Camera di commercio, le imprese: "Denunceremo la Regione per omissione d'atti d'ufficio"

Camera di commercio, le imprese: “Denunceremo la Regione per omissione d’atti d’ufficio”

Rosaria Brancato

Camera di commercio, le imprese: “Denunceremo la Regione per omissione d’atti d’ufficio”

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venerdì 18 Novembre 2016 - 14:32

Nove associazioni di categoria, da Confindustria a Confesercenti alla Cisl chiedono all'assessore Lo Bello di firmare le procedure per le elezioni nell'Ente camerale, bloccate da 3 anni. L'appello è alla deputazione per "restituire la capacità di autodeterminazione". Ma ha risposto solo Enzo Garofalo

I commissariamenti infiniti piacciono a quanti vogliono lasciare congelate le cose, a chi preferisce la palude dell’inerzia rispetto alla possibilità di decidere i percorsi di sviluppo da prendere.

Per questo 9 sigle: Confesercenti, Confimprese, Confindustria Messina, Cisl, Cna, Codacons Messina, Sada Casa, Legacoop, Unione consumatori Messina hanno firmato un documento unitario per dire basta allo stallo che ha paralizzato la Camera di Commercio.

Gli ultimi 3 anni sono stati una continua agonia, tra commissariamenti, incertezze sul futuro, lotte contro gli accorpamenti e per l’autonomia, esposti in procura, ricorsi al Tar e al Cga, guerre con la Regione e con l’assessore al ramo. Una guerra che ha lasciato sul campo imprese, artigiani, lavoratori. A perdere è stata l’economia messinese.

Il documento unitario è rivolto all’assessore regionale Mariella Lo Bello che da mesi, nonostante siano state superate tutte le criticità e siano stati predisposti gli elenchi e la ripartizione dei seggi, nonostante gli impegni da lei presi, non ha ancora inspiegabilmente firmato il decreto per indire le elezioni del Consiglio Camerale.

“Scongiurato il pericolo di un accorpamento con Catania, grazie al fatto che Messina è Città Metropolitana, mantenuta quindi l’autonomia – ha spiegato Alberto Palella, Confesercenti- non si capisce perché ancora non ha avviato le procedure per le elezioni, restituendo al territorio ed alle categorie la capacità di autodeterminarsi, soprattutto in considerazione del ruolo vitale delle Camere di Commercio per il tessuto produttivo di una comunità. Non vorremmo dover procedere per omissione di atti d’ufficio”.

La Camera di commercio rappresenta infatti per le imprese l’organismo di tutela degli interessi collettivi, presta servizi, crea opportunità di affari ma è soprattutto la sede dove si possono individuare percorsi di sviluppo ed in un’economia semi morta come quella di Messina e provincia, lasciare a “bagnomaria” l’Ente camerale per 3 anni equivale a dargli il colpo di grazia.

“La Regione deve restituire la possibilità di autogoverno, i tempi sono maturi per le elezioni- ha aggiunto Tonino Genovese, segretario generale Cisl- E facciamo anche un appello affinchè si sgravi l’Ente, fatto questo che accade solo in Sicilia, dal peso del pagamento delle pensioni, altrimenti si rischia il fallimento. Mi auguro che l’Ars intervenga al più presto”.

L’Ars dovrà risolvere un problema che riguarda gli Enti camerali dell’isola sui quali grava al momento il peso dei trattamenti pensionistici, che unito alla diminuzione degli introiti dei diritti camerali, porterà tutte le sedi al default.

Se Giuseppe Santalco, Confimprese, ha ricordato che la Camera di commercio deve tornare ad essere “la casa delle imprese anche a supporto delle istituzioni del territorio”, Giovanni Lo Re, Sada Casa ha evidenziato come “non è l’unico scippo che stiamo subendo, Messina rischia di morire lentamente. E’ una vergogna per la Regione non aver ascoltato le istanze del territorio. Anche la Commissione provinciale artigiani è commissariata e non si muove nulla”.

Lo scorso anno tutte le procedure elettorali erano state bloccate in seguito alla riforma delle Camere di commercio a livello nazionale. Sul piano regionale poi si era creato un guazzabuglio burocratico-politico che ha reso ingovernabile la situazione, tra ricorsi al tar, esposti, denunce. L’ex assessore Vancheri più volte aveva bloccato l’iter segnalando e denunciato numeri “drogati” ovvero associazioni che dichiaravano molti più iscritti di quanti non fossero in realtà. Oltre a non fornire uno specchio reale della situazione le conseguenze dei numeri gonfiati comportava delle conseguenze sul piano elettorale, perché l’associazione che ha più tesserati ottiene più seggi ed il controllo della governance. Adesso però sono state ultimate le verifiche e stilati gli elenchi aggiornati per le varie associazioni di categoria (quindi Confcommercio, Confartigianato, Confesercenti etc etc), e predisposta la ripartizione dei seggi, non si comprende quindi perché da maggio scorso l’assessore Lo Bello non firmi il decreto per le elezioni.

“L’ultima giunta della Camera di commercio si è riunita nel 2013 ed ha varato l’intesa con la Russia portando ad una serie di iniziative importanti- ha ricordato Costantino Di Nicolò, Cna- Questa situazione di stallo ha falciato l’economia messinese, gli artigiani sono passati da 13 mila iscritti a 9 mila in 3 anni”.

E se Nuccio Calderà, unione consumatori ha ricordato alla politica che le Camere di commercio sono il luogo di sintesi per far nascere progetti per le imprese, Deborah Colicchia, Legacoop ha concluso: “In un’economia debole, in crisi, le situazioni di stallo uccidono le imprese. Senza governance il nostro territorio sta morendo”.

L’appello alla deputazione è però caduto nel vuoto, perché alla conferenza stampa era presente solo il parlamentare Enzo Garofalo, anche se nelle prossime ore interverrà sulla questione il leader centrista Gianpiero D’Alia, insieme al presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone.

E’ un peccato, perché nel 2015 si sono spesi fiumi e fiumi di parole, centinaia di comunicati per salvare la Camera di commercio e adesso che è salva nessuno si sta spendendo per restituirle il diritto ad autodeterminarsi. Ed è chiaro che se l’assessore Lo Bello non firma solo chi è in giunta con lei o nella sua maggioranza può “convincerla”. Garofalo si è detto pronto ad intervenire in tutte le sedi possibili “tutte le gestioni commissariali o provvisorie devono essere temporanee e brevi. Abbiamo bisogno di tornare ad essere protagonisti e per farlo dobbiamo avere la responsabilità delle decisioni”.

Chi, dopo aver lottato per salvare l’Ente adesso però non ha voluto firmare il documento unitario è anche la Confcommercio, alla quale, così come agli altri non firmatari il presidente di Confesercenti lancia un appello: “condividiamo insieme questo percorso, senza polemiche. Abbiamo tutti a cuore lo stesso obiettivo”.

I non firmatari hanno accusato i sottoscrittori del documento di “essere a caccia di poltrone”. Resta da capire se alla luce delle verifiche fatte sugli elenchi sia cambiata e in che modo la distribuzione delle poltrone ed il peso specifico delle singole associazioni. Più che i numeri e i seggi l’obiettivo deve essere quello di restituire alla Camera di commercio dopo l’autonomia anche la possibilità di costruire il futuro del tessuto produttivo.

Se la politica non risolve l’intoppo l’unica strada sarà quella della denuncia per omissioni d’atti d’ufficio.

Rosaria Brancato

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