Una riflessione di Giuseppe Bottaro, ordinario di Storia delle dottrine politiche (UniMe): la fraternità universale contrapposta al liberismo sfrenato
Pubblichiamo un contributo di Giuseppe Bottaro, professore ordinario di Storia delle dottrine politiche dell’Università di Messina.
Papa Francesco nella sua Enciclica Fratelli tutti, del 2020, tende a sottolineare come soltanto il perseguimento della migliore politica riesca a rendere possibile lo sviluppo di una giusta comunità mondiale. Ciò si realizza attraverso la fraternità di popoli e nazioni che con amicizia sociale e politica costruiscono il vero bene comune. Il Papa dall’inizio del suo pontificato ha operato in maniera significativa per modificare un modo di pensare ormai radicato soprattutto nel mondo occidentale, vale a dire l’idea che l’individualismo economico non regolato possa rappresentare la chiave del successo dei nostri paesi nei confronti delle parti del mondo meno sviluppate.
Nella sua visione della Dottrina Sociale della Chiesa, invece, è centrale il concetto di carità politica che presuppone il superamento del gretto individualismo, molto in voga ai nostri tempi, in quanto popolo e persona sono termini correlati e non si possono ridurre le persone a semplici individui. La carità in campo politico può aiutare a costruire un mondo nuovo che sia maggiormente equo ma la stessa ha sempre bisogno della verità, la quale si raggiunge attraverso la fede e la ragione. La carità politica e l’amicizia politica, pertanto, devono rappresentare degli stimoli positivi per costruire istituzioni più sane e ordinamenti più giusti. La nozione di dignità dell’uomo che deve riguardare ogni individuo in ogni parte del mondo non può essere disgiunta, a giudizio di Papa Bergoglio, da una concezione complessiva del bene umano, vale a dire da una visione del bene comune che abbia in considerazione l’intera comunità umana.
In un quadro internazionale in rapidissima trasformazione, rimane l’adesione ai principi della Dottrina sociale della Chiesa
Alla luce delle rapidissime trasformazioni degli ultimi anni si deve, infatti, prendere atto che la new economy, la globalizzazione dei mercati, le recenti crisi economiche, la pandemia da coronavirus, il proditorio e insensato attacco della Russia all’Ucraina e il brutale atto terroristico di Hamas del 7 ottobre 2023, che ha comportato la dura reazione dello Stato d’Israele, hanno rappresentato tutti avvenimenti il cui prodotto è lo stravolgimento di molti dei vecchi parametri di riferimento. A giudizio di Papa Francesco, il ruolo della Chiesa, in questo primo scorcio del ventunesimo secolo, potrà modificarsi nella forma rispetto al passato ma dovrà restare invariato nella sostanza e nell’adesione ai principi fondamentali, quelli della Dottrina Sociale della Chiesa.
Negli ultimi anni, in realtà, Papa Francesco ha proposto di rivitalizzare il sistema liberale e il mercato con nuovi soggetti: imprese sociali, Onlus, cooperative non profit, vale a dire sviluppo del terzo settore e microfinanza etica. Un’idea nuova ma anche antica che si rifà all’età dei comuni, alla creazione dei Monti di pietà per combattere l’usura, alle cooperative di inizio Novecento ispirate da Luigi Sturzo, all’idea francescana del primato del bene sul giusto, alla ricerca costante del bene comune.
Il dovere di agire per il bene comune e di accogliere chi fugge dalla miseria, dalla guerra e dalle persecuzioni
Tutti gli esseri umani della terra non hanno soltanto un diritto generico alla destinazione universale dei beni ma anche un dovere naturale di agire per il perseguimento del bene comune, del Nord come del Sud del mondo. Se si agisse in questo modo si potrebbero risolvere la maggior parte dei problemi che riguardano il sottosviluppo e la massiccia emigrazione di uomini e donne che dai paesi meno sviluppati si spostano verso i paesi ricchi dell’Unione europea e verso gli Stati Uniti. La soluzione a questi fenomeni planetari, secondo Papa Francesco, non può ad ogni modo essere quella di respingere indiscriminatamente chiunque cerchi legittimamente di migliorare il proprio tenore di vita e quello delle proprie famiglie o ancor di più di chi ha necessità di sfuggire a persecuzioni politiche e a situazioni di guerra.
