Ex addetto stampa della Provincia regionale e delegato redazionale de La Sicilia, si è spento stanotte in ospedale, a poco meno di un mese dai 68 anni
Ci sono persone che sembra non debbano mai venire a mancare: la forza, la verve d'altri tempi, la profonda conoscenza degli uomini e del mondo e, perché no, quel carattere soltanto apparentemente burbero facevano sembrare Gino Mauro un immortale.
Invece l'addetto stampa della Provincia regionale, in pensione da qualche tempo, si è spento stanotte in ospedale, a poco meno di un mese dai 68 anni.
Ex delegato redazionale de La Sicilia, due mogli, tre figli, padre putativo di una nidiata di giornalisti ai quali ha insegnato, a modo suo, il mestiere e la vita.
La Redazione di TempoStretto, il direttore responsabile Nino Arena, l'intera società editrice del giornale e il presidente del C.d.A. Pippo Trimarchi lo ricordano con affetto e porgono le condoglianze alla famiglia.
I funerali si svolgeranno mercoledì alle 11 nella Chiesa di Sant'Elena.
Prima che arrivasse di persona, era preceduto, di molto, dall’odore del suo sigaro puzzolente.
Ricordo il suo sorriso smagliante, la battuta sempre pronta, la sua passione per la squadra del Messina.
R.I.P.
George
Prima che arrivasse di persona, era preceduto, di molto, dall’odore del suo sigaro puzzolente.
Ricordo il suo sorriso smagliante, la battuta sempre pronta, la sua passione per la squadra del Messina.
R.I.P.
George
Ho avuto la fortuna e l’onore di scrivere per la redazione di Messina de “La Sicilia” per oltre 10 anni e mai, dico mai, quel grande giornalista che è stato Gino Mauro mi ha mai censurato un articolo, anzi, ci ha sempre spronati a svolgere inchieste e a non pubblicare pedissequamente quanto comunicavano le “veline” cosiddette istituzionali. Una vera scuola di giornalismo, quale a Messina non ce ne sono più, il cui maestro è stato Gino Mauro. Per me, che venivo dall’esperienza battagliera del “Soldo” anni ’70 di quell’altro grande che fu Aurelio Samperi, è stato un momento di importante crescita giornalistica. Grazie Gino, per tutto quello che ci hai insegnato e che hai fatto per Messina, non lo dimenticheremo mai. Nino
Ho avuto la fortuna e l’onore di scrivere per la redazione di Messina de “La Sicilia” per oltre 10 anni e mai, dico mai, quel grande giornalista che è stato Gino Mauro mi ha mai censurato un articolo, anzi, ci ha sempre spronati a svolgere inchieste e a non pubblicare pedissequamente quanto comunicavano le “veline” cosiddette istituzionali. Una vera scuola di giornalismo, quale a Messina non ce ne sono più, il cui maestro è stato Gino Mauro. Per me, che venivo dall’esperienza battagliera del “Soldo” anni ’70 di quell’altro grande che fu Aurelio Samperi, è stato un momento di importante crescita giornalistica. Grazie Gino, per tutto quello che ci hai insegnato e che hai fatto per Messina, non lo dimenticheremo mai. Nino
Ciao Capo, così come ti chiamavamo tutti noi. Il ricordo di un duomo che era forte ma che sapeva apprezzare i giovani che si avvicinavano all’affascinante mondo del giornalismo. Fui chiamato dopo pochi giorni dal l’inoltro del mio curriculum vitae. Il mio debutto nel marzo 1991 fino al gennaio 2003. Mi ha sempre rispettato e stimato, e anch’io ricambiavo. Addio Capo.
Ciao Capo, così come ti chiamavamo tutti noi. Il ricordo di un duomo che era forte ma che sapeva apprezzare i giovani che si avvicinavano all’affascinante mondo del giornalismo. Fui chiamato dopo pochi giorni dal l’inoltro del mio curriculum vitae. Il mio debutto nel marzo 1991 fino al gennaio 2003. Mi ha sempre rispettato e stimato, e anch’io ricambiavo. Addio Capo.
