Case popolari all’asta, la mobilitazione di Usb. Sturniolo e Lo Presti invocano l’intervento del Comune

Case popolari all’asta, la mobilitazione di Usb. Sturniolo e Lo Presti invocano l’intervento del Comune

Eleonora Corace

Case popolari all’asta, la mobilitazione di Usb. Sturniolo e Lo Presti invocano l’intervento del Comune

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martedì 09 Dicembre 2014 - 23:04

Mentre il governo approva il decreto suggerito dal Ministro Lupi, che prevede la vendita all’asta degli alloggi pubblici, il sindacato Asia-Usb Messina si mobilita con un’assemblea popolare a Giostra. I consiglieri Sturniolo e Lo Presti, intanto, chiedono a Comune e Regione di respingere il decreto di Roma.

“Un attacco ai settori popolari più deboli”. Così il coordinamento provinciale dell’Asia-Usb Messina definisce la recente manovra del governo Renzi che – con il beneplacito del Ministro ai Trasporti e alle infrastrutture Lupi – vuole mettere all’asta le case popolari. L’ultima Conferenza Stato/Regioni ha approvato, infatti, la proposta di decreto del Ministero delle Infrastrutture attualmente capitanato da Maurizio Lupi che prevede la dismissione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica, cioè alloggi Iacp e comunali. Toccherà, adesso, al ministero degli Affari Regionali e al Ministro Lanzetta rendere esecutiva la manovra prevista dal “piano casa” di Lupi, approvato il Marzo scorso.

Per discutere di questo delicato argomento l’USB Messina ha convocato un’assemblea popolare oggi pomeriggio nella Piazza S.Matteo di Giostra, a cui è invitata tutta la cittadinanza. “Siamo di fronte a un grave attacco alle condizioni di vita dei settori popolari più deboli – denuncia l’Asia-Usb – che si troveranno costretti a misurarsi con l’improvviso problema di acquistare a prezzi di mercato il proprio alloggio oppure a vederselo vendere all’asta a terzi. Quest’ultima sarà l'unica soluzione riservata a migliaia di inquilini considerati occupanti senza titolo. Dopo l’inutile ‘Piano Casa’ il Governo, questo ulteriore provvedimento, avvia un processo di cancellazione definitiva dell’edilizia residenziale pubblica (circa 800.000 alloggi)”.

In sintesi, il decreto prevede: la predisposizione di programmi di vendita delle case popolari dando priorità agli alloggi degradati e fatiscenti, o degli alloggi i cui oneri di manutenzione e ristrutturazione siano insostenibili per l’ente proprietario. La vendita verrà effettuata tramite asta pubblica a partire dal prezzo di mercato. Sancisce, inoltre, il diritto di prelazione, entro 45 giorni, agli assegnatari in regola con i requisiti di permanenza che potranno acquistare al prezzo stabilito dall’asta. Sono esclusi tutti gli inquilini irregolari o coloro che superano i limiti del reddito di permanenza. Infine, è anche previsto il trasferimento coercitivo dei cittadini che non possono acquistare gli alloggi in cui vivono, pur essendo in regola con i requisiti e con i pagamenti.

Dei termini, quelli del decreto, inaccettabili per il sindacato di base che vuole farsi portavoce di una grande opposizione popolare, che abbia come protagonista i quartieri periferici della città – quelli tradizionalmente maggiormente interessati dalle problematiche inerenti alla necessità dell’alloggio e all’assegnazione delle case popolari. Tutto questo per: “mobilitare gli inquilini delle case popolari a fermare la speculazione sui nostri alloggi, per difendere il diritto alla casa per tutti, per rilanciare l’edilizia pubblica”.

Inolte, l’ASIA-USB invita il Comune e la Regione Sicilia a prendere una ferma posizione contro la proposta di legge del Governo.“Piuttosto – dichiarano – chiediamo alla Regione Sicilia di utilizzare i 250 milioni di euro dei fondi ex-Gescal per rilanciare l’edilizia residenziale pubblica senza l’intervento delle solite imprese private e cooperative pronte a speculare sulla pelle dei cittadini . E di utilizzare i fondi per finanziare pratiche di autorecupero per alloggi pubblici inagibili edifici pubblici sfitti e quelli abbandonato dei privati per lo sviluppo delle case popolari”.

Ma il decreto ha già sollevato opposizioni e proteste anche in altre parti d’Italia. Già la Regione Campania chiede al governo la sospensione della pubblicazione del decreto e la cancellazione della modalità di vendita all'asta. Che il decreto venga sospeso lo chiede anche il Comune di Roma, mentre la Regione Lazio, a sua volta, ha annunciato la volontà di farsi portavoce presso il Ministero delle istanze degli assegnatari. E la protesta divampa anche in molte altre città d’Italia, teatro, in questi giorni, di diverse assemblee, manifestazioni e cortei. Molti Comuni, inoltre, hanno chiesto la revisione del decreto. Per questo, i consiglieri comunali Luigi Sturniolo e Nina Lo Presti chiedono al Comune di Messina di fare altrettanto.

Chiediamo al Sindaco e alla Giunta – spiegano in una comunicazione ufficiale i consiglieri – l’impegno di una richiesta di sospensione al Governo della pubblicazione del Decreto in questione, al fine di procedere alla cancellazione della previsione di vendita all'asta delle case popolari, evitando cosi una pesantissima ricaduta in termini di ampliamento della precarietà abitativa nella città di Messina e in tutta la Regione Sicilia. Quest’intervento dovrà essere promosso insieme alla Regione Sicilia, coinvolgendo l'Anci e la Conferenza delle Regioni”. Lo Presti e Sturniolo suggeriscono al Comune, inoltre, di “chiedere alla Regione Sicilia di valutare la possibilità di un ricorso alla Corte Costituzionale in quanto sia l’articolo 3 della legge 80/2014 che il decreto attuativo ledono prerogative costituzionalmente assegnate alle Regioni in materia di gestione dell’edilizia residenziale pubblica”.

Eleonora Corace

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