Continui applausi a scena aperta per il capolavoro di Paolo Genovese, che sorprende e si riempie di risate nella sua resa teatrale
Un gruppo di amici da sempre, riuniti insieme a cena, decide di giocare ad un particolare “gioco della verità”: porre sul tavolo il proprio cellulare, condividendo con tutti qualsiasi chiamata o messaggio arrivi durante le cena. Un gioco pericoloso che porterà coloro che si reputavano amici a riconoscersi, invece, come “perfetti sconosciuti”.
Paolo Genovese porta il suo “Perfetti sconosciuti” a teatro. L’enorme successo cinematografico del 2016 (entrato addirittura nel Guinness dei primati nel 2019 come il film in assoluto con più remake della storia del cinema) decide di compiere un ulteriore salto nel vuoto, sebbene facilitato da una impostazione drammaturgica che bene si presta alla trasposizione teatrale.
Un salto nel vuoto, infatti, assolutamente riuscito. Perfetti sconosciuti è capace di superarsi ancora sul palcoscenico del Teatro Vittorio Emanuele di Messina, emozionando e divertendo il pubblico, i numerosi applausi del quale irrompono continuamente a scena aperta.
La regia teatrale convince tutti
La regia di Paolo Genevose (al suo esordio teatrale), con un cast completamente nuovo, convince e appassiona tutti, anche i più affezionati al film, intimoriti dalla possibile resa teatrale.
Non deve essere facile realizzare una nuova regia di un proprio lavoro – soprattutto così famoso – ma Genovese sa innovarsi, pur restando sempre fedele a se stesso e alla sua opera. Il copione rispetta la sceneggiatura originale, la regia mantiene la sua narrazione e le memorabili frasi diventate un cult, come:
“– Però una cosa importante l’ho imparata.
– Cosa?
– Saper disinnescare.
– Cioè?
– Non trasformare ogni discussione in una lotta di supremazia. Non credo che sia debole chi è disposto a cedere, anzi, è pure saggio. Le uniche coppie che vedo durare sono quelle dove uno dei due, non importa chi, riesce a fare un passo indietro. E invece sta un passo avanti”.
La comicità
Cifra distintiva e unica della resa teatrale è, poi, la marcia in più data alla rappresentazione dalla comicità di cui si arricchisce. Stesso copione ma un sottotesto diverso, più diretto al riso, con tempi comici incalzanti e serrati. Le riflessioni disilluse su cui si articolava il film non mancano, ma lasciano altrettanto spazio all’ironia e alle risate. Il merito è anche della forza del cast, divertente e ironico, pur nell’amarezza delle situazioni raccontate, coinvolgente e autentico. Merito della profondità ironica di Massimo De Lorenzo, che valorizza ancora di più la centralità del suo personaggio (l’unico amico rimasto single, che dovrebbe presentare alla cena la nuova fidanzata). Merito della forza carismatica di Anna Ferzetti, che canalizza tutte le attenzioni; della comicità spontanea di Dino Abbrescia e Rosario Lisma; della credibilità attenta e precisa di Valeria Solarino, Marco Bonini e Alice Bertini. La potenza dello spettacolo trova sua linfa nella coralità simbiotica tra gli interpreti.
Un realismo coinvolgente
Ad offrire dinamica a tutta la narrazione sono le scene di Luigi Ferrigno, uno stesso set scomposto attentamente in più stanze, realistico e curato in maniera minuziosa fino al più piccolo dettaglio, in modo tale da farci vivere i diversi ambienti della casa con le loro emozioni (perfino il terrazzo su cui si affaccia l’eclissi, mostrata in una geniale resa scenica finale). A valorizzare le scene il gioco di luci di Fabrizio Lucci che incornicia i momenti, guidandoci nel loro svolgersi veloce, in un crescendo continuo. Gli abiti di Grazia Materia, infine, offrono concretezza, realtà e quotidianità al tutto.
Un ambiente davvero cinematografico, in cui gli attori condivideranno una cena, invitando il pubblico a farne parte. Ci sentiamo spettatori diretti di quella stessa tavolata, condividendo con gli attori emozioni, sensazioni, preoccupazioni e segreti (salvati, però, dal dover entrare nel loro gioco doloroso). La partecipazione affettiva degli spettatori determina il salto di livello compiuto dall’opera, donando al lavoro una intensità ancora maggiore.
Un dialogo con ciascuno di noi
Una commedia che, senza ricercare nessun eccesso, nessuna spettacolarizzazione, trova forza nella sua autenticità, nel suo far riflettere con naturalezza, senza alcuna imposizione – come in una vera chiacchierata a cena tra amici – su amore, amicizia, coming out, tradimento, legami, tecnologia. Ci tocca in prima persona perché, sebbene non necessariamente “ognuno di noi ha tre vite: una pubblica, una privata ed una segreta”; ognuno di noi ha, però, insicurezze, timori, fragilità, segreti, che in Perfetti Sconosciuti sente venire fuori nella loro umanità, raccontati e mostrati con semplicità.
Perché, nonostante tutto: “se ami qualcuno, lo devi proteggere”.
uno spettacolo di Paolo Genovese
con in ordine alfabetico
Dino Abbrescia, Alice Bertini, Marco Bonini, Massimo De Lorenzo, Anna Ferzetti, Rosario Lisma, Valeria Solarino
scene Luigi Ferrigno
costumi Grazia Materia
luci Fabrizio Lucci
produzione Nuovo Teatro diretta da Marco Balsamo
in coproduzione con Fondazione Teatro della Toscana e Lotus Production