Banda del cavallo di ritorno a Giostra, la sentenza

Banda del cavallo di ritorno a Giostra, la sentenza

Alessandra Serio

Banda del cavallo di ritorno a Giostra, la sentenza

mercoledì 24 Aprile 2024 - 07:07

5 assoluzioni e 4 condanne per i furti e la ricettazione dei motorini, i pezzi rivenduti sul web

MESSINA – Sono 5 assoluzioni e 4 condanne alla fine del processo di primo grado dell’operazione sulla presunta banda del “cavallo di ritorno a Giostra. In questo caso si tratta del troncone che raccoglie gran parte degli imputati che hanno optato per il rito ordinario in fase preliminare, affrontando il processo. per quasi tutti loro si trattava di accuse minori o di singoli episodi di ricettazione. Sono già state definite, invece, le posizioni di quelli che hanno scelto riti alternativi.

La sentenza

I giudici della I sezione del Tribunale (presidente Torre) hanno condannato a 2 anni e 8 mesi di reclusione Francesco Bucalo, a 2 anni e mezzo Massimiliano Santapaola, a 3 anni Giuseppe Astuto, a 2 anni e 8 mesi Giuseppe Previti. Assolto Kevin Arena, assistito dall’avvocato Giovanni Mannuccia. Scagionati anche Natale Schifilliti, Pippo Molonia, Giovanni Cantarella, Marcello Nunnari, assistiti dagli avvocati Salvatore Silvestro, Antonello Scordo, Luigi Gangemi, Antonio Amata.

L’inchiesta

Il processo è nato dal blitz della Guardia di Finanza su un giro di furti e ricettazione di pezzi di ricambio. Dietro i colpi, secondo gli investigatori, una rete di soggetti collegati tra di loro e, tra gli indagati, anche sospettati di singoli episodi di ricettazione. All’udienza preliminare il processo si divise in due tronconi e i componenti della presunta “banda” optarono per il processo abbreviato, definendo la loro posizione prima del dibattimento. Oggi per loro si è chiuso il processo d’appello e a tutti i giudici hanno concesso uno “sconto” di pena, alleggerendo il verdetto complessivo con la concessione delle attenuanti generiche.

L’operazione

Il blitz della Guardia di Finanza è scattato il 20 luglio dello scorso anno. Dodici le persone colpite dal provvedimento del giudice, coinvolti nell’inchiesta fatta di intercettazioni e pedinamenti. Le Fiamme gialle, decriptato gli sms e le conversazioni “in codice, sono riusciti ad identificare le attività di una rete di soggetti che metteva a segno continui furti, di auto e mezzi meccanici, o parti di veicoli, per poi “rivenderli” o restituirli ai proprietari con la classica tecnica del cavallo di ritorno. In alcuni casi i pezzi sono stati rivenduti sul web o ad officine compiacenti.

A Giostra tutti sapevano chi c’era dietro i furti

Gli inquirenti spiegano che, nel rione, quando qualcuno subiva un furto sapeva, direttamente o tramite intermediari, a chi doveva rivolgersi. La banda aveva solidi legami con esponenti di spicco della criminalità catanese: quando un furto è stato compiuto fuori provincia, i “giostroti” si sono mossi subito e sono riusciti comunque a recuperare il maltolto al loro concittadino.

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