Interrogato dalla Procura di Messina l'assessore regionale Giovanni Pizzo che ha ricostruito i passaggi salienti della vicenda la centro dell'inchiesta sulla clinica Santa Rita.
Emergono nuovi particolari sull'indagine della Procura di Messina sul fallimento dell'Ati Hospital Santa Rita, la sigla che ha gestito l'omonima clinica privata fino al fallimento, dichiarato nel 2012. L'assessore regionale Giovanni Pizzo, indagato per bancarotta fraudolenta in qualità di amministratore delegate dell'Ati, è stato interrogato dai magistrati titolari del caso ed ha ricostruito le fasi salienti della vicenda.
Accompagnato dai suoi legali, gli avvocati Salvatore Giannone e Carmelo Scillia, Pizzo ha spiegato perché l'Ati, nel pieno della propria espansione delle attività ambulatoriali, subì un brusco stop causato dalla politica regionale in fatto di sanità. A fine 2011, infatti, quasi ad anno d'esercizio chiuso, la Regione tagliò il budget accreditato all'Ati per le attività alla Santa Rita. La società subì cioè una forte decurtazione delle somme, che di fatto aveva già impegnato. Inoltre la Regione fissò un nuovo tetto massimo al budget assegnato, che doveva avere come nuovo parametro di riferimento quello erogato nell'anno 2005, un anno in cui il gruppo Pizzo-Grazia Romano era in piena ristrutturazione.
E' a questo punto che tra l'Ati e l'Asp di Messina si aprì un vero e proprio braccio di ferro. L'Asp infatti, ente erogante il finanziamento regionale, in seguito alla delibera regionale, trattenne a sé le somme, decurtando di un 20% quelle da erogare da lì in poi, a titolo di "restituzione" di quanto per quell'anno era già erogato all'Ati. Una vera e propria azione indebita, secondo il gruppo sanitario, che contestò all'Azienda sanitaria la mancanza del titolo per agire. La trattativa e le azioni legali portarono all'abbassamento della decurtazione, dal 5 al 20%, ma non bastò e i guai per la Ati Hospital non finirono lì. Il passo al fallimento è stato breve.
Ora sarà il prosieguo dell'inchiesta – nata dai rilievi del Tribunale che ha gestito la procedura fallimentare – e affidata al procuratore aggiunto Sebastiano Ardita ed all'aggiunto Fabrizio Monaco, a chiarire tutti i particolari. Abbonotassima la difesa dell'assessore, che preferisce non rilasciare alcun commento, nel rispetto del lavoro della magistratura. (Alessandra Serio)