Cgil, Cisl e Uil aperte alla possibilità di riforma del sistema per le città metropolitane. Il termine del 28 febbraio – ribadisce il presidente di Confcommercio, Carmelo Picciotto – non è perentorio ma ordinatorio. E intanto prepara un esposto in Procura sugli avvenimenti degli ultimi anni
Tutto come previsto. Cgil, Cisl e Uil hanno espresso unitariamente la posizione favorevole alla creazione di una grande Camera di Commercio della Sicilia orientale. E’ l’esito dell’incontro organizzato dal commissario della Camera di Commercio, Franco De Francesco, al quale hanno preso parte 14 organizzazioni dei datori di lavoro e sindacali, anch’esse favorevoli all’accorpamento. Ok, via fax, anche da parte di Coldiretti. Assenti, invece, Abi, Fapi, Confimprese e Confcommercio. De Francesco trasmetterà l’esito all’assessore regionale alle Attività Produttive, Linda Vancheri, che dovrà prendere le decisioni del caso.
La scelta arriva in considerazione del “processo riformatore in atto e le difficoltà economiche dell'Ente peloritano, l'unica, a normativa vigente, capace di garantire futuro occupazionale e il pagamento delle pensioni, insieme alla piena capacità di promuovere le imprese e il sistema economico del territorio e, per tale via, sviluppo e occupazione”.
Porte aperte, però, all’ipotesi autonoma nel caso in cui la riforma fosse modificata, prevedendo la presenza delle Camere di Commercio in tutte le città metropolitane. In quel caso “sarà sufficiente adottare i necessari provvedimenti legislativi con le relative coperture finanziarie e adeguarsi al mutato quadro normativo”.
E’ la speranza di Confcommercio, che non ha partecipato all’incontro perché contraria in tutti i modi all’unione con Catania, Siracusa e Ragusa. Le motivazioni sono state espresse in una lettera che il presidente Carmelo Picciotto ha scritto ai dipendenti dell’ente camerale. “Ho condiviso la vostra protesta – scrive – e ritengo che in questo momento si debba fare fronte comune per tentare di mantenere la Camera di Commercio a Messina. Qualcuno ha ritenuto che il mio desiderio di preservare l’indipendenza dell’Ente camerale andasse contro gli interessi dei lavoratori. E’ falso e rispedisco al mittente questa cattiveria, perché da imprenditore so quanto siano importanti le risorse umane. Altri, purtroppo, hanno generato un falso allarme, sostenendo che a giugno prossimo non saranno pagati gli stipendi. Anche questo non è assolutamente vero”.
Picciotto condivide l’unione per le piccole Camere di Commercio come Enna e Caltanissetta, ma contesta: “se Caltanissetta deve mantenere la sua Camera di Commercio, benché accorpata ad altre, perché Messina, città metropolitana, non deve avere il suo Ente Camerale? Vi siete chiesti – Picciotto si rivolge ancora ai dipendenti – se l’accorpamento a Catania possa rappresentare un valore aggiunto per le vostre posizioni lavorative o se, vista la complessità della Camera di Commercio della Sicilia Orientale, non si possa passare ad altri provvedimenti? La battaglia può essere vinta, perché al Senato sarà discusso un emendamento per evitare l’accorpamento agli Enti delle città metropolitane che non raggiungono il tetto delle 80mila aziende. Il termine del 28 febbraio prossimo, contrariamente a quanto detto, non è perentorio ma ordinatorio. Da ultimo, vorrei aggiungere che nel caso non fosse possibile ottenere la deroga, non è detto che la nostra Camera di Commercio si debba accorpare a Catania. Esistono altre possibilità che le associazioni datoriali hanno il diritto di valutare serenamente. Sono a disposizione per qualsivoglia confronto con i lavoratori e le rappresentanze sindacali”.
In attesa del confronto, intanto, Picciotto si è recato in Tribunale con le carte relative alle vicende della Camera di Commercio, accompagnato dall’avvocato Nunzio Rosso. Il legale ha anticipato al Procuratore il deposito di un esposto circostanziato per fare chiarezza sugli avvenimenti che hanno riguardato negli ultimi anni l’ente camerale di Messina.