Annamaria Raffa: "Prevenire è meglio che curare. O no?"

Annamaria Raffa: “Prevenire è meglio che curare. O no?”

Annamaria Raffa: “Prevenire è meglio che curare. O no?”

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domenica 01 Marzo 2015 - 07:49

Da una lettrice di Tempostretto, Annamaria Raffa, riceviamo e pubblichiamo questa riflessione sulla convocazione degli Stati generali dei servizi sociali.

Nella lingua italiana, la similitudine fra pesce e uomo viene utilizzata per evidenziare la silenziosità di quest'ultimo, il messinese viene definito con il nome del pesce dello stretto serranus cabrilla, per indicarne la tendenza contraria. Il pesce in questione è caratterizzato dalla bocca ampia con mascella inferiore più sporgente di quella superiore, tale caratteristica nell’uomo è definita prognatismo; per Cesare Lombroso il prognatismo, rappresenta uno dei tratti regressivi tipici delle razze inferiori indicativo di personalità amorali. E pensare che c’era anche il pesce spada come pesce tipico dello stretto…

Alle dichiarazioni si dice entusiaste dell’Assessore Mantineo (mi entusiasma che l'assessore si entusiasma) circa l’indizione degli “Stati Generali dei servizi sociali” è seguita una diffusa freddezza da parte delle organizzazioni sociali ed invece una certa ostilità da parte di alcuna politica e di alcune sigle sindacali. Inevitabile nella memoria sovviene il detto per cui è la gallina che fa tutto il lavoro ed è il gallo che dichiara di pagarne le conseguenze; ad ogni dichiarazione sul sociale, come uno stimolo condizionato, tipo salivazione del cane alla vista della ciotola, ciascuno è preso dalla frenesia di dire la sua e come con il pangrattato non ne abbiamo mai abbastanza. Sul Sociale infatti non servono particolari conoscenze tecniche, ognuno ha un cugino, uno zio, un nonno, un amico bisognoso, ognuno ha un’ opinione da esprimere e tipo sull’ultima pettinatura di Maria De Filippi, ciascuno è in grado di dire “mi piace” o “non mi piace” (a proposito, a me quest’ultima piace molto).

Alcuni sindacati hanno parlato di “solita bufala” e “solita pochezza”: “solito sindacato” cinicamente ho pensato, che con il malcontento dei perenni scontenti lavoratori dei servizi sociali, clientela fiorente per le sigle sindacali a ragione (talvolta) o a torto (altre) ci vanno a nozze. Le dichiarazioni sindacali assumono così più l’aspetto di un augurio che di una previsione: “I lavoratori dei servizi sociali non sono garantiti, sono sfruttati, malpagati e strumentalizzati”. Per la politica gli Stati generali sono “l'ennesima rivoluzione mancata della Giunta, in 19 mesi nulla è cambiato ” come se fosse un tempo rilevante rispetto ai loro mezzi secoli di cattive gestioni in cui di rivoluzioni certo loro non ne hanno mancate, non avendone neanche annunciate. “Le cooperative sono un sistema inefficiente, clientelare, corrotto, i lavoratori assenteisti raccomandati, improduttivi e impreparati”, il volontariato fa meglio di tutti perchè in buona fede, non è pagato e non paga e i servizi si fanno “con il cuore e l’amore” (..il sole no?). Le dichiarazioni possono essere più o meno pertinenti alla traccia, ognuno vede, prevede e stravede: il Sociale che dovrebbe essere un interesse collettivo diviene così terreno conteso aperto a tutte le strumentalizzazioni, ognuno ha la sua parte di vera verità da dichiarare “di gente che ha da dire ce n'è tanta la qualità non è richiesta, è il numero che conta.”.

A dire il vero chi ha partecipato ai Tavoli Tematici nell’anno 2014, vedendo gli esiti del Piano di Zona 2013/2015 il sentimento di essere stato sedotto alla partecipazione, abbandonato nella decisione ce l’ha avuto eccome; ma il processo alle intenzioni sulla base del pregiudizio sembra voler tutelare posizioni di principio anziché interessi reali, a meno che l’interesse non sia la conservazione dell’esistente e la diffusione del disfattismo per cui niente cambierà mai, perché ci sono degli specifici interessi affinché tutto rimanga invariato, l'atteggiamento sembra quello dell'antico detto, “va a casa e picchia tua moglie, tu non sai perchè, ma lei si”: non è un detto simpatico, nè per chi le da, nè per chi le riceve. Nel sociale siamo tutti “special one”, ognuno con la soluzione in tasca e il giudizio, l'indignazione e la critica a buon mercato; “cambia te stesso e cambierai il mondo”, mettersi insieme è troppo faticoso, vuol dire rinunciare a una parte di se e comprendere le posizioni dell'altro, “cà nienti nun malì, cà nienti nì piaci dicemo chi è sempri cuppa dell’autri.”. Il concittadino Shakespeare non ambientò a Messina né l'Amleto, né l'Otello, né Romeo e Giulietta, ma “Molto rumore per nulla”: già, noi pesciolini dalla bocca larga amiamo terribilmente il rumore della nostra voce come degli altoparlanti dello stereo in auto e nessuno si vuol privare del piacere del “io lo avevo detto!” e poi dibatteremo su chi è stato però il primo. Anch’io sono una “Special one”, la mia verità vale quanto la vostra e anch’io ho parlato troppo, credevo che se non avessi detto la mia sarei sembrata stupida, ho voluto parlare, e darne conferma!.

Annamaria Raffa

2 commenti

  1. Alberto Trobia 1 Marzo 2015 09:27

    Riflessione acida, intelligente, sofisticata.

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  2. Alberto Trobia 1 Marzo 2015 09:27

    Riflessione acida, intelligente, sofisticata.

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