Regge in secondo grado, con qualche aggiustamento, il quadro d'accusa che portó alla retata antimafia del 2013. Per 12 imputati le condanne sono state confermate integralmente, 9 hanno ottenuto uno "sconto", 4 sono stati assolti.
E’ arrivata nella tarda serata la sentenza di secondo grado dell’operazione Gotha 4. La presidente della Corte d’Assise Lazzara ha letto il verdetto nell’aula bunker del carcere di Gazzi intorno alle 18.30, confermando integralmente le condanne di primo grado per 12 imputati, per 9 di loro ha ridotto la pena, mentre altri 4 imputati sono stati assolti. L’accusa, rappresentata dal PG Salamone, aveva chiesto la conferma integrale delle condanne emesse in primo grado.
Ecco il quadro di quel verdetto: Santo Alesci è stato condannato a 7 anni e 8 mesi; Alessandro Artino a 8 mesi pena sospesa; il fratello Salvatore Artino a 5 anni e 4 mesi; Antonino Bagnato 4 anni e 8 mesi; Salvatore Bucolo 8 anni e 2 giorni; Gianni Calderone 4 anni; Salvatore Campisi 13 anni con la concessione dell’attenuante dell’art. 8 per la collaborazione; Domenico Chiofalo 7 anni e 8 mesi; Alessandro Crisafulli 8 anni e 8 mesi; Carmelo Crisafulli 6 anni e 8 mesi; Vito Vincenzo Gallo 7 anni e 8 mesi; Massimo Giardina 7 anni e 4 mesi; Salvatore Italiano 6 anni e 7 mesi; Antonino Mazzeo 8 anni e 8 mesi; Nunzio Fabio Mazzeo 5 anni e 10 mesi; Carmelo Mazzù 7 anni e 8 mesi; Lorenzo Mazzù 10 anni; Aurelio Micale 6 anni e 8 mesi; Carmelo Perroni 7 anni e 2 mesi; Francesco Pirri 6 anni e 8 mesi; Gianfranco Pirri 7 anni e 8 mesi; Stefano Rottino 10 anni e 4 mesi; Antonino Scordino 9 anni e 4 mesi; Maurizio Giacomo Sottile 4 anni; Giuseppe Antonino Treccarichi 10 anni e 8 mesi. Assolti per non avere commetto il fatto, Antonino Artino, Gianfranco Micale, Massimiliano Munafò e Luciano Runcio. Disposta la confisca dei beni sequestrati a Giuseppe Antonino Treccarichi e Antonino Mazzeo.
Hanno difeso gli avvocati Tommaso Autru, Alessandro Billè, Antonello Scordo, Diego Lanza, Giuseppe Lo Presti, Tino Celi, Tommaso Calderone, Sebastiano Campanella, Massimo Alosi.
La retata scattó il 10 luglio 2013 con 35 arresti. L’indagine ha documentato l’ultimo anno della vita del clan, messo a dura prova soprattutto dal pentimento di elementi di spicco come Melo Bisognano, Santo Gullo, Salvatore Campisi, Salvatore Artino. Infine l’arresto, all’inizio del 2013, del boss latitante Filippo Barresi.
Un eccellente lavoro di intelligence che ha permesso agli investigatori del Reparto Operativo Speciale dei Carabinieri di piazzare cimici nelle “basi operative” dei nuovi reggenti, come la sede di una delle imprese coinvolte.
Nel corso delle indagini emerse l’esistenza di una “talpa” tra gli appartenenti alle forze dell’Ordine che passava notizie sulle indagini in corso ai membri del clan. Gli accertamenti e le perquisizioni effettuate non hanno però permesso di identificarlo.