di professionalità costruito negli anni. Sarebbe una sconfitta per tutti”.
La situazione resta comunque in standby poiché si attendono le determinazioni del Governo che però, secondo Laccoto, “non possono prescindere da una conoscenza del territorio e delle esigenze di una vasta comunità che fa riferimento proprio al Cutroni Zodda”. Secondo il deputato infatti le motivazioni della scelta dell’Ospedale di Barcellona come polo medico sono sempre validissime, e da queste si deve ripartire per una sanità moderna che risponda alle legittime esigenze di efficienza e qualità.
Laccoto aveva anche fornito alla Commissione il parere del Consiglio di Stato che, di fatto, posticipa i termini applicativi del decreto Balduzzi al 31 dicembre 2017 e la conseguente riorganizzazione della rete ospedaliera. Lo stesso parere mette in dubbio le determinazioni della Conferenza Stato Regioni che non avrebbe recepito gli emendamenti delle Regioni.