Chi resta nella rete dei Carabinieri contro lo spaccio di cocaina nella Costa Saracena
PATTI – Sono 12 gli indagati finali dell’operazione Ambrosia. Il sostituto procuratore di Patti, Federica Urban, alla fine degli accertamenti ha notificato l’atto di chiusura delle indagini con il quale conferma le ipotesi d’accusa per tutti quelli che erano finiti nella retata.
I nomi
Enza Baratta (46 anni) e il compagno Antonio Lupica (43), Daniele Casella (53), definiti dagli inquirenti i “gestori” dei due supermarket, gli appartamenti da dove, h 24, partivano le dosi di cocaina verso i clienti, anche a domicilio attraverso i pusher in motorino, veri e propri rider dello spaccio, scrive la magistratura di Patti. Ancora: Giuseppe Condipodaro Marchetta (41), Riccardo Pintaudi (40), Giuseppe Tumeo (33) di Brolo, il palermitano Paolo Vaccarella (43) e Cristian Terrranova (40) di Paternò, Calogero Maggistro (45) di Brolo, Roberto Messina (39) di Paternò e Alberto Foti (36) di Tortorici.
I prossimi passi dell’inchiesta
Sono assisti dagli avvocati Agostino Scaffidi, Antonio Spiccia, Decimo Lo Presti, Sandro Pruiti Ciarello, Domenico Magistro, Salvatore Cipriano e Tommaso Calderone, che ora preparano le difese in vista del vaglio preliminare. Il Tribunale del Riesame, intanto, ha limato le ipotesi d’accusa per qualche posizione: per Tumeo ad esempio sono stati revocati i domiciliari e qualche reato è stato riqualificato. Complessivamente, però, al primo vaglio dei giudici, quello del Collegio chiamato a esaminare le misure cautelari, l’inchiesta ha tenuto.
Il delivery della droga
La retata dei Carabinieri di Patti, ai comandi del Capitano Pascariello, è scattata un mese fa esatta. Con intercettazioni ambientali e telefoniche, appostamenti e video riprese, i militari hanno ricostruito oltre 40 episodi di spaccio, avvenuti tra il 2018 e il 2020, tutti ruotanti i due appartamenti.
La denuncia di una mamma ai carabinieri
La coppia Baratta-Lupica e Casella non sembrano tra di loro collegati, ma di fatto servivano l’intera zona della Costa Saracena, garantendo soprattutto cocaina. Documentati anche i rifornimenti dai trafficanti catanesi. Le dosi venivano ordinate anche via chat. A dare il via all’inchiesta, la denuncia di una mamma preoccupata per la figlia che conviveva con uno degli spacciatori.