Pazienti "non collaboranti": a Messina cure odontoiatriche negate

Pazienti “non collaboranti”: a Messina cure odontoiatriche negate

Iria Cogliani

Pazienti “non collaboranti”: a Messina cure odontoiatriche negate

lunedì 23 Settembre 2024 - 07:00

La città senza sala operatoria "speciale" per le cure dei pazienti non collaboranti. Mai attivata la struttura del Policlinico

MESSINA – «I bisogni speciali non sono un modo di dire. Sono una realtà». Parola di mamma, anzi di mamme. Una che preferisce restare anonima, una che il suo nome lo dice. Entrambe con un figlio teenager affetto dal disturbo dello spettro autistico. E con una storia molto simile da raccontare.

I due ragazzi sono un esempio di quelli che vengono definiti “pazienti non collaboranti”. Il ministero ne dà questa definizione: «Pazienti che per fragilità e/o vulnerabilità sanitaria o disabilità psichica, fisica e/o sensoriale non sono in grado di collaborare alla prestazione sanitaria/odontoiatrica. Gli accertamenti diagnostici e i percorsi di cura vanno eseguiti in sedazione o in anestesia generale».  Si tratta di un gruppo che comprende forme di autismo, psicosi, schizofrenia, ma anche forme spastiche con presenza di movimenti non controllati.

«Non mi ero resa conto del problema finché non ci sono incappata. Sa com’è? – dice Rosanna Tavilla – Non immagini quanto possa diventare orribile la semplice esperienza di una carie e della necessità di estrarre il dente. Poi tuo figlio si trova in questa situazione. E tuo figlio è autistico. Va sedato, ovviamente, non potrebbe comprendere ciò che gli sta succedendo. Va tranquillizzato. Va trattato appunto in accordo ai suoi “bisogni speciali”. E a quel punto lo scopri. Scopri che a Messina nel sistema pubblico questa cosa così semplice per un bambino come il mio non la si può fare».

Figurarsi quando la cosa non è così semplice, quando – come accade ad un’altra mamma – il figlio ha un guaio molto più grosso: denti doppi da estrarre dal palato, cure da fare per molto tempo, apparecchio da fargli mettere – e da calibrare sulla sua bocca e fargli tenere per un bel po’.

Tutte cose da non augurarsi in generale ma che, nel caso di questi due adolescenti, si trasformano in una odissea.

Messina senza sala operatoria attrezzata

A partire dal fatto che il sistema sanitario pubblico messinese non ha una sala operatoria odontoiatrica attrezzata per i “pazienti non collaboranti”. O, meglio, ce l’ha, è allocata al Policlinico, ma non è ancora stata attivata.

Le sale attrezzate però ci sono nel Catanese e nel Palermitano. E è in particolare nell’ospedale di Acireale che vengono “dirottati” i pazienti messinesi. Bene. Il figlio di Rosanna è in lista d’attesa ad Acireale da oltre un anno e mezzo per la prima visita, che pertanto non ha ancora ottenuto. L’altro ragazzino ad Acireale è stato già visitato due volte ma da un anno è in lista d’attesa per il primo intervento.

Entrambi hanno sofferto. L’uno per il dolore lancinante di una carie che andava approfondendosi. L’altro per l’impossibilità funzionale di mangiare serenamente a causa delle irregolarità dei suoi denti.

I genitori non si sono rassegnati. E nella chat dei familiari – «perché spesso l’unica maniera di trovare una soluzione è parlare tra di noi, visto che a livello istituzionale le informazioni che ti danno sono incomplete o inutili» – hanno cominciato a scambiarsi indicazioni, esperienze, dubbi, consigli.

La questione strutture private

Oltre alla carenza pubblica, infatti, a Messina anche gli studi privati stentano a organizzarsi. Ci sono responsabilità in più, costi in più, un’organizzazione più complicata. Questi due ragazzini non possono essere operati senza un’anestesia vera e propria, per dire il fatto più importante. E non c’è medico che non sottolinei quanto sia fondamentale praticare un’anestesia pienamente a norma, perché i rischi – qualunque sia l’intervento – sono sempre dietro l’angolo.

Alla fine una delle mamme ha trovato un centro dentistico privato in città che era pronto a intervenire – e pronto significa che aveva l’anestesista da chiamare all’uopo, aveva le attrezzature necessarie, aveva modo di mettere in campo tutte le figure professionali che servono. E il problema è stato risolto. In un caso è stato possibile estrarre il dente cariato, e il ragazzo adesso non ha più bisogno di altri interventi. Nell’altro caso, si è proceduto alla prima estrazione e verrà proseguito il percorso.

Una grossa fetta di popolazione

Ma i pazienti con bisogni speciali, persone con diverse disabilità, non sono una porzione irrisoria della popolazione. Qui si è parlato di due ragazzi. Nella categoria tuttavia rientrano tutti quelli, giovani, adulti, anziani, che – come recitano le indicazioni del ministero, datate 2019 – «nell’operatività preventiva, diagnostica e terapeutica richiedono tempi e modi diversi da quelli di routine».

