Nel centro nord del Paese si conosce poco (e interessa poco) dei disagi in Sicilia. I giornali nazionali sbagliano e Fs non aiuta
Agosto 2022: iniziano i lavori della parte mancante del raddoppio Messina – Catania, nello specifico il lotto Taormina – Giampilieri. Nessuna inaugurazione, nessun ministro, solo un comunicato stampa.
Marzo 2023: iniziano i lavori del lotto Taormina – Fiumefreddo. Ci sono i vertici di Fs, quelli di We Build, c’è anche il ministro Matteo Salvini.
Trova le differenze
Trova le differenze. Ad agosto 2022 era in carica il governo Draghi, che sarebbe durato solo altri due mesi; oggi, da cinque mesi, è in carica il governo Meloni, e appena una settimana fa il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto per far ripartire il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina.
La notizia dell’avvio dei lavori, in sé, è molto importante, tanto più che era attesa da vent’anni. Tra qualche anno, sperando di non dover fare i conti coi soliti tempi biblici delle nostre latitudini, si potrà andare in treno da Messina a Catania in 45 minuti e da Messina all’aeroporto Fontanarossa in 50 o al massimo 55 minuti.
Progetto in secondo piano rispetto al Ponte
Ma in realtà passa in secondo piano rispetto al Ponte. Ecco perché ieri Salvini era a Trappitello, perché semmai il Ponte dovesse davvero essere costruito si prenderà i meriti di aver fatto realizzare il collegamento più lungo al mondo, dopo cinquant’anni di chiacchiere che hanno prodotto “solo” un progetto definitivo a cui manca ancora il parere ambientale del Mite, il Ministero della transizione ecologica. Parere mai arrivato perché l’iter fu fermato dal governo Monti con legge 221/2012.
Ed è proprio l’aspetto ambientale, opinione rispettabile, che temono i “No Ponte”. Ma è curioso che non si siano levate voci per i 42 chilometri di raddoppio Giampilieri – Fiumefreddo, dei quali ben 37 in galleria, con un impatto ambientale non trascurabile.
Dal punto di vista puramente trasportistico, mettendo momentaneamente da parte altri fattori, la costruzione del Ponte sarebbe necessaria. Impensabile arrivare in 45 minuti da Catania a Messina e poi impiegare due ore per ripartire da Villa San Giovanni, quel che ancora accade nel 2023.
I siciliani obbligati a rinunciare al treno
Agli italiani del centro nord Italia, che non vivono questo disagio, cambia poco. Ma per i siciliani è ancora oggi un grande problema, tanto che quasi tutti rinunciano al treno e, non a caso, l’aeroporto di Catania è il quarto italiano per numero di passeggeri, dietro solo Fiumicino, Malpensa e Orio al Serio. Il treno è una soluzione valida solo per i messinesi in buona salute che riescono a imbarcarsi valigie al seguito, sempre col rischio dietro l’angolo in caso di maltempo o coincidenze saltate. Per i siciliani delle altre province è un’odissea.
Sicilia e Calabria distanti 350 km
Nel 2023 impiegare due ore a bordo treno per attraversare tre chilometri di mare è qualcosa fuori dal tempo. In due ore si va da Roma a Bologna, 350 chilometri. In treno è come se Sicilia e Calabria fossero distanti 350 chilometri, altro che area integrata. E non cambierebbe granché neanche se ci fossero il doppio delle navi impiegate oggi.
La differenza tra mare e terra e il responso definitivo
I trasporti su mare non possono mai essere equiparati a quelli su terra, oltre a non garantire autonomia, perché ci saranno sempre tempi morti e di attesa. Non si può decidere quando andare da una sponda all’altra, se non aspettando i vettori marittimi.
Per questo è bene che l’iter progettuale si concluda. Che i massimi esperti mondiali dicano definitivamente: sì, il Ponte di Messina è fattibile e sostenibile, oppure no, non lo è. E nel primo caso si dovrebbe fare subito, nel secondo si dovrebbero trovare alternative, sempre subito.
