AI Magazzini del Sale l'ennesimo gioiello: una perfomance affidata a Margherita Smedile e Gerri Cucinotta
MESSINA – Ai Magazzini del Sale è andata in scena la performance reading, ovvero letture in scena, di Margherita Smedile, Gerri Cucinotta e Pierpaolo Cimino dal titolo “Rosso di Vela”.
La recensione
La replica del 27 aprile, dopo la performance dello scorso marzo, del lavoro di teatro sperimentale, promosso da “Lunaria”, presso i nostri amati Magazzini del Sale. Una realtà ultra consolidata e identitaria della città, che, in quanto tale e per la forza espressiva e la creatività insite, in uno alla certosina operazione di resistenza coraggiosa nella divulgazione performativa anche laboratoriale, andrebbe custodita quale gioiello messinese e supportata con idonee misure di sostegno.
“Rosso di Vela” ha messo in luce una volta ancora la maestria dei direttori artistici della rassegna. Mariapia Rizzo e Domenico Cucinotta che, possiamo affermare, si continuano a spendere senza risparmio anche a sostegno di validi progetti promossi da altre Compagnie, cittadine e non, non lesinando apporti e sostenendo quel certo bel Teatro che a sua volta pare ricambiare tali apporti.
Non è un mistero – basterebbe avere onestà intellettuale “tout court” nel riconoscerlo e affermarlo -quanto sia oneroso portare avanti con passione e maestria, illuminati dalla sacra luce dei propri forti ideali, una opera di messa a punto di un’altra coraggiosa rassegna teatrale ,mantenendosi fermi nel proprio credo, in carenza totale o parziale di misure sostanziali di sostegno economico….e questa stagione che si avvia verso la dignitosa conclusione ne è, al di là di dichiarazioni dei protagonisti, fieri nel non esternare lagnanze di alcun genere e tipologia, testimonianza silenziosa.
Così, è risultato di interesse e rilevanza il sostegno reso a questo progetto di ricerca dal “Cepell”, Centro per il Libro e la Lettura, che ha fatto sì che la pregiata “mise en espace” potesse aver vita ed essere portata in scena.
Un piccolo-grande studio, imperniato sulla lettura, da parte di due magistrali interpreti, una sempre splendida Margherita Smedile, che da una mise en scene all’altra assomma vieppiù crescenti doti espressive e un altro valore aggiunto sovente scritturato dalla Compagnia dei Naviganti, alias un sempreverde Gerri Cucinotta, assai convincente anche nella rappresentazione di specie.
Il colore rosso, unitamente al nero ha contraddistinto gli abiti di attori e musicista, in un misurarsi, anche sotto tale importante profilo di forze conflittuali rossovita e neromorte.
Il tutto impreziosito da suoni dissonanti, messi in atto a mezzo congegni elettronici da un altro validissimo Artista, Pierpaolo Cimino, che facendo da pregiato contrappunto alle parole delle quali si è data lettura attoriale, ha dato una significanza molto perturbante, anzi volutamente disturbante al lavoro…quasi che la terminologia non dovesse trovar posto e avere diritto di cittadinanza, con tentativi di sovrapporsi, a tratti rendendola poco comprensibile.
Una originale valenza assunta dalle sonorità, fattesi mezzo di contrasto a un testo forte e con senso potenzialmente distruttivo. La musica, quindi, non al servizio o atta a impreziosire, ma a sottolineare il messaggio negativo dello script, talvolta contribuendo a non farlo ben giungere ai fruitori.
E già per questo il lavoro si è presentato nella sua creatività e peculiarità, avvincendo gli spettatori che hanno recato con sé il turbamento che si è inteso scatenare.
Densa, come di tutta evidenza, la drammaturgia, con al centro una famiglia alle prese con un figlio “diverso”, dalle mostruose fattezze, la cui vista è in grado di generare la fuga degli ospiti del pensionato, piccolo esercizio commerciale, la cui attività consente il sostentamento del nucleo, formato da genitori e una figlia di un certo talento musicale, oltrechè dalla mostruosa creatura, rifiutata con nettezza e disgusto in primis dalla sorella, in un crescendo che, partendo dalla fine, ci conduce per mano, a mezzo della bravura dei due interpreti che si alternano nella lettura drammatizzata, avvalendosi ciascuno di un semplice leggio per il testo, in quell’inferno in terra, con avanzamenti e indietreggiamenti temporali, fino alla completa messa a punto della tremenda narrazione, che con cruda nettezza mette il focus sulle nostre paure verso la non omologazione, di qualsivoglia segno, che giungono a respingere e annientare chi si presenta in dissonanza, fisica e-o psichica con i tratti reputati essi soltanto accettabili dalla moraleggiante visione in ciascuna epoca.
Non sfuggono gli insiti rimandi ai nostri tempi odiosi e bui, ove taluni inneggiano a segregazioni di fatto di chi conforme non appare al resto di un universo appiattito nel segno di improbabili e inaccettabili disvalori omologanti, atti, e comportamenti che, peraltro sono sempre stati elementi caratteristici di regimi dittatoriali.
La circostanza che, nella attuale programmazione dell’annuale Rassegna dei Magazzini del Sale, nel solco della sotto articolazione “Giusto un Sabato”, la performance in parola abbia recato la bella intitolazione (che riporta a potenziali aperture alla speranza, e generalizzata perché si produca un cambiamento, che si è inteso stimolare, e, in ispecie per la Compagnia “de qua”, perchè nel futuro prossimo possa veleggiare, come meriterebbe a buon titolo, nelle acque più tranquille di un porto più accogliente), induce, in uno ad un convinto chapeau, a voler stimolare supporto e plauso per questa realtà inclusiva, quella dei Magazzini del Sale, resiliente oltre misura, che, proprio per questo e per l’innegabile qualità da sempre perseguita, deve essere ancora punto di riferimento cittadino, da sostenere maggiormente e meglio anche con misure sostanziali perché possa proseguire a proporre al proprio pubblico pièce, come quella di prossima messa in scena in questo mese, nel nome del celeberrimo Federico, esemplare di resistenza alla sopraffazione, con speciale omaggio nel suo centenario, l’immenso Garcia Lorca.