Si va dai “pazienti collaboranti e autonomi” che presentano condizioni di fragilità o vulnerabilità sanitaria, per i quali bisogna prevedere particolari precauzioni, ai “pazienti scarsamente collaboranti e autonomi” che possono richiedere peculiari capacità di gestione e di relazione, dai “pazienti non autonomi, ma collaboranti o scarsamente collaboranti” che hanno perso o non hanno mai avuto la capacità di poter provvedere alla salute del proprio cavo orale, fino, appunto, ai “pazienti non collaboranti”.

Se per ciascuna “categoria” il ministero ha previsto specifiche condizioni di intervento, per i “pazienti non collaboranti” «la presa in carico richiede un ambiente clinico opportunamente attrezzato e personale adeguatamente formato».

Naturalmente il problema è proprio quello odontoiatrico. Perché è questo il settore in cui i “bisogni speciali” confliggono con l’ordinario. In altri settori del sistema salute – pubbliche o private che siano le strutture – l’anestesia è prevista di default, per dire, ma non lo è, appunto, per l’estrazione di un dente.

Chi può spendere e chi no

A Messina dunque c’è un “ma” grande quanto una casa. Lo spiega una delle mamme: «Le nostre famiglie hanno potuto permettersi di spendere e rivolgersi al privato. Non è così per tutte le famiglie. Anzi. Cosa devono fare una mamma e un papà che i soldi non ce li hanno?».

Non è un caso che le liste d’attesa nella struttura di Acireale siano così lunghe. La sala “speciale” deve dar conto ad una popolazione che comprende, almeno, tutta la provincia di Catania e tutta quella di Messina. La domanda fondamentale, insomma, riguarda la sala del Policlinico messinese: cosa manca affinché sia aperta e attivata?

«Mi sembra profondamente ingiusto – conclude Rosanna – che per i messinesi, e si intende l’intera area metropolitana, l’alternativa sia tra dovere obbligatoriamente far ricorso ai privati e rassegnarsi a vedere soffrire il proprio figlio per chissà quanto tempo in attesa di poter accedere alla struttura attrezzata di un’altra città».

In evidenza foto di Michael Larsson da Pixabay.

6 commenti

  1. E con l’autonomia differenziata la situazione peggiorerà moltissimo

    7
    0
  2. Meglio spendere i soldi pubblici nei cantieri del Ponte che migliorare la Sanità e fornire cure decenti alla popolazione.

    7
    6
  3. Signora cara, ha pienamente ragione. Chi non ha mai affrontato questo problema non può capire. Meno male che ha almeno questa possibilità fuori città. Mi creda, al Policlinico di Messina sarebbe stato un calvario. Mi è capitato a me con mio figlio per un apparecchio di correzione. Abbiamo fatto avanti e indietro per quasi dieci anni, con una massa di incompetenti. Ha fatto bene a scrivere, ma tanto non gliene frega niente a nessuno, tranne se qualche politico di turno avrà un problema simile al suo. Buona fortuna.

    10
    0
  4. Purtroppo un insieme di sciatteria e incompetenza di chi ci governa genera queste situazioni. Nel caso specifico, mi aspetterei che qualcuno risponda concretamente alla signora dando dei tempi certi, e magari si scusi. O si deve pensare che si ostacola il pubblico per costringere le persone a rivolgersi a pagamento agli studi privati…

    6
    0
  5. Letterio Mercurio 23 Settembre 2024 10:40

    Mi permetto di intervenire, affermando con certezza che a brevissimo ( intendo giorni o settimane) saranno attivate le sale operatorie odontoiatriche del Policlinico di Messina, proprio per i pazienti fragili e poco collaboranti. È stato un percorso lungo. Ma alla fine stiamo giungendo al traguardo

    2
    2
  6. Come si può immaginare, la signora non è la sola ad affrontare questo genere di problemi: una famiglia di Olivarella (madre ultrasettantenne con figlio disabile di 45 anni) senza auto personale, si è vista costretta ad andare presso uno studio odontoiatrico di Catania con costi enormi (l’estrazione di un dente ha un costo di circa 800 € per il bilancio familiare (200 dentista, 150 anestesista, 150 cardiologo, 250 spese di noleggio auto per il viaggio di andata e ritorno); considerando che le radici da estrarre sono tante, si capisce che la famiglia si è dovuta svenare per affrontare le cure necessarie per il figlio disabile.

    3
    0

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Premi qui per commentare
o leggere i commenti
Tempostretto - Quotidiano online delle Città Metropolitane di Messina e Reggio Calabria

Via Francesco Crispi 4 98121 - Messina

Marco Olivieri direttore responsabile

Privacy Policy

Termini e Condizioni

info@tempostretto.it

Telefono 090.9412305

Fax 090.2509937 P.IVA 02916600832

n° reg. tribunale 04/2007 del 05/06/2007