Ecco le ripercussioni che si potranno avere sul vortice polare e gli effetti a cascata in Europa e sul Mediterraneo
Con il termine “stratwarming” ci si riferisce ad un anomalo riscaldamento della stratosfera terrestre sopra la regione artica, indotto da vari fattori, ancora da definire. Fra questi vi potrebbero rientrare l’attività solare e soprattutto l’intensità delle onde planetarie che attraversano l’emisfero. Lo stratwarming si presenta quasi sempre nel periodo invernale, in più sembra interessare in misura maggiore l’emisfero settentrionale, ed in misura minore quello meridionale, dove il fenomeno è ben più raro.
Questo anomalo riscaldamento della bassa stratosfera, una volta attivo, tende gradualmente ad espandersi verso l’alta troposfera, causando un importante aumento termico che ha delle conseguenze importanti sull’evoluzione meteorologica al suolo. Con molta probabilità questi intensi e repentini riscaldamenti della stratosfera polare sono generati dal trasporto di calore, dal basso verso l’alto, dalle “onde di Rossby”, quando quest’ultime tendono a dissiparsi nell’alta troposfera. In questi casi il trasporto di calore, dalla troposfera alla stratosfera, oltre a scaldare notevolmente la stratosfera, provoca una instabilizzazione della struttura del vortice polare.
Cosa succede se il vortice polare cede?
Fino ad oggi il vortice polare si è presentato forte e gelido, con temperature nella stratosfera polare che hanno raggiunto punte di -90°C raggiunti a 20 km di altezza, sulla verticale delle Svalbard. Segno della presenza di un vortice troposferico solidissimo che tratteneva le masse d’aria gelide, sopra il mar Glaciale Artico, impedendone una discesa verso la fascia temperata. Mentre sull’area mediterranea sostava un imponente promontorio anticiclonico, di natura subtropicale, ci regalava un clima insolitamente caldo per tutto il periodo natalizio, con svariati giorni di fila con massime sopra i +20°C.
L’aumento delle temperature in stratosfera ora potrebbe cambiare le carte, favorendo dapprima un indebolimento del vortice polare e l’apertura dei primi “canali di aria fredda” verso le medie latitudini, proprio come avevamo previsto nella linea di tendenza del mese di gennaio. Lo stratwarming è in grado di produrre una rottura o separazione (detto “split”) in due o più vortici del cosiddetto vortice polare, denominati lobi. Spezzandosi in più “lobi”, che tendono a muoversi verso le latitudini più meridionali (in genere quelli principali si collocano tra l’Artico canadese, la Scandinavia e la Siberia orientale), condizioni di maltempo, con nevicate e un consistente calo termico, possono interessare l’Europa, nord-America e Asia centro-settentrionale.
Gli eventi di stratwarming, specie quelli intensi, possono favorire la discesa di importanti ondate di freddo verso le latitudini temperate. In un evento di “major stratwarming”, abbastanza forte, le temperature nella bassa stratosfera artica possono crescere in modo drastico, anche di +50°C +60°C rispetto ai valori standard. Una anomalia termica positiva veramente impressionante che può produrre (non capita in tutti i casi) un vero e proprio sconvolgimento barico sulla troposfera sottostante. Il meccanismo è sempre lo stesso.
L’intenso surriscaldamento, che interessa la parte bassa della stratosfera, tende inevitabilmente ad estendersi verso il basso, interessando pure l’alta troposfera, e quindi quel pezzo di atmosfera terrestre che influenza più direttamente il clima. Qui il sensibile aumento termico, che scivola dalla stratosfera, produce un forte aumento dei valori di geopotenziale.
Si vengono così a creare dei massimi di geopotenziale, fra bassa stratosfera e alta troposfera, i quali tendono a collaudare una imponente area anticiclonica, ben strutturata nell’alta troposfera, che si estende ulteriormente verso il basso, andando così a destabilizzare la figura del vortice polare, la quale, di tutta risposta all’attacco anticiclonico e all’improvviso aumento dei geopotenziali in quota, andrà a spaccarsi in due o più “lobi” (“split”) in movimento verso le medie latitudini, fra l’Asia settentrionale, il nord America e l’Europa. I vari “lobi” secondari del vortice polare, scivolando verso le medie latitudini, vengono alimentati dal costante afflusso di masse d’aria molto gelide, d’estrazione artica, spinte dal robusto anticiclone artico che si va a collocare, temporaneamente, al di sopra del mar Glaciale Artico, con massimi barici che spesso possono oltrepassare i 1040-1050 hPa.
Gelo e neve sull’Italia? Attenzione alle illusioni
Prima di concludere bisogna sottolineare come senza la complicità delle due importanti figure anticicloniche oceaniche dell’emisfero boreale, l’alta pressione delle Aleutine sul nord Pacifico e quello delle Azzorre sull’Atlantico settentrionale, lo stratwarming sopra l’Artico alle volte non basta per produrre importanti ondate di gelo verso le basse latitudini.
Anzi, se l’intenso riscaldamento della stratosfera non riuscirà a propagarsi in maniera omogenea agli strati inferiori, fino a penetrare nell’alta troposfera, favorendo un significativo aumento dei geopotenziali, i risultati, sulla circolazione generale dell’atmosfera, saranno nulli, senza alcun tipo di conseguenza.
Occorre ricordare anche come un eventuale “split” del vortice polare stratosferico si possa interfacciare con un vortice troposferico ancora freddo e compatto, incapace di portare quei cambiamenti congeniali in seno alla circolazione generale dell’atmosfera.
Senza la collaborazione della troposfera lo stratwarming potrebbe essere improduttivo. Senza una predisposizione lungo i meridiani delle due importanti figure anticicloniche oceaniche, l’alta delle Azzorre e quella delle Aleutine, non potremo mai avere la strada spianata per la discesa di grandi blocchi di aria gelida polare, direttamente dalla Calotta dell’Artico, lungo i bordi orientali delle circolazioni anticicloniche. Queste sono le condizioni adatte anche per l’attivazione dei cosiddetti flussi retrogradi (o antizonali), che trasportando le masse d’aria molto gelide, di natura continentale (“freddo pellicolare” siberiano), dalle pianure Sarmatiche fino al cuore dell’Europa. Ora non ci resta che aspettare e valutare l’entità di questo riscaldamento sulla Siberia e vedere le ripercussioni che esso avrà sul vortice polare e sulla circolazione atmosferica in Europa e sul Mediterraneo, fra fine mese e l’inizio di febbraio.