I retroscena dell'inchiesta e le parole degli inquirenti che lanciano l'appello ai cittadini onesti
MESSINA – “Non siamo qui casualmente, vogliamo ricordare che in questo territorio lo Stato c’è, volevamo dare un forte valore simbolico a questo evento. E continua ad esserci”. Così il procuratore aggiunto Vito Di Giorgio alla conferenza stampa di presentazione dell’operazione Nebrodi 2, tenuta nella caserma dei Carabinieri di Tortorici.
“A distanza di circa 4 anni dall’operazione Nebrodi stamattina sono scattate 37 misure cautelari, interdittive e il sequestro di svariate somme di denaro, dopo diversi mesi di indagini – spiega il magistrato della Direzione distrettuale antimafia – lo Stato è presente e continua il suo impegno perché a Tortorici c’è tanta gente onesta e noi a quelli vogliamo rivolgerci. Una attività come quella di oggi può essere certamente realizzata attraverso una attività certosina di più forze dell’Ordine, ma anche e soprattutto grazie al contributo delle persone oneste di questi territori che alla luce di risultati come quelli di oggi possono rivolgersi allo Stato ogni volta che ne hanno bisogno, ogni volta che sono a conoscenza di reati”.
“La lotta portata avanti dallo Stato alla criminalità di quest’area non è fatta solo di parole, tutte le forze di polizia fanno la loro parte con obiettivi investigativi comuni – prosegue Di Giorgio – ringrazio quindi Polizia e Guardia di Finanza che hanno accettato di prendere parte all’incontro di oggi dentro la caserma dei Carabinieri”.
“Le famiglie di Bontempo Scavo e dei Batanesi hanno continuato ad operare anche dopo l’operazione Nebrodi, con le stesse modalità da noi scoperte allora”, spiega il magistrato a proposito del blitz Nebrodi 2. “L’organizzazione ha continuato in maniera massiccia ad utilizzare i fondi delle truffe Agea, perpetrate con le stesse modalità del passato, per mantenersi. Rispetto alla precedente indagine c’è una novità. Abbiamo scoperto che i titoli utilizzati per i fondi Agea erano stati ceduti da un imprenditore ad un altro, il titolo “viaggia”, il soggetto che acquista il titolo è collegato al soggetto che ha perpetrato la truffa ma attraverso diversi passaggi. Un meccanismo messo in piedi per creare un vero e proprio “mercato” del titolo e che tenta di rendere difficile risalire a chi ha perpetrato la truffa. Questo meccanismo fa sì che diminuisca la quota di fondi per gli imprenditori onesti, i fondi vengono dragati dai titoli “tossici”. Ecco perché gli imprenditori onesti di questa zona devono denunciare”.