L'affido di minori. "Non li ho partoriti ma sono i miei figli, per loro combatto con la burocrazia"

L’affido di minori. “Non li ho partoriti ma sono i miei figli, per loro combatto con la burocrazia”

Federica Morabito

L’affido di minori. “Non li ho partoriti ma sono i miei figli, per loro combatto con la burocrazia”

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martedì 04 Aprile 2023 - 07:45

Sara racconta la sua esperienza con due minori. Gioia e amore ma anche difficoltà economiche quando la procedura s'inceppa al tribunale

REGGIO CALABRIA – “Anche se portano un altro cognome per me sono i miei figli”. Sono le parole di Sara, il nome è di fantasia. Parole forti, determinate e cariche d’amore, che colpiscono chi ascolta.

Ci sono tante storie che potremmo raccontare, di accoglienza, di dono, di amore, ma anche di difficoltà e problematiche connesse al delicato tema dell’affido dei minori provenienti da famiglie in difficoltà. Questa è quella di Sara, appunto, una donna di Reggio Calabria forte, tenace, energica che si trova per caso, a intraprendere la strada dell’affido in modo del tutto inaspettato, quando un parente di suo marito, vedovo e con problemi di salute, inizia ad affidare loro i suoi due bimbi. Sara non ha figli suoi, sebbene li desideri tanto.

Giovanni e Sofia, sono trascurati, trasandati e la piccola Sofia non parla. A Sara e al marito viene chiesto di ospitare i bambini per qualche ora, ma quelle poche ore si trasformano da subito in “abbandono”. I piccoli non vengono più presi dal padre che procede, in accordo con Sara e il marito, a inoltrare le pratiche per l’affido. Poi, come nella più bella delle fiabe, arriva il miracolo, Sara rimane incinta. La famiglia si allarga, con l’arrivo della piccola Gaia. Ed è proprio da qui che parte questa bella storia di dono e dedizione, ma anche di difficoltà.

Il rinnovo dell’affido e i difficili rapporti con il tribunale: “Più di un anno per attendere il rinnovo della proroga”

“Dal 2009 ci siamo presi cura con grande amore dei nostri ragazzi, pur non avendo grosse disponibilità economiche – spiega Sara – per noi è stata una gioia indescrivibile accoglierli e oggi possiamo dire di essere una grande famiglia. Ma non è tutto rose e fiori perché in questo percorso ci siamo dovuti scontrare con le difficoltà legate ai rapporti con i tribunali. Le difficoltà sono connesse, sostanzialmente, ai tempi di proroga dell’affido che è temporaneo e scade ogni 24 mesi”.

Per Sara gli intoppi della macchina burocratica causano molti disagi. “Il tribunale – dice – alla scadenza non rinnova immediatamente l’affido. Anzi, fa trascorrere anche oltre un anno in più prima della proroga”.

“In attesa della proroga, senza assegno di mantenimento, ci troviamo in grandi difficoltà economiche”

Il problema è soprattutto economico. “Per l’affido è previsto un assegno di mantenimento che noi abbiamo usato e usiamo per le esigenze dei ragazzi, alle quali altrimenti non potremmo sopperire – spiega Sara – per esempio, abbiamo acquistato gli apparecchi per i denti. La piccola è seguita da uno psicologo a causa dei traumi che ha subito e, poi, tutto il quotidiano, tra abbigliamento, cibo, le normali esigenze dei bambini, oggi, ormai, ragazzi. In quell’anno che il tribunale prende per la decisione ci troviamo a non riuscire a far fronte a tutte le spese, seppur il contributo ci spetti di diritto, come previsto dalla legge. Purtroppo non siamo benestanti e tutto quello che abbiamo lo impieghiamo per i nostri ragazzi. Siamo costretti a rivolgerci a un avvocato perché in quel lasso temporale di vuoto assoluto, i miei figli, perché per noi lo sono anche se non portano il nostro cognome, hanno dovuto mangiare, andare a scuola e fare le cose che fanno tutti i ragazzi di quella età. Questo ci mette in notevole difficoltà”.

Diversa l’esperienza, invece con gli assistenti sociali dai quali Sara trova collaborazione e affetto. “Quando dovevano venire gli assistenti a casa, i bambini, per l’impazienza di incontrarli, li attendevano addirittura in balcone”. Un’altra peculiarità di questo istituto, come già scritto temporaneo, è che cessa al compimento dei 18 anni.

“Questo un po’ ci preoccupa perché l’affido può essere rinnovato sino al ventunesimo anno di età sulla base di un progetto specifico, per consentire l’autonomo inserimento sociale e per creare le condizioni per il raggiungimento di una sufficiente autonomia, ma non è detto che accada”, osserva la donna.

Un futuro per i ragazzi in affido

“Giovanni è quasi maggiorenne e se non dovesse esserci concesso – prosegue Sara – per noi sarebbe un problema riuscire a fargli proseguire gli studi. Giovanni è un ragazzo con la testa sulle spalle che vuole realizzarsi nella vita. Un rapporto del genere non può e non deve interrompersi così, solo in base ad un fatto temporale ma dovrebbe essere subordinato ad una realizzazione effettiva. Questo limite costituisce un impedimento alla realizzazione dei suoi sogni perché noi, come spiegavo, abbiamo diponibilità limitate e senza un aiuto non riusciamo ad assicurargli il futuro. Una prospettiva che anche i nostri ragazzi in affido meritano”.

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