Con la psicologa Moira Casella si affronta il difficile tema della salute mentale, soprattutto tra gli adolescenti: "Dopo il lockdown tante richieste in più"
MESSINA – Andare dallo psicologo è ancora un tabù? Strano a dirsi, ma è così. Ancora oggi, nel 2023, nonostante il peso che il lockdown e la pandemia Covid hanno posato sulla psiche di tanti adolescenti, molte famiglie non riconoscono il valore del lavoro dei professionisti della salute mentale. Lo psicologo, per grandi o bambini, è ancora visto come il “medico dei pazzi”, come ci spiega la dottoressa Moira Casella, psicologa e psicoterapeuta, referente regionale dell’associazione Multiverso e dallo scorso novembre impegnata anche con lo sportello d’ascolto gratuito all’Esfo, l’Ente superiore di formazione e orientamento.
Dopo il lockdown aumentano le richieste d’ascolto dei giovani
La dottoressa spiega, intanto, il contesto sociale odierno e ciò che capita più spesso di dover affrontare allo sportello d’ascolto e in studio: “Dal post Covid ciò che sta ‘arrivando’ di più sono molti adolescenti. Vivono alti livelli di ansia e grosse difficoltà a gestire le emozioni. Sono problemi legati strettamente ai lockdown, a quei momenti in cui durante la pandemia si sono ritrovati a non relazionarsi con nessuno, se non in maniera virtuale. Probabilmente era più semplice, mentre essere nuovamente all’interno di una società con relazioni fisiche ha generato delle difficoltà nel gestire l’ansia”. Un fenomeno che purtroppo sembra ancora in aumento: “Parliamo di decine di giovani e non sono pochi.
Lo sportello Esfo
Lo sportello Esfo, invece, è nato in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne: “Sì abbiamo iniziato il 25 novembre, ma di fatto è aperto a tutti gli adolescenti della scuola dei mestieri. Lo sportello si rivolge a tutti gli studenti dell’associazione, ma sono più le donne che vengono da noi. Perché in questo caso non si parla solo di ansia sociale o problemi relazionali, ma capita di dover affrontare anche il tema della violenza: è un fatto molto grave”.
La cura della salute mentale un tabù sociale
Resta, però, il problema dell’apertura a questo genere di “aiuto”. Casella spiega come non sempre i ragazzi abbiano la possibilità di farsi ascoltare: “Alle famiglie chiedo maggiore apertura. Molti ragazzi non vengono da me o dai colleghi perché i genitori non firmano le liberatorie. Avremmo quindi una maggiore affluenza, ma non è così perché tanti non li autorizzano. Chiedo loro di ascoltare i propri figli, di accogliere i loro bisogni. Se i ragazzi ritengono opportuno doversi confrontare con una terza persona, con un professionista, per raccontare qualcosa o spiegare qualcosa che magari non riescono a fare con i propri genitori, bisogna lascarglielo fare”.
“Ci sono tante dinamiche durante l’adolescenza – prosegue la psicologa -, pensiamo all’ansia sociale ma anche a chi affronta il tema del proprio orientamento sessuale. Se il loro bisogno è andare dallo psicologo bisogna accoglierlo, non è una vergogna. Dobbiamo uscire da questa idea che dallo psicologo vadano i pazzi, un concetto antico e che ancora ora, sbagliando, esiste. Molti di questi ragazzi sono intelligenti e maturi, anche più di molti coetanei. Questo fa sentire loro il gap con la propria generazione, accentua il divario e non tutti riescono a viverla serenamente. Purtroppo c’è però un pregiudizio ancora molto forte”.