Da astensionismo a ponte e Libertà, che europee sono state

Da astensionismo a ponte e Libertà, che europee sono state

Marco Olivieri

Da astensionismo a ponte e Libertà, che europee sono state

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martedì 11 Giugno 2024 - 08:59

Le parole chiave della competizione elettorale nel territorio messinese e negli scenari regionali e nazionali

di Marco Olivieri

MESSINA – Quali parole chiave sintetizzano la competizione elettorale appena terminata? E, dunque, in sostanza: che europee sono state?

A come astensionismo e affluenza. Ha votato il 49,69% in Italia, il 43,7 per cento nel Meridione e il 37,8 per cento nelle Isole. A Messina il 38,85. In ogni caso, l’astensionismo è un fenomeno crescente e solo la buona politica lo può contrastare.

Ma soffermiamoci su questa competizione. Delle prime considerazioni: le europee non coinvolgono, lo sappiamo. Non scaldano elettori ed elettrici un po’ perché manca quel sistema di voto clientelare, di interessi personali, “comparaggio”, amicizie e conoscenze (“sei impegnato?”) che si attiva nelle comunali. Un po’ perché il voto per il Parlamento europeo viene percepito come lontano e “inutile”. Ed è un peccato perché, oggi più che mai, l’Europa è centrale nelle nostre vite e lo sarà sempre di più. Ed era importante votare.

Anche se sono stati fatti errori esiziali, dall’allargamento affrettato alla messa in soffitta del sogno costituzionale portato avanti da figure luminose come Stefano Rodotà. Una Carta dei diritti fondamentali dell´Unione europea osteggiata da molti egoismi nazionali.

Il sogno di un’Europa dei popoli

Se l’Europa viene spesso contrapposta agli interessi dei territori, perché alcuni suoi meccanismi burocratici ed economici annientano a volte le singole comunità locali, va detto che non si tratta dell’Europa in sé ma di una tendenza che va combattuta. Contrastata con la buona politica. Perché l’Europa davvero può essere il perno di un sistema federale che tenga insieme locale e globale, singoli Stati e interesse generale. Ma per farlo deve ritrovare la sua voce. Quella dei diritti, delle idee, dello Stato sociale, dei popoli e della democrazia sostanziale. Solo così si potranno, nel tempo, prosciugare i populismi.

La progettazione europea è centrale nelle nostre vite. Per il presente e soprattutto per il futuro. E risulta paradossale che proprio le elezioni europee non destino attenzione nei cittadini. Certo, la crisi della politica alimenta sempre di più la fuga dalle urne. Le proposte sganciate da ogni concreta prospettiva. I leader che si candidano, in una sorta di “X Factor” della competizione elettorale, solo per prendere i voti e senza un legame con il mandato al Parlamento. La debolezza strutturale di partiti, spesso gusci vuoti e composti da inesistenti classi dirigenti, prive di pensieri e parole efficaci, non rappresenta proprio un bel biglietto da visita. C’è molto, tantissimo, da ricostruire.

Non a caso altre parole chiave, collegate all’astensionismo, sono democrazia e ricostruzione. Da lì bisogna ripartire.

A come Avs, Alleanza Verdi e Sinistra. Una buona affermazione, con il 6,7 per cento dei consensi, che va interpretata come segnale d’incoraggiamento, compresa l’attenzione da parte delle nuove generazioni. Ma il voto è solo un punto di partenza. Un invito a non “rovinare tutto”, come spesso accade nella politica italiana, strutturandosi come forza politica seria e capace di dialogare, a sinistra, con il Pd. Un benvenuto al Parlamento europeo lo meritano Ilaria Salis, che vogliamo vedere presto libera, e Mimmo Lucano.

B come bipolarismo. Come ritorno alla contrapposizione tra due poli, ora guidati da due leader, Meloni e Schlein, che catturano consensi. Due donne, due politiche che rappresentano una novità a livello mediatico. L’importante è che si consolidino due visioni alternative.

C come centro. C come centro a pezzi, in perenne crisi di nervi. La prova concreta che avere un “cattivo carattere” provoca danni. Ma si può sapere perché Italia Viva di Matteo Renzi e Azione di Carlo Calenda non sono andati insieme alla competizione elettorale? Avrebbero ottenuto diversi seggi. Invece, la “guerra” tra Matteo e Carlo, perenni leader in cerca di polemiche, si è tradotta in un nulla di fatto. Addio 4 per cento. La lista Stati Uniti d’Europa, a Messina e provincia, prende il 2,2. Ed è motivo di riflessione per Più Europa e per Italia Viva. In particolare, la senatrice Dafne Musolino, presidente del partito di Renzi per la Città metropolitana, di sicuro ha una strada in salita dal punto di vista del consenso popolare che non c’è.

