Ci si concentra sull'aspetto repressivo, come nel caso della recente maxi operazione, ma manca la presenza dello Stato nelle cosiddette periferie
di Marco Olivieri
MESSINA – La questione sociale interessa ancora? La fame d’occupazione? I diritti sociali? Ricordiamo ancora la “promessa”, fondamentale per ogni democrazia, dell’articolo 3 della Costituzione? Ovvero, “è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”. Sono piccole considerazioni a margine dell’ennesima maxi operazione antidroga tra la Sicilia e la Calabria. Tra le piazze di spaccio, nei quartieri messinesi, Giostra, Santa Lucia sopra Contesse, Cep e VIllaggio Aldisio. Luoghi periferici che una borghesia messinese improduttiva e mortifera non considera nemmeno. E a cui fa comodo chiudere gli occhi e voltarsi dall’altra parte.
Ma ci interessano ancora il disagio sociale e il deserto di opportunità, progetti, idee, bellezza e prospettive che spesso avvolgono le nostre periferie e non solo? Sia chiaro, fenomeni criminali si trovano ovunque ma è evidente che alcune zone sono state relegate ai confini, ai margini, con la complicità di politiche nazionali e locali che hanno acuito le barriere sociali ed economiche.
A spezzare il silenzio della politica è stato Domenico Siracusano, del Coordinamento provinciale del Partito democratico: “Se leggiamo i luoghi delle centrali di spaccio e i contesti delle organizzazioni criminali, si evidenzia una grande e profonda questione sociale. Carenza di servizi essenziali, scarsissima qualità della vita, alti tassi di dispersione scolastica, strutturale assenza di lavoro. Il sistema criminale diventa microeconomia, welfare di prossimità, rete di protezione sociale. E sullo sfondo, spesso dimenticata, una preoccupante questione giovanile che racconta di consumatori sempre più piccoli, di un disagio che non trova né risposte, né politiche efficaci, di bisogni ed esigenze ignorate dal mondo degli adulti”.
Un disagio sociale ed educativo strutturale
E ancora: “Siamo di fronte a una emergenza sociale ed educativa che richiede interventi integrati, investimenti in servizi sociali e politiche giovanili, creatività e fantasia per generare microeconomia e lavoro vero. Ecco il campo di battaglia di una sinistra che vuole essere popolare, radicale, ma fortemente concreta”.
Lo abbiamo spesso scritto: o a Messina, nel sud e in Italia, s’affronta il disagio sociale e l’assenza di un’economia sana, o s’affonda. La tendenza è quella di delegare, di volta in volta, alla magistratura e alle forze dell’ordine, sul piano repressivo, lasciando tutto il resto in balìa di una quotidianità dove manca la presenza dello Stato. Servizi, spazi di socialità e sport, senso di comunità e condivisione di luoghi da sottrarre al degrado, scuola, formazione, lavoro, welfare, diritti e doveri. È questa la sfida che attende la politica, se ritroverà le ragioni della sua esistenza. Tutto il resto è un tirare a campare che porta al vuoto e al disastro.
Lo stigma sociale nei confronti di chi nasce nel luogo “sbagliato”
Non si può nemmeno parlare di emergenze perché si tratta di problemi strutturali. Elementi che inquinano la vita di chi nasce, in certi ambienti, con lo stigma sociale. Altro che Costituzione, pari opportunità di partenza e democrazia.
……ricorderei all’autore di questo articolo che il periodo preelettorale,insieme a quello dei comizi, è passato da qualche settimana…….ognuno di noi può avere un suo pensiero politico ovviamente,ma quando lo esprimiamo dovremmo NON essere ipocriti anche perché a Messina,nel passato,la sua Sinistra,di cui lei si riempie tanto la bocca,ha governato e CERTAMENTE NON ha risolto i problemi di cui lei scrive o tantomeno ha migliorato la vita negli stessi luoghi di cui lei scrive…….ad ogni modo sono PIENAMENTE d’accordo con lei che questo NON è un mondo EQUO e/o VIVIBILE.