Il triangolo monco
Su questo Salvini ha studiato. Sa che ci vuole “un’ora e mezza” – dice -, in realtà sono persino due ma il senso del discorso non cambia. Dimentica, però, che ancora oggi 87 chilometri della ferrovia Palermo – Messina, da Castelbuono a Patti, sono a binario unico. L’hanno dimenticato praticamente tutti i presenti ieri a Trappitello, complice la volontaria comunicazione di Fs che parla di triangolo Palermo – Catania – Messina. Un triangolo monco, come abbiamo già spiegato, perché in realtà si tratta solo di due linee separate: la Palermo – Catania e la Catania – Messina. Parlare di Palermo – Catania – Messina è fuorviante perché è impensabile che i palermitani debbano passare da Catania per arrivare a Messina e attraversare lo Stretto. Sarebbe come se la linea Napoli – Roma passasse da Bari.
I giornali nazionali
Rifacciamo il giochino, già proposto qualche mese fa, dei titoli di alcuni giornali nazionali di oggi. Fs, investimento da 11 miliardi per la ferrovia Palermo – Catania (Corriere della Sera); Fs potenzia la linea Palermo – Catania (Il Giornale); Investiti 11 miliardi sulla Palermo – Catania (Quotidiano Nazionale); Palermo – Messina, aperto il cantiere da 2,25 miliardi (Il Sole 24 Ore); Salvini in Sicilia per il via ai cantieri Catania – Palermo (Il Tempo).
Non ci ha azzeccato nessuno. Ieri è stato inaugurato un cantiere parte della Catania – Messina, quindi Palermo non c’entra niente. Ma ieri in tutti gli striscioni e in tutte le comunicazioni si continuava a parlare di Palermo – Catania – Messina, ecco perché a livello nazionale non ci capiscono un bel nulla. Senza contare il numero di miliardi sparati a casaccio tantissime volte in questi anni.
Il raddoppio Palermo – Messina
Per arrivare in cinque ore da Palermo a Roma, come dice Salvini, serve il raddoppio della Palermo – Messina. E non si può neanche dire che serve prima questo e poi il Ponte o prima questo e poi qualsiasi altra cosa. Per gli 87 chilometri mancanti c’è solo uno studio di fattibilità, neanche un progetto, che stima un costo di circa 4 miliardi, cioè più del Ponte in sé stesso, anche se di meno in assoluto, considerati i costi delle opere collegate.
Priorità? No, grazie: tutto insieme
Vuol dire che pure se una gara di progettazione venisse pubblicata domani, e neanche se ne parla, ci vorrebbero i tempi di aggiudicazione, poi quelli per redigere il progetto, bisognerebbe trovare i soldi, fare la gara d’appalto, aggiudicarla e realizzare i lavori. Roba da una decina d’anni. Dobbiamo stare fermi per dieci anni e dare priorità a questo progetto? O dobbiamo aspettare anni che si concludano i lavori sulla Palermo – Catania? Ovviamente no. La Sicilia, come detto più volte, ha bisogno di tantissimi progetti e cantieri per recuperare il divario col resto del Paese. I cantieri portano disagi da sopportare, a meno di non voler continuare a restare fermi e lamentarsi di arretratezza e mancanza di opere pubbliche.
Quindi a ben sperare in futuro la Messina Catania in “Alta Capacità/Velocità?” si percorrerà in 45 minuti e da Messina sempre con la nuova linea Alta Velocità quanto ci vorrà per arrivare a Palermo? La risposta è poco meno di quanto si impiega oggi, sempre 2 ore e 40 minuti! Inoltre il finanziamento della Catania Palermo era già stato realizzato da RFI e quali sarebbero i nuovi finanzimenti del PNRR??
I “nuovi” finanziamenti PNRR (a prestito) hanno fatto intascare a RFI quelli già stanziati in modo da finanziare altre opere nel nord Italia da non dover restituire!!!
Il Ponte è solo propaganda politica , , a chi non vive in Sicilia ed a Messina in particolare dell’attraversamento stabile non interessa a nessuno . I disagi certi per 10 anni dei messinesi a Salvini ed al Governo non interessano , tanto i messinesi continueranno a votare destra anche se li trattano a pesci in faccia .
Al solito Salvini vende aria fritta. E i siciliani gli vanno dietro. fortunatamente ormai in pochi. Il raddoppio ferroviario salta da Giampilieri a Trappitello.