C come Cuffaro. Noi l‘abbiamo raccontato quando è venuto a Messina. È tornato ed è più forte che mai. Ha sostenuto Forza Italia e, in politica, non sono appoggi che poi non hanno effetti a medio e lungo termine.

C come centrodestra. Nuovi equilibri dopo il voto anche per il governo, con Forza Italia al 9.6 per cento e la Lega di Salvini al 9 per cento: evoluzioni in corso, con Fratelli d’Italia saldo al 28,8 per cento, primo partito in Italia. In primo piano un centrodestra a trazione nordista, mentre il sud ripone fiducia in un nuovo Pd. Cambierà pure il governo regionale in Sicilia, dopo l’elezione degli assessori Edy Tamajo, con oltre 121mila preferenze, e Marco Falcone. Nel frattempo, non diamo il “benvenuto” al generale Vannacci al Parlamento europeo.

C come centrosinistra. Cercansi nuovi equlibri pure su questa sponda in Italia e in Sicilia. Il 24,1 per cento dei voti per il Partito democratico, la flessione del Movimento 5 Stelle, al 10 per cento, con la messa in discussione della leadership di Giuseppe Conte, e il 6,7 di Alleanza Verdi e Sinistra mutano i rapporti di forza. C’è molto da riflettere in questo ambito, soprattutto se il M5S, primo nell’Isola con 16,05%, per il centrosinistra, e con il Pd al 14,35 per cento, deciderà se sposare il progetto della coalizione. Unica possibilità per contendere il primato al centrodestra. Il M5S ha perso due milioni di voti e ha bisogno di rafforzare la propria identità politica.

D come destre. Inutile girarci attorno: in Europa spira un vento di destra potentissimo. Più l’Europa democratica soccomberà, per semplificare, a favore di burocrati e banchieri, guerrafondai e liberisti vari, con il prevalere di un’economia che si rivela disumana, più le destre soffieranno sul fuoco delle paure. In una crisi della democrazia e delle istituzioni costante e mortifera, variegate forze politiche alimentano le paure di cittadine e cittadini sfibrati dalle crisi economiche. Di conseguenza, ad esempio, il migrante, invece di rappresentare un’opportunità in comunità che cambiano e si trasformano in senso dinamico, diventa il “nemico”. Il pretesto per utiizzare, nel mercato della politica, il facile richiamo della giungla.

F come Forza Italia. “Azzurro come te”, cantano i Modà. Primo partito in Sicilia, nuovo centro di un centrodestra che governa in Italia. Vedremo l’evoluzione.

Libertà. In modo particolare a Messina e in Sicilia, il tema delle libertà si è intrecciato con quello del progetto Libertà di Cateno De Luca, federatore di liste che più diverse non potevano essere. Tutte apparentemente “antisistema” ma in sostanza figlie di un ribellismo privo di una coerente visione politica. Allora, prima di evidenziare gli ostacoli subiti, compreso il “bavaglio di Stato”, bisognerebbe riflettere se si trattava di un progetto incisivo. I messaggi che sono stati lanciati, “meno Europa e più Italia”, erano ambigui, per essere buoni.

La domanda centrale è: ma Sud chiama Nord che cosa vuole fare da grande? E il suo leader, che ottiene 69.478 preferenze, con il primato di ScN a Messina e provincia, continuerà a perseguire una strada velleitaria sul piano nazionale? Strada che ha comportato una flessione anche a livello regionale: oggi Sud chiama Nord, o almeno questo è il risultato della lista Libertà, è al 7,67. Dato che il suo obiettivo è fare il “sindaco di Sicilia”, ovvero il presidente della Regione, De Luca dovrebbe prima rafforzare l’identità del suo partito. Se vuole creare una realtà sturziana, con al centro l’idea dei Comuni, gli deve dare respiro, organizzazione e contenuti adeguati. E dialogare con altre forze politiche, senza premettere “o io candidato o niente”, è il minimo requisito. Da solo, e da soli, non si va da nessuna parte.

M come Meloni. Giorgia Meloni e il “suo” Fratelli d’Italia dominano le elezioni. 2,5 milioni di preferenze, sfondando nel Nord Ovest, più che in un Meridione che ha parecchio sacrificato nelle sue politiche governative. Il successo è indubbio e le serve sul piano del governo. Fratelli d’Italia è un partito su misura della sua leader. Ha una classe dirigente inadeguata ma si nutre delle capacità politiche e mediatiche di Meloni. Vedremo che evoluzione avranno la sua leadership e il governo. E se punterà a strutturare il partito, che rimane un po’ più debole in Sicilia e nel territorio messinese.

