MESSINA. Viaggio nelle periferie esistenziali con il Vescovo ausiliare, tra le contraddizioni urbane: disagio sociale, dispersione scolastica e la sfida di una Chiesa ospedale da campo
MESSINA – “Oltre 3.000 bambini vivono nell’ombra della povertà mentre le baraccopoli cittadine sono testimoni silenziosi delle ingiustizie sociali. La speranza è che Chiesa e città marcino insieme verso un futuro di rinascita e inclusione, trasformando le periferie esistenziali, ormai anche nel centro urbano, in luoghi di speranza e rinascita. La Chiesa non si tira indietro di fronte a queste sfide. La lotta non è solo materiale, ma anche morale. Accanto al risanamento edilizio delle baraccopoli, si impone una rigenerazione dei valori e dell’etica sociale”. Il Vescovo ausiliare, mons. Cesare Di Pietro ha appena finito di visitare un complesso di case popolari nell’ambito della Visita pastorale nell’arcidiocesi di Messina, dalla città ai paesini della provincia. Il suo è un appello alla consapevolezza collettiva e all’impegno condiviso per guarire le ferite dell’anima e ricostruire il tessuto morale della società. L’auspicio è che Chiesa e città marcino insieme verso un futuro in cui nessuno sia lasciato indietro, unendo le forze per trasformare le periferie esistenziali, ormai anche nel cuore della città, in luoghi di speranza e rinascita.
Mons. Di Pietro, la Chiesa Messinese è chiamata ad essere in uscita verso le periferie. Mons. Cesare Di Pietro, come si sta concretizzando questo impegno nel contesto della visita pastorale? Lei è appena reduce da una delle tante visite nell’Arcidiocesi, in una di queste periferie, in delle case popolari.
“L’impegno si concretizza con un atteggiamento di prossimità, di vicinanza fraterna, di solidarietà, anche nel segno di un’accoglienza reciproca; perché ci siamo sentiti accolti, benvoluti, manifestando una Chiesa che è vicina alla gente. Del resto, dobbiamo considerare che oggi il concetto di periferia si è esteso ai centri urbani. Diciamo che c’è un capovolgimento e a Messina si nota. Stiamo constatando, nell’ambito della visita pastorale, che lo stesso centro si va spopolando a vantaggio delle periferie urbane, quindi è più corretto parlare, secondo la dizione del Santo Padre Francesco, di periferie esistenziali. Tanti centri storici, alcune sacche, sono stati occupati per esempio dai migranti stranieri. Diciamo, quindi che la periferia non va intesa più in senso geografico quanto in senso esistenziale e richiede un atteggiamento di vicinanza, di prossimità, perché se la gente non viene in Chiesa, deve essere la Chiesa ad andare incontro alla gente. Questo è il concetto di Chiesa in uscita che il Papa ci vuole trasmettere”.
Ha parlato di periferie esistenziali che sono spesso luoghi di emarginazione e sofferenza. Come può la Chiesa essere una voce concreta per gli ultimi?
“Intanto mettendosi in rete con le altre agenzie educative. A Messina c’è tanta dispersione scolastica, ci sono sacche di povertà e di degrado sociale che toccano anche i ragazzi. Circa 3.000 bambini vivono sotto la soglia della povertà ed è un problema che tocca le scuole, le famiglie in primo luogo, che spesso sono disgregate, le associazioni sportive, quindi la Chiesa dovrebbe dialogare di più con tutte le altre agenzie e fare un lavoro coordinato. Noi offriamo il nostro supporto secondo appunto quello che la Chiesa offre, l’evangelizzazione attraverso gli oratori, soprattutto giovanili, per poter aprire ai giovani degli spazi di gioco, di socializzazione e anche ovviamente di catechesi, di ascolto della parola di Dio”.
Le sfide che la Chiesa di Messina sta incontrando nelle periferie in questo primo scorcio di visita pastorale?
“La mancanza di lavoro, di dignità umana, pensiamo alle baraccopoli cittadine. C’è in atto un’opera di risanamento edilizio che è molto preziosa, ma accanto al risanamento edilizio ci vuole un risanamento morale, sociale, civile e spirituale. Non basta assegnare le case a chi aveva una baracca, ci vuole anche una ricostruzione del tessuto morale. La Chiesa deve supportare anche attraverso la Caritas i meno abbienti, che non hanno possibilità di accedere agli studi. Ci sono tanti ragazzi che hanno dei talenti ma non hanno i mezzi economici per poter affrancarsi dalla povertà e mettere in atto le loro potenzialità”.
La visita pastorale è fatta di episodi, di incontri. C’è uno in particolare che l’ha colpita?
“Poco fa ho incontrato due mamme in una casa di riposo che avevano perso i figli e penso che uno dei drammi più forti, delle tragedie più lancinanti, sia per una madre perdere dei figli e sentire questo vuoto interiore. Ho cercato di portare una parola di speranza nel segno della fede e di confortare queste donne afflitte dal dolore. La bellezza è invece l’incontro con i ragazzi delle scuole. Sto incontrando tante scolaresche. Nei giorni scorsi sono stato anche in tanti licei cittadini a Messina. Sentire le domande dei ragazzi, la sete di Dio, di pace, di una vita piena che esprimono è un segno di speranza”.
La visita pastorale proseguirà fino al giugno del 2025. Qual è il messaggio di speranza che sta emergendo e che volete dare ai giovani, alle istituzioni che state incontrando, alle periferie esistenziali?
“Che Chiesa e Città camminano insieme, che ci coalizziamo tutti per il benessere dei nostri ragazzi, per le fasce più fragili della nostra società, che sono gli anziani, i poveri, gli ultimi. La Chiesa non vuole essere arroccata dentro le sue sacrestie, ma vuole essere una Chiesa ospedale da campo che cura le ferite degli uomini e delle donne di oggi”.
quale è il problema il PONTE SULLO STRETTO risolverà anche questo vero Basile e company ???