Avevo 19 anni. Non ero mai entrata in una vera redazione giornalistica. Nel mio curriculum c’era il mio nome e cognome, il liceo e un desiderio: scrivere. Mi trovai di fronte quest’uomo burbero, strano, con una voce inconfondibile: alternava toni leggeri ad altri profondissimi, risate ad espressioni buie. Guai a contraddirlo. Difficile inserirsi nei suoi discorsi lucidi e deliranti. Mi disse “che vuoi tu?” – “Veramente… Dottore…” – “Io non sono dottore, sono il Capo” – “Ah… Mi scusi… Capo… Io vorrei scrivere” – “Ahahahah e a 19 anni vorresti scrivere per un quotidiano come La Sicilia?!?”… Mi guardò negli occhi e probabilmente capì. “Va bene, vai di là. Scrivimi trenta righe sul torneo di bocce” – “Ma veramente io… Non ho idea.
Avevo 19 anni. Non ero mai entrata in una vera redazione giornalistica. Nel mio curriculum c’era il mio nome e cognome, il liceo e un desiderio: scrivere. Mi trovai di fronte quest’uomo burbero, strano, con una voce inconfondibile: alternava toni leggeri ad altri profondissimi, risate ad espressioni buie. Guai a contraddirlo. Difficile inserirsi nei suoi discorsi lucidi e deliranti. Mi disse “che vuoi tu?” – “Veramente… Dottore…” – “Io non sono dottore, sono il Capo” – “Ah… Mi scusi… Capo… Io vorrei scrivere” – “Ahahahah e a 19 anni vorresti scrivere per un quotidiano come La Sicilia?!?”… Mi guardò negli occhi e probabilmente capì. “Va bene, vai di là. Scrivimi trenta righe sul torneo di bocce” – “Ma veramente io… Non ho idea.
Da quando si è deciso di sopprimere la Provincia Regionale di Messina, ho sempre avuto la sensazione si trattasse di una bufala, di un bluff…non hai mai sentito e creduto realmente alla fine di quella storia. Oggi con la scomparsa di Gino, mi rendo realmente conto che quella speciale avventura costellata di persone stravaganti e meravigliose come lui è veramente finita. Non dimenticherò mai un passionale, un professionista tenace, un amico! Ciao Marchese del Grillo.
Da quando si è deciso di sopprimere la Provincia Regionale di Messina, ho sempre avuto la sensazione si trattasse di una bufala, di un bluff…non hai mai sentito e creduto realmente alla fine di quella storia. Oggi con la scomparsa di Gino, mi rendo realmente conto che quella speciale avventura costellata di persone stravaganti e meravigliose come lui è veramente finita. Non dimenticherò mai un passionale, un professionista tenace, un amico! Ciao Marchese del Grillo.
-SEGUITO –
– “Basta. Vattene a scrivere cazzo”… Qualche mese dopo mi dava le chiavi per aprire la redazione di domenica mattina e mi spiegava come impostare un menabò… Quattro anni incredibili. Surreali direi. In cui ho appreso il giornalismo di una volta, quello di strada. Fatto senza internet, in una redazione polverosa, fatiscente ed antica, che sapeva di un tempo ormai lontano, con le notizie che mi venivano dettate al telefono dai corrispondenti delle province ed i rullini delle foto da sviluppare, inviati dai colleghi dei paesi, che arrivavano con i pullman interbus… Ciao Capo. Ciao Gino.
-SEGUITO –
– “Basta. Vattene a scrivere cazzo”… Qualche mese dopo mi dava le chiavi per aprire la redazione di domenica mattina e mi spiegava come impostare un menabò… Quattro anni incredibili. Surreali direi. In cui ho appreso il giornalismo di una volta, quello di strada. Fatto senza internet, in una redazione polverosa, fatiscente ed antica, che sapeva di un tempo ormai lontano, con le notizie che mi venivano dettate al telefono dai corrispondenti delle province ed i rullini delle foto da sviluppare, inviati dai colleghi dei paesi, che arrivavano con i pullman interbus… Ciao Capo. Ciao Gino.