Stamattina, il medico legale ha anche effettuato l’autopsia sul corpo confermando la morte per cause naturali. L’uomo, invece, è nuovamente finito a Gazzi.
Avrebbe tenuto il padre ottantacinquenne, nella camera da letto, morto ormai da più di un mese, soltanto per poter scontare la sua pena agli arresti domiciliari, invece di stare rinchiuso in carcere. E’ questa la conclusione a cui sono giunti i carabinieri della Compagnia di Sant’Agata di Militello, a distanza di 48 ore dal raccapricciante ritrovamento di ieri mattina, in una casa di un pregiudicato della zona.
Il ragazzo, 34 anni, non ha comunque fornito nessuna dichiarazione in merito, nonostante gli inquirenti abbiano cercato di far luce sull’episodio interrogandolo più volte. Sono stati vari elementi, però, a mettere i militari dell’Arma sulla giusta pista. Il trentaquattrenne, che fino allo scorso dicembre si trovava in carcere, aveva richiesto un permesso speciale per assistere il padre malato a casa. Il giudice glielo aveva concesso, mitigando il carcere con i domiciliari. Il ragazzo sapeva perfettamente che, qualora il padre fosse morto, il permesso gli sarebbe stato subito revocato.
E così, quando (presumibilmente) a fine dicembre il cuore dell’ottantacinquenne ha smesso di battere, il figlio non ne ha dichiarato la morte, ma si è tenuto il corpo in camera da letto. Per più di un mese. Stamattina, il medico legale ha anche effettuato l’autopsia sul corpo confermando la morte per cause naturali. L’uomo, invece, è nuovamente finito a Gazzi. (Veronica Crocitti)