Sempre più concreta la stabilizzazione a 11 ore, scontro tra i sindacati. Fp Cgil: "Le Donne è il mago di Oz"

Sempre più concreta la stabilizzazione a 11 ore, scontro tra i sindacati. Fp Cgil: “Le Donne è il mago di Oz”

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Sempre più concreta la stabilizzazione a 11 ore, scontro tra i sindacati. Fp Cgil: “Le Donne è il mago di Oz”

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domenica 11 Ottobre 2015 - 22:43

La Fp Cgil a muso duro contro il direttore generale di Palazzo Zanca, definito dalla segretaria Clara Crocè come il mago di Oz: "Il sindacato non sottostarà mai a queste pseudo magie, perché la realtà vissuta da centinaia di lavoratori precari somiglia a tutto fuorché ad una fiaba". Il Csa spinge invece verso la stabilizzazione.

Alla fine potrebbe accadere davvero. Stabilizzazione a 11 ore settimanali, quindi fine del precariato ventennale ma a condizioni da fame. Perché lavorare 11 ore a settimana significa guadagnare intorno ai 350 euro al mese e per precari di 40 o 50 anni con famiglie sulle spalle, spesso monoreddito, 11 ore settimanali significherà sfiorare la soglia della povertà. Eppure a Palazzo Zanca l’ipotesi della stabilizzazione a 11 ore sembra ormai diventare sempre più concreta. Ma la Funzione pubblica della Cgil dichiara guerra aperta alla delibera che l’Amministrazione Accorinti si appresta a varare, un atto che per il sindacato punta a portare sull’altare del sacrificio i lavoratori di categoria A e B. Si tratta in particolare di 56 lavoratori di categoria A, 30 lavoratori di categoria B e 2 lavoratori ASU per i quali si prevede la stabilizzazione entro il 2015 a 11 ore settimanali. I prescelti si ritroveranno a partire dal mese di gennaio 2016 con stipendi dimezzati di circa 370 euro al mese e senza alcuna possibilità di aumento delle ore, spiega la Fp Cgil. E se tutto va bene, a normativa invariata, la ricontrattualizzazione, che potrà aggiungere altre 2 ore, potrebbe avvenire a partire dal 2019.

“Sacrificare i più per gli interessi di pochi. Non può essere considerata diversamente l’imbarazzante proposta di delibera di stabilizzazione dei precari del Comune di Messina, targata Le Donne. Un provvedimento frutto di ipocriti accordi sottobanco stretti con alcune sigle sindacali, che non fanno che riportare la mente ai giorni della più becere politica dell’inciucio. Più passano i mesi – afferma la segretaria generale Clara Crocè – più aumenta in noi la sensazione, diventata ormai quasi una certezza, che il direttore generale, alla stregua del mago del “Mago di Oz”, pensi di poter convincere tutti con giochi amministrativi di prestigio che inevitabilmente finiscono per rivelarsi ciò che sono: mere illusioni. La Fp Cgil non sottostarà mai a queste pseudo magie, perché la realtà vissuta da centinaia di lavoratori precari somiglia a tutto fuorché ad una fiaba, e Le Donne, più che un mago, ricorda più un maldestro stregone”.

Senza peli sulla lingua Clara Crocè impallina il direttore generale Le Donne e va a fondo del provvedimento che l’amministrazione sta provando a mettere in piedi. “La proposta del super manager per il 2016 non prevede alcuna assunzione, così come imposto dal governo nazionale, mentre il rimanente personale di categoria C, i 50 vigili, 5 unità di categoria D3, 23 di categoria D e 121 unità di categoria C verrebbero assorbiti nel 2017, sempre a 11 ore”.

Per la FP Cgil il sacrificio delle categorie A e B consentirebbe all’Amministrazione di assumere tramite procedure di mobilità esterna un dirigente a tempo indeterminato e due dirigenti a tempo determinato, mentre una cinquantina di unità di personale in categoria C tramite procedure di reclutamento ordinario o mobilità esterna. Il tutto condito dal tam tam delle voci di corridoio veicolate ad hoc che terrorizzano i lavoratori sul fatto che le 11 ore siano l’unica alternativa per non andare a casa e perdere definitivamente il lavoro.

In realtà ci sarebbe anche un piano B, quello delle 14 ore settimanali. L’artefice è sempre Le Donne, che per la Crocè è ormai il mago di Oz, e anche questo punta al sacrificio di una parte dei lavoratori. La normativa prevede che la stabilizzazione si deve realizzare nel triennio 2015/2017. In questo arco temporale l’Amministrazione deve sfruttare la capacità assunzionale, spiega Clara Crocè, che secondo i conti dell’Amministrazione prevede la stabilizzazione a 11 ore. Per aumentare le ore fino a 14 ore, il Comune deve sfruttare la capacità assunzione del 2018, ne consegue che nel triennio previsto dalla legge il numero dei precari da stabilizzare deve scendere (es. invece di 299 ne potranno essere stabilizzati 220) e le rimanenti unità rimarrebbero fuori da ogni ipotesi di stabilizzazione in quanto la normativa in atto vigente, non prevede nessuna possibilità di stabilizzazione nel 2018.

“Non siamo disponibili a sacrificare una parte dei lavoratori in favore di altri, siamo pronti ad osteggiare in ogni modo il percorso intrapreso dall’Amministrazione. La strada da seguire è varare un piano di stabilizzazione, così come previsto dalla normativa, per tutti i lavoratori e che preveda una stabilizzazione complessiva al 2017, nell’attesa che, così come già sta avvenendo, non intervegano ulteriori modifiche legislativa che consentano di garantire una stabilizzazione con un monte orario nettamente superiore”.

