Doveva partire alle 06.50 di stamattina, ma ha mollato gli ormeggi alle 13.50 circa.
Tira oggi, tira domani, prima o poi la corda si spezza. E quella corda legata al cappio dei pendolari dello Stretto si sta stringendo talmente tanto da soffocarne i diritti e offenderne la dignità.
Morire o combattere: lasciare che il cappio al collo dei 12mila viaggiatori che ogni giorno si spostano tra le due sponde dello Stretto si stringesse ancora di più voleva dire morire. E invece loro hanno deciso di combattere.
Hanno bloccato l’aliscafo, hanno preteso un confronto con i dirigenti di Bluvia con un’insindacabile richiesta, forte e chiara: la messa in funzione del Selinunte Jet e quindi il ripristino delle corse vigenti fino alla scorsa primavera. Hanno voluto difendere i loro diritti urlando -vergogna, vergogna, vergogna- e, soprattutto, hanno protestato in modo spontaneo, quando si sono resi conto che per prendere l’aliscafo delle 06.50, che potrebbe ospitare solamente 398 passeggeri, facevano la fila in 500.
Più di cento dovevano rimanere a terra per l’ennesima volta, nell’attesa di -un altro giorno- che non arriva mai, mentre il Selinunte è tornato da Messina il 19 settembre e non parte perchè le Ferrovie continuano a litigare sul numero dei membri dell’equipaggio (sei o sette? è questo il problema …!) e così hanno deciso di rimanere a terra tutti, aliscafo compreso.
Ecco il video della protesta:
Qui sotto il video dell’aliscafo bloccato a Reggio