Teatro. "Ion", nel mondo di sotto dove regnano diversità e marginalità

Teatro. “Ion”, nel mondo di sotto dove regnano diversità e marginalità

Tosi Siragusa

Teatro. “Ion”, nel mondo di sotto dove regnano diversità e marginalità

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lunedì 27 Marzo 2023 - 19:50

In scena ai Magazzini del Sale, a Messina, uno spettacolo dalla scrittura densa e una magistrale interpretazione

MESSINA – In programmazione il 25 e 26 marzo ai Magazzini del Sale, bella realtà teatrale consolidata della nostra città, “Ion” è stato vincitore, quale miglior spettacolo al Festival InDivenire nel 2019 e finalista al premio di drammaturgia Carlo Annoni 2021 ed è in grado di mostrare senza infingimenti, con scarnificati tratti, un universo oggetto di pregiudizi. Andrea Tosi è stato ideatore del soggetto, germinato da una sua ricerca presso gli istituti manicomiali, e Dino Lopardo, regista e autore, ha dato sviluppo ad uno script denso e sofferto, realizzando altresì la magistrale direzione degli interpreti Andrea Tosi, Alfredo Tortorelli e Iole Franco.

Teatro iperrealista di un Sud del mondo periferico che ignora la solidarietà

La recitazione, d’effetto, pur se, volutamente, assai minimalista, suggerisce senza intenti didascalici, assenti nel testo, tratteggiando un sotto-mondo, quello degli altri da noi, gli invisibili, relegati dai cd. normali ai margini, non essendo in grado di adattarsi, poiché portatori di “diversità” rispetto ai canoni socialmente statuiti che delimitano l’accettazione o il rifiuto nell’umano consesso. L’ispirazione è tratta da una vicenda reale, e la “mise en scene” ci rimanda uno spaccato esistenziale di due fratelli, tali Giovanni e Paolo, appartenenti ad una famiglia del Sud – di differente indole e inclinazioni, il primo, introverso e attento alla cultura, molto pragmatico e rozzo, il secondo – alle prese con un tempo passato, che per loro non è davvero passato, con il quale non hanno mai saputo fare i conti, con vicende che li hanno separati, condizionando il prosieguo delle loro esistenze.

Uno spettacolo grottesco e visionario

La solitudine aleggia, livida, in questa grottesca e visionaria pièce, ove i conflitti fra due fratelli, tanto diversi da non sembrare avere alcun legame familiare, trovano espressione soprattutto nei differenti usi del linguaggio, che pervade gli interpreti… un dialetto stretto lucano, con sfumature campane per il proletario Paolo, un perfetto italiano, con preziosismi lessicali, per Giovanni, omaccione infantile, con velleità artistiche non realizzate.

I momenti dell’infanzia rivivono così continuamente, con quella ossessiva figura paterna, molto vicina a Paolo, e critica e giudicante, gretta e anaffettiva nei confronti di Giovanni (che reputa “malato”, senza essere storpio, consentendogli di ricevere l’invalidità), e, fra l’accapigliarsi e il sorriso e gli abbracci, i ricordi prendono forma e emerge la grave colpa di uno dei due, probabilmente all’origine della disgregazione familiare e di quel destino avverso che stanno ancora scontando. La figura materna continua ad aleggiare … fantasma mai pago, affettuoso referente per Giovanni, soggetto “strambo” per il prosaico Paolo. Anche il prete non è certo un padre spirituale.

Tra il grigio delle case e il male di vivere

La scenografia, riferibile allo stesso D. Lopardo (in uno alla fioca illuminazione), e a Gerardo Viggiano, gioca un ruolo essenziale, contrassegnata come è dalla allocazione di oggetti scenici metallici, tutti multifunzione (e così… la porta scrostata diverrà armadio, confessionale, cella, finestra, ed è assai pregevole come, in un sistema di scatole cinesi, ogni cosa si trasformi per assumere altri usi consoni), e completa il quadro ambientale alla perfezione.

Il grigio della squallida dimora impregna le loro vite, che si dispiegano innanzi a noi e generano malessere, trasferendoci il disagio del loro vivere in uno stato di disadattamento perenne, quasi confinati in fondo al mondo. I costumi di Iole Franco conferiscono, altresì, ausilio nella definizione dei caratteri dei personaggi in rappresentazione. Una produzione Compagnia Gommalacca Teatro, Dino Lopardo e Collettivo Itaca, a seguito di collaborazione intercorsa dal 2022; il progetto è stato realizzato con il sostegno di “Città delle 100 Scale Festival” e “Nostos Teatro”.

Dino Lopardo è attore, sceneggiatore e drammaturgo di valore (particolare cura ha dedicato proprio alla ricerca drammaturgica) ed è autore, altresì, del video ”Nessuno escluso” per Amnesty International, e della realizzazione di due cortometraggi “Partecipare” e “Vecchio”, con Leo Gullotta, vincitore del Miglior corto al “Maratea Film Festival” e quale Migliore Attore al “Festival Tulipani di seta nera”.

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