La Fp Cgil è pronta ad andare a battere i pugni a Palermo e a Roma per raggiungere questo obiettivo e lancia un monito: “Se il segretario Le Donne ama interpretare il ruolo del Mago di OZ, non può pensare che la Fp Cgil possa indossare i panni dell’omino di latta, dello spaventapasseri, né tantomeno quello del leone. Abbiamo cervello, cuore e soprattutto non abbiamo paura. I precari devono essere consapevoli fino in fondo che ce la possono fare senza streghe o maghi, basta crederci”.

Su un versante totalmente diverso si pone il Csa che, pur consapevole del fatto che un contratto a 11 o 14 ore è assolutamente insoddisfacente e lesivo della dignità lavorativa di ciascuno dei precari del Comune di Messina, ritiene che questa possa essere la soluzione che più di tante altre può salvaguardare ed assicurare l'intero iter della stabilizzazione, ponendo così fine ad un percorso durato 26 anni e costellato da continue promesse, delusioni ed incertezze in ambito lavorativo e conseguentemente a livello personale e familiare.

“Alla luce delle problematiche economico finanziarie che vedono interessare Comune e Regione e del mutevole quadro normativo che regna a livello nazionale, che non lascia presagire nulla di buono, la strada tracciata dal direttore generale risulta la sola idonea per portare a compimento” dicono i sindacalisti Gaetano Giordano e Carlo Abbate .

Il Csa entra evidentemente in collisione contro chi invece ha deciso di dare battaglia a questo tipo di percorso e definisce del tutto fantasiose, populistiche e prive di un riscontro oggettivo le voci che al momento si rincorrono e che vedrebbero possibile una stabilizzazione con un monte ore pro capite ben più alto rispetto a quanto prospettato da Le Donne. “Tali affermazioni al momento risultano lesive degli interessi dei lavoratori poiché rischiano di mettere a repentaglio o addirittura di bloccare il processo di stabilizzazione che l'amministrazione, con notevolissimo sforzo, sta provando in tutti i modi di concretizzare”. Il sindacato autonomo vuole ricordare alla platea dei lavoratori precari del comune che qualora la delibera non dovesse essere esitata entro il 31 dicembre 2015, così come recita la legge D'Alia, il lungo cammino nel mondo del precariato verrebbe ad interrompersi inesorabilmente a fine 2015.

Per questi motivi il Csa chiede al segretario/direttore generale di voler adottare nell'immediato tutti quei provvedimenti atti a garantire la stabilizzazione dei precari storici del comune nel più breve tempo possibile e con un monte ore dignitoso, nel rispetto delle norme vigenti così da non incorrere in incidenti di percorso che potrebbero compromettere la stabilizzazione dei 288 lavoratori precari del comune di Messina.

“E’ assolutamente auspicabile che, al prossimo tavolo di concertazione, Le Donne, con le capacità indiscusse che lo contraddistinguono, possa trovare urgentemente una soluzione condivisibile così da chiudere questa estenuante vicenda o, nella peggiore delle ipotesi, che possa assumere una posizione ferma ed inequivocabile, a tutela degli interessi e delle giuste aspettative della stragrande maggioranza dei lavoratori precari a tutt’oggi costretti ad una lunga agonia ed alla visione di questo interminabile spettacolo, messo in scena da taluni soggetti, per nulla edificante. Solo operando in tal senso, con assunzione di responsabilità e grande coraggio delle proprie idee e delle proprie azioni, si avrà finalmente la certezza di poter rispettare la tempistica, relativa alle procedure di stabilizzazione e a quelle concorsuali viceversa, si rischierebbe di perdere, irresponsabilmente, un’opportunità irripetibile con conseguenze drammatiche per i lavoratori precari storici dell’ente e per le rispettive famiglie, ormai allo stremo”.

2 commenti

  1. Nicolò D'Agostino 12 Ottobre 2015 09:05

    Ci spieghi la Crocè il percorso meritocratico di coloro che, a ragione od a torto non so, rivendicano la stabilità protetta. Come hanno occupato il posto ed il concorso che hanno fatto. Il lavoro é un diritto ma passa anche attraverso il merito. Il bisogno deve essere soddisfatto ma chi occupa un posto di un’azienda, dove ci sono capitali pubblici, deve essere sottoposto a selezione. I molti bravi ragazzi, sia intellettualmente che di indole, hanno dovuto lasciare la città per trovare “il pane”. Non vorrei che Messina é così mal ridotta poiché è in mano a gente non all’altezza in tutti i settori, con le eccezioni che fanno la regola.

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  2. Nicolò D'Agostino 12 Ottobre 2015 09:05

    Ci spieghi la Crocè il percorso meritocratico di coloro che, a ragione od a torto non so, rivendicano la stabilità protetta. Come hanno occupato il posto ed il concorso che hanno fatto. Il lavoro é un diritto ma passa anche attraverso il merito. Il bisogno deve essere soddisfatto ma chi occupa un posto di un’azienda, dove ci sono capitali pubblici, deve essere sottoposto a selezione. I molti bravi ragazzi, sia intellettualmente che di indole, hanno dovuto lasciare la città per trovare “il pane”. Non vorrei che Messina é così mal ridotta poiché è in mano a gente non all’altezza in tutti i settori, con le eccezioni che fanno la regola.

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