Voce unanime a Palazzo Zanca: necessaria una verifica di maggioranza

Voce unanime a Palazzo Zanca: necessaria una verifica di maggioranza

Voce unanime a Palazzo Zanca: necessaria una verifica di maggioranza

mercoledì 11 Marzo 2009 - 15:19

La spaccatura di ieri sui revisori dei conti preoccupa in vista del voto sul bilancio di previsione. I dissidenti soffrono soprattutto la mancanza di dialogo con il sindaco

Il clima è teso, a Palazzo Zanca, il giorno dopo la votazione sui revisori dei conti che ha sancito, in maniera netta, la spaccatura all’interno del centrodestra. Che a stento possiamo ancora chiamare maggioranza, nonostante il risultato dell’urna, a giungo scorso, dicesse esattamente contrario. Tanti i campanelli d’allarme negli ultimi mesi, tutti evidentemente sottovalutati. Il risultato è che l’amministrazione si ritrova con un bilancio di previsione quasi pronto che dovrà essere controfirmato da revisori scelti dall’opposizione e poi votato in un consiglio comunale dove le geometrie non sono solo variabili, ma letteralmente impazzite. Perché anche a sinistra le posizioni sono poi così chiare, vedi Saglimbeni e Greco, area Letta del Pd, ieri palesemente schierati con il centrodestra. Oggi abbiamo deciso di dar voce ai consiglieri comunali protagonisti della seduta di ieri, sia di coloro che hanno “vinto” (Cantello, Gennaro, Isaja, Melazzo, Trischitta) che di quelli che hanno “perso” (Capurro, Chiarella, Cilento, Muscolino, Tamà e Ticonosco). E in questo caso le virgolette sono più che d’obbligo.

Ivano Cantello, capogruppo degli Autonomisti Mpa: «Ieri è stato dato un segnale di democraticità, la scelta dei revisori era una prerogativa del consiglio e l’abbiamo rispettata. La scelta dei nomi, del resto, è venuta fuori da un’attenta valutazione, non è stata certo frutto del caso. E’ evidente che la richiesta di rinvio era strumentale, io ho votato secondo coscienza. Nessuno della mia maggioranza e del mio partito mi aveva dato indicazioni sui nomi, e invece di rinviare ho ritenuto opportuno votare ieri. Se mi sento ancora parte di questa maggioranza? Sono un uomo di centrodestra, non si discute. Ma il voto di ieri non fa altro che confermare l’esigenza di un tavolo di concertazione, anche con i deputati».

Pippo Capurro, capogruppo del Pdl: «C’è un malessere che si trascina da tempo, è evidente che c’è un difetto di interlocuzione tra il sindaco e la maggioranza. Alcuni consiglieri, però, che presenziano puntualmente a tutte le riunioni con il sindaco, dovrebbero avere il coraggio di dirglielo in faccia: “Io ti faro opposizione”. A queste condizioni io non parteciperò più a riunioni dove ci saranno questi personaggi. Lunedì ci sarà un confronto con i parlamentari, vedremo cosa succederà».

Giuseppe Chiarella, capogruppo di Forza Azzurri: «Sono rimasto molto colpito dal voto di ieri. Non credo che sia stata una vittoria della democrazia, quanto della dea bendata, visto che i nomi sono stati sorteggiati, a quanto pare, in un locale davanti a una pizza. Ci vuole un chiarimento all’interno della coalizione. Inoltre chiedo le dimissioni immediate dei presidenti delle commissioni che non si riconoscono in questa maggioranza. Sull’ufficio di presidenza credo che vada rivisto qualcosa, vista la posizione del vicepresidente Trischitta. Il bilancio? Non sono preoccupato, visto che lo firmeranno i loro revisori, devo ritenere che l’opposizione non avrà problemi a votarlo».