Integrazione dei migranti e giustizia sociale da contrapporre all’individualismo ed egoismo sfrenato
La politica dell’integrazione deve vincere sugli egoismi e sulle tentazioni di trattare gli stranieri immigrati come individui di serie B ai quali si possano sottrarre diritti e libertà che spettano universalmente a tutti gli uomini, esclusivamente in base alle pur giuste esigenze di ordine pubblico. La concezione della cittadinanza, l’essere o meno cittadino, ha significato nella storia soprattutto potere o non potere concorrere alla formazione delle decisioni politiche. Questa dimensione politica ha determinato due diversi significati di cittadinanza: quella comunitaria, per la quale si è cittadino se si appartiene ad un determinato gruppo, se si vive per molto tempo in un determinato territorio e se si condividono diritti e doveri uguali per tutti; quella individualista, relativa a una considerazione astratta del cittadino in quanto individuo singolo, portatore all’interno della società di interessi prevalentemente economici.
Nell’idea di giustizia sociale di Papa Bergoglio occorre che la Chiesa contemporanea, quella delle periferie, si impegni a sostenere con tutte le proprie forze il primo modello per evitare che la nostra società sia sempre più preda di un individualismo e di un egoismo sfrenato che rappresentano l’antitesi dei valori cristiani e di tutte le proposizioni contenute nella Dottrina Sociale della Chiesa.
Una sana correzione della visione radicale del liberismo economico
L’affermazione del bene comune, comunque, non passa attraverso l’abolizione della proprietà privata o dallo smantellamento dell’economia di mercato ma dal contenimento dell’individualismo senza regole e da quel pensiero unico che vuole ad ogni costo tralasciare la libertà positiva per concentrarsi esclusivamente sulla libertà negativa degli individui. Occorre, pertanto, una sana correzione della visione radicale del liberismo economico e una riproposizione in chiave moderna del bene comune perseguito, propugnato e realizzato nella vita sociale e comunitaria a livello globale.
Il politico, l’imprenditore, il comune cittadino devono ritornare a praticare l’etica della virtù e preoccuparsi non solo del loro interesse particolare o del loro profitto ma del benessere di tutta la comunità. In definitiva un richiamo, con un adeguamento al momento storico presente, alle vita virtuosa e all’economia civile in contrapposizione all’individualismo egoista e senza limiti.
La visione comunitaria di popolo è rifiutata dalle visioni liberali individualistiche, in cui la società è soltanto una mera somma di interessi economici. Per Papa Francesco, invece, è la carità che riesce a riunire la categoria politica del popolo con quella cristiana del prossimo. Il buon samaritano, sostiene Francesco nell’Enciclica Fratelli tutti, per compiere la sua azione di carità ha avuto bisogno che ci fosse una locanda, un posto, un’istituzione politica che risolvesse quell’urgenza altrimenti difficilmente risolvibile. L’amore verso il prossimo deve essere realista, per riuscire a creare una comunità e un’Organizzazione mondiale più efficiente.
Per una politica mondiale con istituzioni democratiche e una nuova centralità per l’Onu
Il Papa insiste molto, pertanto, sulla necessità di dare più poteri alle Organizzazioni internazionali che rappresentano le nazioni e i popoli. La politica mondiale non deve essere fatta dalle multinazionali e dalle grandi corporations, ma dalla politica delle istituzioni democratiche. Anche la tragica vicenda della guerra scatenata dalla Russia di Putin contro l’Ucraina e i recenti fatti del 7 ottobre con l’attacco dei membri di Hamas ai civili israeliani dimostrano che occorre assegnare un ruolo sempre più determinante all’Onu, l’unico soggetto, nonostante tutto, che possa riuscire a promuovere giuste condizioni di pace tra i popoli. Nel XXI secolo, la politica degli Stati nazionali è stata sopraffatta dall’economia finanziaria e dalla competizione globale, pertanto, diviene necessario sviluppare le Organizzazioni internazionali come l’Onu, anche con un efficace potere sanzionatorio.
Non si può non essere d’accordo con Papa Francesco quando afferma con forza che, se si vogliono sul serio sconfiggere le dolorose piaghe della guerra, della fame e della miseria, occorre porre in campo un’azione responsabile e coordinata dei popoli, degli Stati e delle Istituzioni sovranazionali per poter giungere finalmente alla realizzazione di una piena e duratura fraternità universale.
Giuseppe Bottaro
La foto di Papa Francesco è dell’Agenzia Fotogramma, archivio Italpress.