Gli episodi di cui sono tutti accusati si riferiscono agli scontri del 30 maggio dello scorso anno quando, all’interno dello Stadio San Filippo, un gruppo di teppisti travestiti da ultras si lasciò andare ad atti di violenza e danneggiamento.
Si è conclusa con dieci condanne una parte del processo per gli scontri violenti che, il 30 maggio dello scorso anno, esplosero durante il derby calcistico Messina-Reggina allo Stadio San Filippo. Una partita che, tra l'altro, determinò la retrocessione della squadra siciliana nella categoria dilettanti.
Dopo quasi un anno di processo, ieri pomeriggio il Giudice Monocratico Letteria Silipigni ha emesso sentenza di condanna nei confronti di dieci ultras, tra cui due con rito abbreviato, responsabili dei tafferugli della scorsa estate. La condanna più pesante è stata per Marco Antonelli: 3 anni e 6 mesi di reclusione, oltre all'interdizione dai pubblici uffici per 5 anni. Queste le altre condanne, con pena sospesa: 8 mesi per Tyrion De Francesco, 9 mesi per Sergio Di Giacomo, 1 anno e 9 mesi per Antonino Damiano Casablanca, 1 anno e 6 mesi per Benito Mangraviti, 1 anno per Marcello Papandrea, 9 mesi per Marco Peschiera, 1 anno per Massimiliano Vernuccio. Per tutti loro il Giudice ha anche stabilito il divieto di partecipazione alle manifestazioni sportive, in particolare quelle che riguardano le partite dell'ACR Messina, oltre all'obbligo di presentazione (in concomitanza con queste) negli uffici di polizia per 2 anni.
Giudizio abbreviato, invece, per i tifosi Giuseppe Costa e Carmelo Delia. Il primo, assistito dell’avvocato Giuseppe Carrabba, ha ricevuto una condanna di 2 anni con pena sospesa. Per il secondo, difeso da Antonio Strangi, la sentenza è stata di 2 anni e 4 mesi.
Gli episodi di cui sono tutti accusati si riferiscono agli scontri del 30 maggio dello scorso anno quando, all’interno dello Stadio San Filippo, un gruppo di teppisti travestiti da ultras si lasciò andare ad atti di violenza e danneggiamento, sia contro l’impianto sportivo, sia contro i mezzi che l’Atm aveva messo a disposizione, sia contro le stesse Forze dell’Ordine. Armati di spranghe, cinture, pietre, fumogeni e bombe carta, i "tifosi" avevano creato non pochi disordini in una partita che, per i suoi connotati, era determinante per entrambe le squadre. (Veronica Crocitti)