Rappresentava i "batanesi" negli incontri con la mafia catanese
Era in strettissimi rapporti con i “batanesi”, al punto da rappresentare la “famiglia” in occasione di summit organizzati con gli esponenti della criminalità organizzata catanese. Gino Calcò Labruzzo, originario di Tortorici ma attivo nel comprensorio di Montalbano Elicona, si occupava di dirimere questioni attinenti al controllo del territorio e di gestire le estorsioni e gli appezzamenti di terreno da utilizzare per il compimento delle truffe in danno dell’Agea.
Le prime prove giudiziarie erano emerse nell’indagine “Terra mia”, del 2018, poi nell’operazione “Nebrodi”, del gennaio 2020. Ora la Guardia di Finanza di Messina ha accertato che lui e i suoi familiari avevano beni in misura sproporzionata rispetto ai redditi leciti dichiarati. Così il Tribunale di Messina ha emesso un decreto di sequestro di oltre un milione di euro.
Il sequestro riguarda tre compendi aziendali comprensivi dei relativi beni patrimoniali (attivi nel settore agricolo), sei terreni e due rapporti finanziari nella disponibilità diretta e indiretta o comunque riconducibili all’uomo, per un valore complessivo di stima pari ad 1 milione di euro.
Gino Calcò Labruzzo, 65anni, fratello di Salvatore già condannato all’ergastolo insieme ad altri esponenti legati alla famiglia mafiosa dei “Barcellonesi” nell’ambito dell’inchiesta Gotha II, è stato condannato a 10 anni in promo grado al processo Nebrodi e ora si prepara ad affrontare il processo d’appello.