L’intenzione è quella di riportare il teatro ad una dimensione domestica, intima e conviviale, che si allontana dal caos della mondanità.
Si apre a suon di pianoforte la mini rassegna dal titolo “Il teatro a domicilio”, l’iniziativa nata da un’idea di Francesco Coglitore e dalla collaborazione tra una serie di artisti operanti sul territorio, Il Fotogramma d’Oro Film Festival e la libreria Feltrinelli Point di Messina. L’intenzione è quella di riportare il teatro ad una dimensione domestica, intima e conviviale, che si allontana dal caos della mondanità. L’atmosfera, quella di un gruppo di amici, che tra una chiacchiera e un bicchiere di vino si ritrova per condivide qualcosa di bello, un intrattenimento non necessariamente teatrale in senso stretto. Si da spazio infatti alla musica dal vivo, alla proiezione di cortometraggi, ed ad ogni altra idea in linea con questa dimensione. Lo spazio è quello del salotto di casa, o di un qualunque spazio utile ad ospitare posti a sedere per venti/trenta di persone, ed un angolo da adibire a palcoscenico.
L’avvio ufficiale alla rassegna è stato dato qualche sera fa, con la riproposizione di “Novecento” di Alessandro Baricco (monologo teatrale da cui nel ‘98 Tornatore trasse il memorabile film “La leggenda del pianista sull’oceano”), diretto ed interpretato dall’attore Francesco Biolchini. Ad aprire le porte della propria casa, facendosi concretamente promotore dell’iniziativa, è stato appunto l’organizzatore, Francesco Coglitore, mentre la sera successiva lo spettacolo è stato ospite alla libreria Feltrinelli.
Un esordio sicuramente notevole, considerando la complessità del testo di Baricco, rispetto ai limiti che un simile scelta logistica comporta in termini di espedienti scenografici. I timori della regia erano rivolti al rudimentale sistema escogitato per l’alternanza delle luci, per compensare tutti quei giochi di penombre e colori di cui il teatro generalmente si serve, non semplici da riprodurre in appartamento. Tuttavia, la resa dello spettacolo non ne ha risentito. Al contrario, la riuscita dell’esperimento è risultata evidente dall’entusiasmo dei presenti, incantati dall’abilità dell’interprete che, con la destrezza del saltimbanco e servendosi di pochi oggetti scenici, è riuscito a fare sì che la storia prendesse vita.
Francesco Biolchini ci racconta il suo Novecento, un testo con il quale confessa di avere un rapporto ambivalente… “Ha una volontà propria! Ogni volta che decido di metterlo in scena succede qualcosa che me lo impedisce. Se però decido di metterci un punto, lui si ripresenta, chiedendo di essere rappresentato”. La sua è una versione che si mantiene pressoché fedele all’originale, senza particolari svolazzi creativi o sperimentativi. “Poi, chiaramente, ogni attore trasferisce nella parte qualcosa di sé, del suo mondo privato, che il pubblico non percepisce”.
Parliamo delle paure di Novecento, della sua incapacità di mettere i piedi a terra e di rinunciare alla protezione del microcosmo perfetto in cui è sempre vissuto, e di come in fondo sia così per ognuno di noi, avvinghiati alle nostre certezze, con la paura di rischiare che, a volte, non ci fa vivere che a metà. Parliamo della meraviglia di questo personaggio, che trova un modo bellissimo per sopravvivere al dolore, e dare un senso alla sua vita fatta di vorrei: immortalare un ricordo, un gesto, un attimo perfetto e irripetibile, come quelli che a volte ci capita di vivere, che sono come piccoli miracoli, ma che immediatamente svaniscono… cristallizzarli nella memoria, e poi farli rivivere ogni giorno e all’infinito nella musica e così salvarli (e salvarsi) per sempre.
“Io, che non ero stato capace di scendere da questa nave, per salvarmi sono sceso dalla mia vita. Gradino dopo gradino. E ogni gradino era un desiderio. Per ogni passo, un desiderio a cui dicevo addio. Non sono pazzo, fratello. Non siamo pazzi quando troviamo il sistema per salvarci. Siamo astuti come animali affamati. […] I desideri stavano strappandomi l’anima. Potevo viverli, ma non ci sono riuscito. Allora li ho incantati”.
La bellezza di Novecento è quella di una vita che, nella sua incompiutezza, ci appare perfetta, impalpabile e bellissima come un miracolo. Dopo 22 anni dalla pubblicazione, il grande insegnamento di questa storia è sempre attuale: non conta quanto a lungo vivi, o quante cose fai, o quanto “riempi” la tua vita… la differenza la fa chi sei e cosa riesci a dare di te stesso.
Laura Giacobbe
FRANCESCO BIOLCHINI è nato a Roma il 3/12/70. Si è formato all’Accademia D’Arte Drammatica Pietro Sharoff ed ha lavorato, oltre che per il teatro, anche per la televisione e per la radio. Ha ideato e condotto il programma radiofonico “Duo DaiNo Live Show” per Radio Street Messina. Attualmente risiede a Letojanni, dove gestisce l’associazione culturale “MANEGGIARE CON CURA”, della quale è presidente. Da oltre dieci anni è inoltre ideatore e conduttore di laboratori e stage intensivi di teatro. Con “Novecento” ha debuttato nel 2004 a Roma, al Gianicolo, nell’ambito della rassegna “Al Fontanone”, per poi rappresentarlo in molti altri teatri italiani.