Risse tra minori, una società tossica produce il malessere giovanile

Risse tra minori, una società tossica produce il malessere giovanile

Autore Esterno

Risse tra minori, una società tossica produce il malessere giovanile

lunedì 28 Ottobre 2024 - 18:45

L'analisi della psiconalista Donatella Lisciotto: "Bisognerebbe ricominciare a educare i giovani all’utopia piuttosto che all’illusione"

Di Donatella Lisciotto, psicoanalista, psicologa e componente della Società psicoanalitica italiana

Donatella Lisciotto
Donatella Lisciotto

È sotto gli occhi di tutti come sia sempre più preoccupante la condizione in cui versano oggi pre adolescenti e adolescenti. Nel commentare questa difficile situazione, si corre il rischio di scivolare nei luoghi comuni e nelle opinioni personali. Invitata a partecipare al dibattito, a partire dalle notizie delle risse tra ragazzine a Messina ma anche di tanti altri disagi che investono le nuove generazioni, vorrei proporre piuttosto una semplice considerazione: ma come possono i ragazzi oggi reagire diversamente?

Basterebbe guardare la situazione sociale attorno a noi per non stupirsi delle loro reazioni. Il clima ottuso, in cui la cultura, lo spirito di solidarietà, il pensiero critico e la complessità, stanno via via sempre più scomparendo silurati da una “mala-educazione”, da un individualismo scorretto che boccia un clima inclusivo e solidale. Ci avviamo verso una deriva nichilista, risultanza di una pericolosa aggressività di massa. Aggressività che proviene dal rispecchiamento di modelli che diffondono sentimenti razzisti e fascisti nel senso etimologico del termine.

Mancano la misura e la regola, un mondo in guerra produce guerriglie urbane

Perché stupirsi dunque se un ragazzo attacca un compagno se in altri contesti che dovrebbero mutuare valori significativi si consumano spesso le stesse performance? Vorrei dunque provare a estendere la comprensione di ciò che sta accadendo nel mondo giovanile affinché non si creino facili capri espiatori.
Anche se non ce ne accorgiamo modelli di opaco valore pervadono la nostra quotidianità senza che ci sia uno spirito critico, ma aggiungo spesso neanche un corretto esame della realtà.
Manca l’esempio, un clima di spessore, mentre avanza la volgarità dei sentimenti, e dei comportamenti, la finzione, l’inganno spacciato per verità. Diffondere un significato per il suo converso e presentarlo come unica possibile soluzione. Un vantaggio.
Mancano la misura e la regola. Il limite. Il “comune” buon senso. Del resto un mondo in guerra non può che produrre guerriglie urbane a vari livelli e in contesti disparati. Ci sono invece priorità da rispettare e garantire. Ad esempio quella di assicurare il rispetto della vita umana di 14 persone che piuttosto vengono sballottate per mare su e giù mentre nessuno dice niente anzi si disquisisce quale Stato possa accoglierli.
Si è parlato di loro? Del loro stato emotivo? Delle loro sofferenze? Per lo più ci si è soffermati sul successo o sulla frustrazione politica dell’operazione. È dunque questo il valore da difendere?
Così come manca il rispetto per la privacy di un ragazzo reo confesso e delle famiglie coinvolte mentre tutto diventa spettacolarizzazione – persino nelle aule di un tribunale – uno show da riprendere con le telecamere secondo l’ottica del “grande occhio” – il panottico digitale – che sia quello di un iPhone o di una telecamera. È bene dirlo senza rischiare di essere “bacchettoni” : ci sono cose che si possono fare e cose che non si possono fare.

Educare i giovani all’utopia e non all’illusione

Ci sono valori che sembrano oggi non essere presi minimamente in considerazione sicché cosa aspettarsi dai più giovani se i modelli a cui identificarsi sono questi? I ragazzi sono impauriti dalla disconnessione tra vero e falso, spesso rifugiandosi nella realtà virtuale ripropongono l’analoga disconnessione tra realtà e fantasia.
Essi vanno aiutati, non ulteriormente attaccati e criminalizzati, vanno ascoltati. “Loro” stanno mostrando l’esito della nostra società. “Loro” stanno esibendo il malessere sociale di tutti. È un grido d’aiuto quello che mostrano attraverso i vari social, un richiamare l’attenzione affinché gli adulti – “i grandi” – creino un “tempo buono” ricco di stimoli sani.
Occorre un cambiamento a monte che garantisca un’identificazione con modelli che siano anche contrastanti tra loro ma funzionali, non ambigui, distopici. Bisognerebbe ricominciare a educare i giovani all’utopia piuttosto che all’illusione.

Donatella Lisciotto

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