Bruno Cilento, capogruppo de Il Centro con D’Alia: «L’amministrazione deve fare una riflessione seria sui motivi che hanno portato alla votazione di ieri, e avviare una selezione di quelli che sono affidabili e condividono il programma del sindaco e quelli che non lo sono. Mille volte abbiamo chiesto una verifica di maggioranza che va fatta subito, massimo la prossima settimana. Si evidenzia una rottura interna al Pdl dove c’è, di fatto, un’opposizione, ma la vicenda di ieri è ancora più grave perché cinque oppositori erano di An, il partito del sindaco. Ancora più grave è la rivolta di Trischitta, che dopo quello che ha detto sul presidente del consiglio dovrebbe dimettersi da vicepresidente vicario. Preoccupato per l’imminente voto sul bilancio? Sì, come esponente del consiglio e come messinese, quello del bilancio è un problema serissimo».

Gaetano Gennaro, capogruppo del Pd – Democratici per Messina: «Questo sistema politico ed elettorale ha portato ad una forte autonomia individuale, anche rispetto ai partiti. Se dunque, sia nel centrodestra che nel centrosinistra, non c’è raccordo all’interno delle coalizioni, succede quello che è successo ieri, ed è una colpa politica che va affrontata dai vertici dei partiti stessi».

Tani Isaja, capogruppo del Pd: «Ieri si è avuta la dimostrazione certa che ormai non esiste una maggioranza consolidata in assoluto, soprattutto in consiglio comunale. Credo sia arrivato il momento per il sindaco di tenere più in considerazione il ruolo del consiglio, il quale rappresenta gli elettori messinesi non meno di lui. Il voto di Greco e Saglimbeni? Hanno deciso di staccarsi dalle linee del partito, non necessariamente sempre in maniera sbagliata. Ma non è certo una novità».

Giuseppe Melazzo, consigliere del Pdl, presidente della commissione Bilancio: «Che il controllato, l’amministrazione, imponga i nomi dei controllori, i revisori, non sta né in cielo né in terra. Per questo la loro nomina tocca ai consiglieri, e per questo ci siamo avvalsi di questa prerogativa. Lunedì, infine, chiederò la fiducia nella commissione di cui sono presidente, rimetto ai colleghi il mio incarico».

Giorgio Muscolino, consigliere dell’Udc: «La maggioranza è morta. Il sindaco deve convocare subito una riunione di ciò che rimane del centrodestra e prendere atto che dopo otto mesi la coalizione si è già sfaldata. Se i colleghi prendono le distanze il motivo non è unico, ma l’azione sì. A preoccuparmi è il fatto che ciò stia accadendo nel momento più delicato, quello in cui ci apprestiamo a votare il bilancio di previsione.»

Sebastiano Tamà, capogruppo dell’Mpa: «Quello che più bisogna mettere in evidenza è che alcuni consiglieri non hanno chiaro il senso politico delle loro scelte, che sono quasi sempre quelle di creare criticità con atti e comportamenti contrari rispetto alle indicazioni dei partiti. Compattarsi sui revisori dei conti sarebbe stato propedeutico alla votazione del bilancio, per questo dico che alcuni hanno una scarsa visione a media gittata. Il braccio di ferro non giova a nessuno, un atto di umiltà sarebbe il primo modo per la politica del fare che tanto piace a me».

Salvatore Ticonosco, Rialzati Messina: «Il malessere è cronico. La cosa che più mi amareggia è che pur di creare problemi al sindaco alcuni consiglieri comunali del centrodestra, tra cui alcuni ex fedelissimi, siano scesi a compromessi con quell’area di centrosinistra che abbiamo combattuto fino a ieri. Ne prendo atto, se quest’asse dovesse riconfermarsi io mi tutelerò nelle sedi competenti per non incappare in errori giudiziari e finire nel mirino della Corte dei Conti. Certo è che qualcuno dovrà dare conto al suo elettorato, che è molto attento».

Pippo Trischitta, Gruppo Misto, vicepresidente vicario del consiglio: «Ieri non è nata una nuova maggioranza, semplicemente si è raggiunto un accordo democratico per eleggere dei revisori indicati direttamente dai consiglieri comunali, non dai parlamentari. Il problema politico l’hanno creato Buzzanca e Miloro, la sconfitta l’hanno determinata loro con un atteggiamento di arroganza e di prepotenza. Peraltro è giusto che il collegio dei revisori vada all’opposizione, come succede in campo nazionale. Questa non è una vittoria di nessuno, sia chiaro, perché una vittoria sarebbe stata solo se si fosse raggiunto un accordo tra tutti i consiglieri».

(foto Dino Sturiale)

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