Christian Micalizzi , una delle vittime della tragedia avvenuta ieri pomeriggio, era solito accompagnare la figlia più grande alla scuola L.Donato, dove oggi - come racconta in una lettera una nostra lettrice, Marcella Fontana– lo sgomento per quello che è avvenuto era grande
Stamattina il freddo è arrivato nella città dello stretto. Un gelo in realtà iniziato ieri pomeriggio , quando la morte di tre giovani lavoratori è soffiata veloce via internet, tra le strade della città nelle quali echeggiavano sirene e si formavano code per l’arrivo dei Vigili del Fuoco e dei mezzi di soccorso. Profonda tristezza ed amarezza hanno impadronito tutti noi. E rabbia. Tanta rabbia verso una società che non tutela, un lavoro che se c’è, si sostiene precario su pali che non reggono, come fragili stampelle pronte a cadere sopra terreni dissestati e scivolosi. Le misure di sicurezza, la conoscenza di esse e la loro applicazione sembrano un vademecum sconosciuto e ignorato, un copione purtroppo già visto e rivisto, divenuto ormai tollerabile.
Non è plausibile morire durante il proprio servizio di lavoro, non è accettabile potere solo pensare che questo possa accadere. Non lo pensava sicuramente Christian Micalizzi, giovane papà di due bimbe piccole, quando le ha salutate ieri promettendo loro di giocare appena sarebbe ritornato a casa. Una promessa che non potrà più mantenere, una presenza che non potrà più garantire alla sua famiglia, una vita spezzata per sempre dentro il dolore incolmabile dei suoi cari. Un dolore al quale purtroppo non ci sono risposte, motivazioni adeguate. Niente e nessuno potrà spiegare oggi e domani alle sue figlie perché il loro papà non tornerà più a casa, non li accompagnerà più all’asilo, non giocherà più con loro e sarà il grande assente della loro vita.
Stamani, quell’asilo che ha visto Christian entrare ed uscire tante volte con la sua la sua bimba più grande, sembrava porsi queste domande. Anche qui il gelo è entrato più prepotente che mai , ha raggelato tutto e tutti. Nella scuola dell’infanzia, L.Donato di Pace, oggi il silenzio faceva rumore: scuoteva ogni aula, ogni persona, ogni cuore. Lo sgomento era palese nei volti delle maestre, dei collaboratori scolastici e dei genitori che si alternavano a passi felpati all’ingresso accompagnando i propri figli. Bimbi che oggi non facevano capricci, non schiamazzavano, ma apparivano come angeli ai quali avevano appena strappato le ali.
Marcella Fontana