P come Partito democratico di Elly Schlein. “Siamo il partito che cresce di più dalle politiche, la distanza da FdI si restringe”, ha evidenziato la segretaria. Anche il voto al Pd, come nel caso di Avs, non è un giudizio sull’attuale Partito democratico, da rifondare nelle sue fondamenta, ma un “invito” a creare un partito vero. Una forza di sinistra, capace di parlare sia a chi si sente di sinistra, sia a chi gravita con accenti più moderati nella galassia del centrosinistra. Ma soprattutto un partito che, dandosi un’identità laburista all’altezza dei tempi e con una classe dirigente degna di questo nome, ritorni a comunicare con le persone. Con battaglie chiare, dal salario minimo e la sanità pubblica a temi fondamentali come la questione meridionale e la patrimoniale.

Il Pd si rivitalizzerà pure a Messina o confiderà sempre in una quota di voto d’opinione? A Messina e provincia, pur candidando all’ultimo momento l’ex deputata Maria Flavia Timbro, ha avuto il 12,16%. Se esistesse un partito, tema che si trascina da anni, i consensi sarebbero molti di più. In ogni caso, insistiamo, la richiesta rivolta da elettrici ed elettori a Schlein, e che proviene dalle europee, è chiara: non un partito della leader ma un partito strutturato e serio, con una classe dirigente non improvvisata.

Infine, benvenuta al Parlamento europeo a Cecilia Strada, eletta con il Partito democratico con più di 280mila preferenze nella circoscrizione Nord occidentale.

P come ponte sullo Stretto. Ha animato, in parte, una campagna elettorale priva di ali. Ed è destinato ancora a dividere e accendere gli animi. Non paga, in termini di voti in città, la campagna pontista del senatore Nino Germanà: 2.690; compresa la provincia 8.154 preferenze. L’arrivo del ministro Salvini ha suscitato polemiche, in campagna elettorale, e si attendono le prossime mosse in uno scenario che toglie il sonno a una parte di città.

Chiuse le urne, si attende la politica. Quella vera.

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6 commenti

  1. Il PD ha raccolto solo i voti No ponte .

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  2. vince come non mai l’astensionismo, primo partito con una maggioranza schiacciante!

    Vince Forza Italia perde Chinnici!

    Perde De Luca, che al di la dello Stretto è il signor nuddu miscatu ccu nnenti!

    Vincono i No Ponte

    Perde disastrosamente il Senatore Germanà che in città prende solo 2600 voti nonostante una campagna elettorale martellante se non ossessiva a favore del ponte e trascina la lega sotto la media nazionale.

    Perdono i 5 stelle ma eleggono una persona preparata, onesta e perbene come Antoci.

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  3. Emanuele Ferrara 11 Giugno 2024 12:29

    Marco Olivieri il tuo articolo analizza i vari aspetti e le aspettative delle forze politiche più rappresentative ed è assolutamente condivisibile. La politica per essere seguita dalla gente va strutturata nei territori, con programmi seri e ambiziosi, con circoli di discussioni, sezioni, case del popolo, ecc.ecc. La politica non può essere esercitata senza coinvolgere le persone. Bisogna riprendere la vecchia strada del confronto. I problemi dei territori vanno affrontati con la gente. Bisogna riaprire le sezioni e discutere, allargare la partecipazione. Giusto il riferimento alle forze progressiste in particolare alla sinistra e al PD. Non basta avere una buona guida per essere votati. Ci vuole un gioco di squadra con candidati credibili, preparati, e soprattutto moralmente onesti. Il PD a Messina non è strutturato. Molte sezioni sono chiuse. Bisogna ripartire e coinvolgere i giovani come? Con due o tre punti preponderanti: diritto al lavoro, difesa della sanità pubblica, economia verde e difesa del territorio. Questi potrebbero essere i capisaldi per convincere la gente ad andare a votare. E poi c’è la passione, il lavoro, la convinzione dei propri principi, i valori, tutte virtù da riscoprire per cercare di coinvolgere le persone. Perchè come diceva Gramsci l’indifferenza è abulia è il marcio della storia.

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  4. Direttore, dopo tutte queste belle “parole” delle quali ne ho piena condivisione nel pensiero, credo che un aspetto fondamentale di queste “europee” sia che ci siamo levati davanti a politici come De Luca (ma no solo lui) che pur avendo preso tanti voti ma sicuramente non tanti quanti lui credeva di prenderne e che ancora oggi non “comprendo” dove volesse arrivare con il suo modo di fare “politica”. Lui ne era certo di arrivare fino a Strasburgo ma come mi piace sempre dire: il tempo sarà galantuomo…e il tempo é arrivato due giorni fa.

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  5. Non capisco perchè nella pagina principale ci siano due donne del PD molto divisive e criticate e che non prendono neppure un voto… La propaganda è finita ormai.

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    1. Marco Olivieri 11 Giugno 2024 19:30

      Buonasera, ovviamente la foto era legata al titolo, che parlava di ponte
      Cordiali saluti

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